Il consumo di suolo in Italia, ISPRA Maggio 2015
Il suolo è una risorsa fondamentale per l’uomo. Per sua natura al centro di un sistema di relazioni tra uomo e cicli naturali che assicurano il sostentamento della vita, è non solo riserva di biodiversità, ma anche base per la produzione agricola e zootecnica, per lo sviluppo urbano e degli insediamenti produttivi, per la mobilità di merci e persone, per il benessere ed il godimento dei valori estetici. Tuttavia è ormai noto che, soprattutto a causa delle attività antropiche e di scelte di uso poco sostenibili, il consumo di suolo avanza e continua a generare la perdita irreversibile di preziose risorse ambientali e funzioni ecosistemiche, influendo negativamente sull’equilibrio del territorio, sui fenomeni di dissesto, erosione e contaminazione, sui processi di desertificazione, sulle dinamiche di trasformazione e sulla bellezza del paesaggio. Ciò porta ad una elevata sottrazione della biodiversità e della produttività e compromette la disponibilità di risorse fondamentali per lo stesso sviluppo della nostra società. Negli ultimi anni stanno crescendo le iniziative volte alla riduzione del consumo di suolo, tuttavia continua anche l’espansione delle aree artificiali, spesso caratterizzate da processi di sprawl e di diffusione urbana, con una evidente frammentazione del paesaggio che spinge i processi di consumo dei suoli agricoli e naturali. Ogni giorno il nostro territorio viene silenziosamente occupato da nuovi quartieri residenziali, spesso a bassa densità, ville, seconde case, alberghi, capannoni industriali, magazzini, centri direzionali e commerciali, spazi espositivi, strade, autostrade, parcheggi, serre, cave, discariche, continuando a trasformare la “campagna” in “città”, e la città per come la conosciamo in Italia in un continuum di antropizzazione diffusa e indistinta. Il nostro paese ha un livello di consumo di suolo tra i più alti in Europa, nonostante le peculiarità del territorio italiano dovute alle caratteristiche orografiche e ambientali, che dovrebbero (o avrebbero dovuto) evitare l’espansione urbana in zone ad elevata fragilità ambientale e territoriale. La limitazione del consumo del suolo è, quindi, unitamente alla messa in sicurezza del territorio, una direzione strategica per l’Italia: la ripresa dello sviluppo del paese non può procedere senza proteggere il territorio dalla minaccia del dissesto idrogeologico e della desertificazione, senza protezione per gli usi agricoli e, soprattutto, senza tutela e valorizzazione delle risorse territoriali e culturali, che costituiscono il cuore della qualità ambientale indispensabile per il nostro benessere e per mantenere la bellezza di un paesaggio noto in tutto il mondo. Questo non è in contrapposizione con la auspicata ripresa del settore edilizio, al contrario si pone come il motore per la edilizia di qualità, efficiente nei consumi energetici e nell’uso delle risorse ambientali (incluso il suolo), favorendo la necessaria riqualificazione e rigenerazione urbana, oltre al riuso delle aree contaminate o dismesse, riducendo il consumo di nuovo suolo. Le conseguenze sociali, economiche e ambientali che l’eccessivo consumo del suolo continua a produrre sono ormai note a livello scientifico e politico, per questo ISPRA continua a seguire l’evoluzione della problematica sia rispetto alla sua evoluzione storica, sia indagandone cause ed effetti con il suo Rapporto sul consumo di suolo in Italia. A causa della frammentazione delle fonti informative e delle competenze, assicurare un quadro conoscitivo di riferimento per la definizione e la valutazione delle politiche a livello nazionale, regionale e comunale è una sfida complessa. Questa è la seconda edizione del Rapporto e conferma e consolida l’azione di ISPRA, che svolge il suo ruolo di coordinamento dell’intero Sistema nazionale di protezione ambientale, con il monitoraggio e il lavoro di raccolta e di validazione dei dati di fotointerpretazione prodotti anche dalle Agenzie per la Protezione dell’Ambiente