Europa a 25 e Agricoltura

Europa a 25 e Agricoltura

L’Unione Europea è in fibrillazione; ormai è come una stazione dove sono arrivati troppi treni, costituiti da vagoni non omogenei, che rendono sempre più difficile la organizzazione dei viaggi, anche a causa delle frequenti dispute tra i conducenti dei vari treni; dispute che hanno riguardato e riguardano sempre più l’agricoltura, per una serie di ragioni.

La prima è che la politica agricola ha dovuto inevitabilmente ridimensionarsi, per lasciare spazio a una integrazione di norme di più ampio interesse, indispensabili per una crescita organica e strutturale di tutto il complesso economico-sociale dell’Europa Unita.

Un’altra importante ragione è che – soprattutto gli ultimi arrivati – avevano e hanno nell’agricoltura un punto di forza economico-sociale; e questo pone le problematiche del settore in primo, anzi in primissimo piano. La terza ragione è che le risorse a disposizione del settore primario non hanno potuto e non possono certamente dilatarsi in funzione delle nuove esigenze. Le prospettive non possono prescindere, inoltre, dal crescente “peso” delle economie di paesi in costante, rilevante sviluppo – Cina, Brasile, India, in particolare – nonché dei tanti altri che si inseriranno sempre più nei mercati europei.

Il problema, dunque, è complesso e lo sarà sempre di più, sia per il processo generale di integrazione delle economie e delle relative politiche, sia e soprattutto per l’agricoltura. E’ quasi una scommessa; ma poiché la scommessa è stata fatta, non è certamente questo il momento di metterla in discussione. Conviene aggiungere che appaiono poco condivisibili due contrastanti atteggiamenti: quello che tinge di nero il quadro, sospinto da un opaco pessimismo e non vede altra prospettiva che una drammatica implosione della costruzione europea; e l’altro di chi ostenta ottimismo, soprattutto in omaggio all’indiscutibile fascino di una prospettiva di pace del continente.

L’unica via seriamente percorribile è quella della concretezza. Preso atto che i problemi sono e saranno numerosi e difficili, bisogna impegnarsi a capire qual è la loro consistenza e quali sono i traguardi possibili, nonché le strade per raggiungerli.

In questo quadro, le prospettive della nostra agricoltura si fanno sempre più complesse e difficili, specialmente per le regioni del Sud maggiormente interessate ai processi di sviluppo legati ai fondi socio-strutturali.

Ma è chiaro che questo è soltanto un esempio dell’aggravamento di problemi con cui abbiamo già confidenza. Purtroppo altri se ne aggiungeranno. La concorrenza si svilupperà non soltanto sul piano delle risorse comunitarie disponibili, ma anche su quello dei mercati. E’ inevitabile che anche il settore agroalimentare segua le regole della globalizzazione e sfrutti le opportunità della integrazione comunitaria. In altre parole non potremo scandalizzarci se una concorrenza più intensa e meglio organizzata si svilupperà nell’ambito del mercato europeo, per le prospettive connesse al crescente “peso” dei paesi di cui si è già fatto cenno.

E’ ancora troppo presto, inoltre, per prevedere gli sviluppi del settore agroindustriale nell’Unione, ma non possiamo certo escludere che processi di delocalizzazione, anche in questo settore, possano produrre scenari diversi da quelli ai quali siamo abituati.

Un’attenzione non ordinaria merita anche il TTIP – ossia il trattato transatlantico di liberalizzazione commerciale – che ha come obiettivo finale l’abbattimento di dazi e dogane tra Stati Uniti ed Europa; una idea valida, perché tende a rendere il commercio più facile e continuo tra i paesi divisi dall’oceano Atlantico; una idea combattuta dai sostenitori di strategie illiberali, sostanzialmente autarchiche, ma che va coltivata, seppure con cautela e gradualità, per non penalizzare interessi legittimi ed essenziali di interi settori produttivi.

Di fronte a queste problematiche e a queste prospettive, quali possono essere le strade percorribili? La risposta è, fondamentalmente, che “ognuno deve fare la sua parte”.

Al mondo agricolo, alla luce anche di tale quadro politico-commerciale-economico, spettano compiti delicati e indifferibili, mediante iniziative ben organizzate, sull’intero territorio nazionale: elevare il livello di qualità delle produzioni, valorizzare quelle che hanno riconoscimenti di denominazione di origine, creare filiere, per superare l’ancora troppo diffuso individualismo, sempre più penalizzante per i produttori dei settori agroalimentari tutti.

Ma sarà sempre più difficile, purtroppo, perseguire obiettivi condivisi e concreti se i movimenti populisti, che imputano a Bruxelles la responsabilità dei danni che il loro disfattismo favorisce, non saranno ridimensionati dal voto di coloro che sono consapevoli dei gravi, crescenti costi economici e sociali che la disgregazione dell’Unione Europea inevitabilmente produrrebbe.

Garden with Flowers - Vincent Van Gogh
Garden with Flowers – Vincent Van Gogh

Redazione Fidaf

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