Fame nel mondo e migrazioni

Fame nel mondo e migrazioni

Nonostante i toni celebrativi dell’Expo di Milano, rimasta lontana dai problemi reali del pianeta (1), la “fame nel mondo” è destinata a crescere e ad aggravarsi (2); e con essa le migrazioni, specie dal continente africano, così maltrattato da noi europei, poi abbandonato e ceduto all’America e alla Cina, che sono comunque al riparo dalle conseguenze del suo mancato sviluppo.

Dato il suo ritardo culturale, la sua demografia e i suoi inevitabili accadimenti, l’Africa sarà quindi, con ogni probabilità, il principale problema dei prossimi anni per l’Europa (con il nostro paese in prima linea), e ciò anche se saremo capaci di cambiare registro e dar vita ad forte impegno di cooperazione fra Europa ed Africa, come sarebbe necessario per evidenti ragioni geopolitiche e di  complementarità esistente fra i due continenti, frutto anche di una migliore conoscenza reciproca (EurAfrica).

Il trend negativo è destinato comunque a perdurare e ad aggravarsi ogni giorno di più, finché non avremo capito che “fame nel mondo e migrazioni” vanno di pari passo e sono dovute a problemi ambientali, come la distruzione delle risorse primarie (acqua, suolo, risorse vegetali e animali), i cambiamenti climatici e il parallelo incremento delle terre aride e improduttive, causa prima delle crescenti difficoltà di vita e dei conflitti che ne derivano.

C’è un solo modo per affrontare e cercare di risolvere questi problemi, ed è in primo luogo quello di una seria politica di cooperazione e di “Lotta alla Desertificazione” (3) e “water harvesting”, da perseguire con la maggior diffusione possibile delle pratiche di Conservazione del Suolo e delle Acque e di Difesa e Restauro degli Ecosistemi/CSA/DRE (4).

La diffusione di tali pratiche (5), di cui conosciamo i benefici effetti, richiede comunque una vera e propria rivoluzione culturale, essendo l’Uomo da sempre impegnato ad aggredire e distruggere la natura più che a difenderla e a gestirla correttamente, e questo per ignavia, necessità e concupi- scienza, qualità spesso correlate e difficili da emendare con l’attuale modello di sviluppo.

Sia come sia, i responsabili della nostra cosa pubblica, consapevoli che il nostro paese è il più esposto ai suddetti problemi e ai rischi che ne conseguono, dovrebbero trovare il modo di far capire al resto del mondo che il trend attuale non lascia spazio ad alcuna ragionevole prospettiva di sviluppo, e questo sia per il Sud che per il Nord del mondo.

Vedi articolo

(1) (Sul tema “Nutrire il pianeta”), fino al punto da chiederci a chi o a che cosa serva questo tipo di     manifestazioni.

(2) Esso può essere risolto solo dai piccoli e medi agricoltori, non certo dalle grandi multinazionali agro-alimentari, con le loro sempre più estese monocolture antiecologiche, che possono solo aggravarlo.

(3) Ultima delle 3 Convenzioni globali delle NU sull’Ambiente, e causa prima anche delle prime 2 (riduzione della Biodiversità e Cambiamenti climatici), ma mai seriamente attuata ed anzi fortemente osteggiata e quasi dimenticata dall’attuale modello di sviluppo, che sembra procedere alla cieca e senza un minimo di raziocinio o di capacità previsionale.

(4) Ovvero con la cosiddetta “sistemazione idraulico-agraria dei suoli agricoli”.

(5) Le sole capaci di far fronte al problema “Fame nel mondo” (da attuare quindi in tutte le regioni aride, con particolare riguardo al continente africano), costituiscono comunque solo l’inizio della cura volta a promuovere uno sviluppo reale.

Young Woman in a Garden - Auguste Renoir
Young Woman in a Garden – Auguste Renoir

 

 

Redazione Fidaf

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