delle Regioni e delle Province Autonome, e restituisce all’intero territorio la migliore conoscenza disponibile sul fenomeno del consumo di suolo. L’importante novità dell’edizione di quest’anno, è la pubblicazione della prima carta nazionale ad altissima risoluzione sul consumo di suolo. Per la prima volta, in Italia, è possibile avere un quadro omogeneo ed estremamente accurato, dell’intero territorio nazionale, che permette la valutazione del fenomeno del consumo di suolo anche a scala locale. È un risultato che non si sarebbe mai ottenuto senza il contributo fondamentale di tutte quelle informazioni e cartografie rese disponibili da una gran parte delle amministrazioni centrali (si pensi ai Ministeri competenti, all’AGEA, all’Istat) e, soprattutto, regionali. Ma è un risultato che, senza il contributo fondamentale della Commissione europea, dell’Agenzia Spaziale Europea e dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, con lo sviluppo del programma Copernicus, non sarebbe mai stato possibile. È un lavoro che ISPRA mette a disposizione dell’intero sistema Paese. I dati sono liberamente accessibili, rendendo più agevole il loro progressivo miglioramento e aggiornamento, con il possibile contributo di altre amministrazioni, così come di associazioni e di privati. Questo strato ad altissima risoluzione è un importante progresso per il monitoraggio ambientale, poiché definisce una mappatura delle aree di consumo di suolo con un dettaglio spaziale senza precedenti. La cartografia è quindi adatta per il monitoraggio del consumo di suolo anche a scala locale ed è, quindi, auspicabile che anche le amministrazioni locali possano contribuire al processo di miglioramento e di aggiornamento di questo quadro di analisi e di valutazione dello stato del nostro territorio. Una ulteriore novità nasce dalla consapevolezza che i fenomeni di espansione delle città determinano effetti ambientali e sociali la cui rilevanza in termini di qualità ambientale, di integrità del paesaggio e di consumo di risorse naturali dipende fortemente dalla modalità e dalle forme con la quale si realizza la trasformazione e si distribuisce sul territorio. Processi di diffusione, dispersione urbana e di frammentazione descrivono la tendenza in atto dagli anni ’90 e tutt’ora presente a consumare risorse e sottrarre qualità attraverso la creazione di centri urbani di dimensione medio-piccola all’esterno dei principali poli metropolitani, la crescita di zone di margine con insediamenti dispersi intorno ai centri, la saldatura di zone di insediamento a bassa densità in un continuum che annulla i limiti tra territorio urbano e rurale, la frammentazione del paesaggio e la mancanza di identità dei nuclei urbanizzati sparsi e senza coesione. IV L’urbanizzazione diffusa e dispersa produce non solo perdita di paesaggi, suoli e relativi servizi ecosistemici, ma è anche un modello insediativo energivoro e predisponente alla diffusione del sistema di mobilità privata. È per questo che, in questo rapporto, viene approfondita la conoscenza delle diverse forme di urbanizzazione e della tipologia insediativa presenti nei diversi contesti territoriali, elementi cruciali sia per la definizione di misure efficaci per la limitazione del consumo di suolo e per frenare la distruzione del paesaggio, sia per dare maggiore solidità alle misure volte ad assicurare la sostenibilità delle trasformazioni dell’uso del suolo, verso forme urbane più compatte e semidense, con il riuso di aree dismesse o già urbanizzate. Naturalmente le informazioni e le conoscenze sul consumo di suolo non possono riferirsi solo a ciò che si vede sulla superficie del suolo, ma vanno integrate con le altre informazioni relative alla natura e alla qualità del suolo stesso e del sottosuolo, all’atmosfera in termini di dinamiche meteorologiche e climatiche, al ciclo delle acque e agli equilibri delle coste. L’azione conoscitiva sul consumo di suolo si confronta e si integra, dunque, con gli altri prodotti e linee di ricerca consolidate