Il filo conduttore delle iniziative della FIDAF
Quest’anno la FIDAF ha organizzato due eventi di risonanza nazionale e ha contribuito all’organizzazione di una conferenza internazionale. Il primo evento nazionale, organizzato in collaborazione con la Presidenza della Commissione Agricoltura della Camera, la Società Geografica Italiana, l’UNASA, si è tenuto il 27 aprile e ha discusso di “Sicurezza alimentare e politiche agroalimentari” (il resoconto è consultabile qui). Il secondo evento, che si è svolto il 6 ed il 7 ottobre, è stato organizzato in collaborazione con AISSA, CONAF, CREA, ENEA e ISPRA e ha trattato di “Mitigazione del cambiamento climatico: il contributo di agricoltura e foreste “ (le presentazioni utilizzate durante il convegno sono disponibili qui). La conferenza internazionale dell’11 e 12 ottobre, la cui organizzazione è stata curata dalla Accademia dei Lincei con la collaborazione della FIDAF e delle altre accademie scientifiche e della FAO, ha raccolto studiosi di tutto il mondo per discutere di “Forest and tree restoration”. La conferenza ha approvato un documento finale (la pubblicheremo a breve), con analisi, raccomandazioni e proposte sul contributo delle foreste e degli alberi alla mitigazione del cambiamento climatico che saranno presentate come contributo italiano alla prossima riunione G20 in Indonesia. A chiudere questa serie di iniziative, la FIDAF sta organizzando in collaborazione con l’Universitas Mercatorum un convegno su: “La gestione del rischio in agricoltura nella programmazione europea”, che si terrà l’8 novembre (il programma è disponibile qui).
Queste iniziative sono collegate da un filo conduttore comune: la transizione verso la sostenibilità dei sistemi agroalimentari. Anche se ciascuna di esse considerata a sé permette di trarre delle significative conclusioni, è possibile comunque una loro lettura collettiva che suggerisce delle importanti indicazioni complessive. La prima considerazione sottolinea l’urgenza di agire: l’entità del cambiamento climatico e del degrado ambientale non permette di frapporre indugi, ma impone scelte e azioni immediate. Ma quali azioni debbono essere intraprese? Richiamando l’insegnamento di Luigi Einaudi nelle sue Prediche Inutili, dobbiamo “prima conoscere, poi discutere, poi deliberare”. Occasioni come quelle degli eventi qui ricordati danno un piccolo contributo per fare il punto sulle conoscenze acquisite e discutere delle misure da adottare. Ai tecnici, quali sono i laureati in Scienze agrarie e forestali, spetta questo compito, sui decisori politici grava la responsabilità delle scelte.
I problemi da affrontare sono estremamente complessi e richiedono quindi soluzioni altrettanto complesse. Dobbiamo quindi rifuggire da ricette semplicistiche che propongono azioni lineari. Soluzioni complesse richiedono un deciso ampliamento dell’armamentario scientifico, culturale e tecnologico di cui disponiamo. Alcune delle azioni da intraprendere si possono infatti avvalere di solide esperienze acquisite negli anni passati, e debbono quindi solo essere portate a scala adeguata, mentre altre abbisognano di ulteriori sviluppi scientifici e tecnologici prima di poter incidere in modo significativo. La scala temporale da considerare deve essere quella del lungo termine, perché decisioni efficaci a corto raggio possono rivelarsi controproducenti nel lungo periodo.
Oltre ad esigere l’ampliamento delle conoscenze, la complessità dei problemi posti dal cambiamento climatico e dal degrado ambientale reclama l’integrazione di discipline scientifiche, di ambiti tecnologici, di approcci metodologici e di competenze nelle loro dimensioni spaziali e temporali, oltre che lungo la filiera produttiva.
La sostenibilità dei sistemi agroalimentari non va comunque coniugata esclusivamente nella sua dimensione ambientale, ma va considerata contemporaneamente per gli aspetti economici e sociali. E qui non va trascurata la questione della sicurezza alimentare: non dobbiamo dimenticare che la funzione di un sistema agroalimentare sostenibile è quella di produrre cibo sufficiente per le generazioni presenti, senza compromettere la possibilità di nutrire le generazioni future. La capacità di soddisfare la domanda di alimenti resta quindi un elemento chiave, che deve essere attentamente preservato.
Le dimensioni ambientale, sociale ed economica della sostenibilità si innestano comunque sulla governance: conoscenze scientifiche e tecnologiche approccio sistemico debbono in ogni modo essere convogliati verso obiettivi condivisi e tradotti in impatto di lungo termine, con la partecipazione essenziale di tutte le parti interessate. Le conferenze di cui stiamo parlando non hanno quindi trascurato la valenza politica delle loro conclusioni e si sono rivolte alle istanze decisionali a livello internazionale e nazionale per far pervenire analisi e proposte.