Il bambino che parlava al vento
Favola di nonna Anna Maria
C’era una volta, in cima a una collina, un bosco fitto di alberi: querce, cipressi e qualche ginestra. Di uccelli ce n’erano pochi perché i cacciatori, nel corso degli anni, s’erano divertiti ad ucciderli. Non mancavano però animaletti di ogni specie, ricci, scoiattoli, nocciolini … e insetti che popolavano il sottobosco, formiche, anche di grosse dimensioni, che scavavano tane lunghissime e si arrampicavano fino alle travi di legno, di cui erano ghiotte, scarabei, scorpioni, lucertole … Di notte i pipistrelli andavano a caccia e i barbagianni si facevano sentire col loro verso inquietante. Forse, nascosti in qualche angolo, alcuni folletti giocavano a nascondino; sicuramente c’erano, anche se nessuno era riuscito a vederli.
Un giorno, in quella piccola oasi verde e popolata dalle più varie creature, arrivò un bambino. Più che un bambino sembrava un folletto. Aveva due occhi luminosi e birichini, si muoveva con grande agilità, sapeva arrampicarsi sugli alberi e fare capriole. Correva velocissimo come i veri folletti sanno fare. Passava le sue giornate ad esplorare tutto quello che gli stava intorno: era a caccia di libellule, di cavallette, di farfalle, di formiche. Gli piacevano in modo particolare gli scorpioni che si divertiva a disegnare e gli scarabei di cui avrebbe desiderato fare una collezione. Non si stancava mai di correre, curiosare, cercare. Sollevava le pietre per scoprire i formicai che stavano sotto. Accarezzava il muschio che ricopriva vecchi ciocchi abbandonati, si arrampicava sugli alberi come uno scoiattolo e preparava scherzi da fare agli sprovveduti che gli capitavano a tiro…
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