dell’ISPRA, quali le analisi dei fenomeni di dissesto idrogeologico, le aree urbane, le aree verdi e le reti ecologiche, la sostenibilità delle infrastrutture, ma si apre anche a nuove linee di sviluppo. In questo secondo rapporto sono presentate, da una parte, l’analisi delle forme dell’urbanizzazione, che si propone di portare in evidenza i caratteri essenziali utili alla valutazione delle cause e degli effetti del consumo di suolo nelle aree urbane italiane, dall’altra una linea di approfondimento dello studio del consumo di suolo e della sostenibilità delle trasformazioni territoriali attraverso l’approccio ecosistemico. In particolare, la valutazione dei servizi ecosistemici che la natura offre all’uomo, appare un efficace strumento per riconfigurare le modalità di governo del territorio in una direzione più sostenibile e consente di leggere in modo più ampio e consapevole il fenomeno del consumo di suolo attraverso strumenti di valutazione rispetto agli scenari di uso del suolo. In questa direzione si stanno moltiplicando gli sforzi di miglioramento di molte realtà locali, pertanto appare opportuna una azione a livello nazionale per assicurare una migliore base conoscitiva dal livello globale a quello locale, fornendo strumenti conoscitivi adeguati e per mettere a sistema le esperienze. Gli insediamenti urbani, inoltre, mostrano vulnerabilità anche intrinseche in quanto strutturati su sistemi artificiali non resilienti, spesso scarsamente dotati di autonoma capacità di risposta, che possono anche amplificare i rischi per la salute associati agli aumenti di temperatura o agli eventi meteorologici estremi. Nelle aree urbane l’alta concentrazione di persone ed edifici in una zona relativamente piccola fa sì che anche un evento relativamente contenuto nel tempo e nello spazio (pioggia intensa, ondata di calore, etc.) o la presenza di fattori di rischio (maggiore tossicità dell’inquinamento atmosferico, aumento quantità di pollini e/o di insetti potenziali vettori di malattie infettive come le zanzare, danni diretti ad infrastrutture e beni) possano influenzare un gran numero di persone. Per tutte queste ragioni, il consolidamento delle valutazioni sul consumo di suolo avviene attraverso l’integrazione tra le reti di monitoraggio puntuale e informazioni di tipo diverso, così come rivolgendo l’attenzione a valutazioni non solo del “quanto” si consuma, ma anche del “come” e del “perché”, al fine di favorire la migliore base informativa disponibile per le scelte di governo del territorio e delle città, assicurando un elevato livello di informazione disponibile per le valutazioni a supporto delle politiche pubbliche e consentendo di fondare la valutazione del consumo di suolo sulle più avanzate tecnologie e sulla sempre migliore integrazione delle fonti. In altri termini, l’Italia è oggi in grado di assicurare un monitoraggio accurato e omogeno di questo fenomeno complesso, permettendo di valutare il percorso verso l’obiettivo del futuro azzeramento del consumo netto di suolo, condiviso a livello europeo. Restano, tuttavia, da affrontare i problemi di definizione e di riconoscimento a livello nazionale di questo obiettivo e, soprattutto, delle politiche e degli strumenti necessari per il suo raggiungimento, sia attraverso il disegno di legge del Governo che prosegue il suo cammino in Parlamento e che speriamo che venga varato al più presto, sia mettendo a sistema il patrimonio di norme regionali che va sviluppandosi. È necessario assicurare che il fenomeno sia trattato con la necessaria trasversalità da tutte le politiche territoriali e ambientali, aspetto che probabilmente rappresenta la sfida più grande. Questo Rapporto, che assicura gli elementi informativi necessari alla tutela di un bene comune, è un passo significativo in tale direzione e dimostra che, in Italia, esiste un sistema pubblico reattivo alle esigenze del territorio e capace di supportare la gestione del territorio verso una dimensione più sostenibile.
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