Il fico d’India a Lampedusa falcidiato dal “cancro gommoso”
Il Fico d’India, contrariamente a quanto il nome possa far credere, è originario del Messico ed è giunto in Europa dopo i viaggi di Cristoforo Colombo nel continente americano. La prima notizia certa della presenza del fico d’india in Italia è del 1560 ca. Il fico d’india è una pianta che si presta oggi a molteplici usi, è estremamente rustica, si adatta a terreni poverissimi e ha trovato nella Regione Mediterranea (ma la coltivazione del fico d’india è diffusa in tutti i continenti) il clima ideale per crescere e riprodursi. Il monopolio del mercato italiano (ca. il 90% della produzione nazionale), e in pratica di quello comunitario, è detenuto dalla Sicilia. La superficie complessiva interessata alla coltivazione specializzata del fico d’india nella nostra isola maggiore è di circa 3.500 ha, la maggior parte concentrati nei comuni di San Cono (CT), Belpasso (CT), Santa Margherita Belice (AG), e Roccapalumba (PA). Si coltivano 3 varietà (“gialla”, “rossa” e“bianca”) e la produzione può raggiungere, in coltura irrigua, le 25 tonnellate per ha. Oltre che in Sicilia, il fico d’india è diffuso anche in altre aree del Mezzogiorno d’Italia e, naturalmente, in tutte le isole siciliane, incluso le più a Sud, Linosa e Lampedusa.