Il dialetto sopravviverà?
Mi piace segnalare l’articolo di Nicola Santoro sul dialetto e riflettere sul tema comunicazione con l’ antico ideogramma cinese, sotto riportato. A sinistra: orecchio; a destra dall’alto: l’interlocutore nella sua alterità e individualità, l’occhio, la sintesi (una linea orizzontale), il cuore (molto complesso con ben 4 elementi). Solo nella sintesi di: orecchio, occhio, alterità e cuore, si ha una comunicazione empatica.
Luigi Rossi, Presidente FIDAF
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Benedetto Croce sosteneva che la nostra anima è fatta di dialetto. Ma cosa è il dialetto ? I dizionari lo definiscono un linguaggio ”particolare”, che deve la sua specificità alle caratteristiche storiche, sociali, culturali ed etnografiche del territorio dove è nato.
In sostanza è il risultato e l’emblema di una singolare e specifica tradizione cresciuta in un contesto non solo sociale, ma anche ambientale, che ha determinato la sua struttura, il suo sviluppo e la sua conservazione. Un contesto nel quale la continuità tra passato e presente è sempre stata una inevitabile conseguenza della sua solidità, della sua capacità di essere un fondamento sociale non sostituibile.
Questo insieme di fattori lo ha mantenuto nei secoli, con il risultato che la lingua nazionale è stata un po’ dovunque un elemento aggiuntivo e non sostitutivo del dialetto.
Questo quadro riguarda, però, la realtà che abbiamo vissuto fino ad oggi, poiché c’è sempre un ……MA.
E’ recente il successo di Alibaba, il colosso cinese specializzato in commercio on-line, che ha debuttato nella Borsa americana con un incredibile traguardo di miliardi. L’artefice di questo successo si chiama appunto MA (Jack MA). Un cinese, maestro di lingua inglese in Cina, che ha poi scoperto Internet negli Usa e si è piazzato, all’improvviso, tra i personaggi più ricchi del mondo.
Cosa centra tutto questo con il dialetto ? Semplice: aiuta a capire come il Pianeta sia in una fase di profonda trasformazione che ha sconvolto e sempre più sconvolgerà il nostro modo di vivere, la nostra cultura, i nostri modi di capire la realtà. Se il signor MA avesse saputo usare come unico linguaggio soltanto il suo “cinese”, non avrebbe potuto raggiungere obiettivi così stravolgenti.
Le conseguenze di questo processo evolutivo – che certamente è soltanto all’inizio – non possono essere una stabilizzazione di tutto ciò che finora era la realtà sociale ed economica di ogni territorio, ma si tramutano in un cambiamento non solo delle tecnologie e delle economie, ma anche delle strutture sociali di tutte le comunità.
E’ in questo quadro che occorre esaminare la validità e le prospettive del dialetto in una società profondamente modificata. Quale sarà nel prossimo futuro e in quello a più lunga distanza la sua funzione? C’è indubbiamente il rischio di un declino di quella “sociale” di collegamento e di identificazione di una Comunità. Qualcuno ritiene addirittura che la modernizzazione e la globalizzazione possano portare alla estinzione dei dialetti, che saranno facilmente e necessariamente sostituiti da linguaggi capaci di mettere in comunicazione persone con sempre minori collegamenti territoriali.
Di conseguenza, la sopravvivenza dei dialetti quale possibilità avrà di sussistere? E in quale forma ?
Questo dipenderà non tanto dal valore di collegamento tra persone che avvertono una comunione di radici culturali e territoriali, ma dalla sensibilità con cui esse sapranno percepire il significato “culturale” del dialetto, come testimonianza storica di quelle tante “isole” che hanno dato origine e sono alla base di una comunità planetaria che tende a uniformarsi sotto tanti aspetti, da quello economico a quello dello sviluppo tecnologico ed informatico.
E’ dunque possibile che i dialetti non avranno lunga vita in vaste aree; la loro fine dipenderà soprattutto dalla velocità delle trasformazioni che stiamo vivendo.
Questa visione pessimistica del futuro del dialetto non piace a chi lo ha vissuto e lo vive tuttora come momento essenziale della propria esistenza fisica e culturale. Una realtà che si riscontra più frequentemente nelle piccole comunità – soprattutto delle aree rurali – nelle quali le conoscenze e le relazioni sono più diffuse e continue rispetto a quelle delle metropoli, frutto di aggregazioni di persone provenienti da aree connotate da dialetti diversi e, pertanto, non utilizzabili.
Tutto inevitabilmente sta cambiando; ma è opportuno favorire la conservazione dell’uso del dialetto, insegnandolo ai propri figli. L’accento del paese natale resta nella mente e nel cuore ed è bene che resti, pertanto, anche nel linguaggio.
La sollecitazione di Nicola, sottolineata da Luigi è molto interessante. In effetti, però,il rapporto dialetto / comunicazione globale è uno degli aspetti della radicale trasformazione in corso che riguarda ogni aspetto della vita delle collettività. Il passaggio di scala dal piccolo al grande “villaggio” è, amio avviso un meccanismo fondamentale e con la sua analisi è possibile capire molti processi storico culturali. Noi ora stiamo vivendo una “drammatica” accelerazione di questo processo che comporta elementi di “stress” in ogni ambito, dal politico economico all’ambiente….. Secondo me la “consapevolezza” del processo stesso può aiutare nella sue gestione. Buona giornata. Franco Paolinelli