È un fatto che di selvicoltura si parla poco. Un dato, tra gli altri: relativamente al periodo 1996-2015, solamente il 7% degli articoli pubblicati in tutto il mondo afferenti nella subject category “Forestry” di SCOPUS si riferisce direttamente ad aspetti selvicolturali (cioè con il termine “silviculture” o “silvicultural” nel titolo, nell’abstract o nelle parole chiave). E ciò a fronte di un progressivo incremento dell’utilizzo delle risorse forestali a livello globale (FAO, Global Forest Resources Assessment 2015).
Se poco si parla di selvicoltura, ancora meno si discute degli aspetti concettuali che la sostanziano. A un evento in controtendenza ho partecipato nei giorni scorsi: la presentazione della monografia “Storia del pensiero forestale” di Orazio Ciancio (Rubettino Editore, Soveria Mannelli, 2015). La monografia presenta l’evoluzione delle diverse teorie scientifiche selvicolturali, con particolare attenzione alle loro implicazioni di carattere filosofico, scientifico ed etico. Attraverso l’analisi delle varie correnti di pensiero, emergono le linee portanti del progresso della ricerca in questo settore della conoscenza. La lettura della monografia rafforza la evidenza che sempre dietro i fatti, ci sono le idee (vedi https://sisefeditor.org/2014/12/19/editoriale-dietro-i-fatti-ci-sono-le-idee-e-il-linguaggio/). Le idee sono uno dei principali motori della Storia. E chi ignora la storia non solamente non ha passato, ma nemmeno futuro, almeno in termini di responsabilità proattiva.
Fare osservazioni e raccogliere dati, pur in modo raffinato, senza la traccia di una teoria è unicamente filatelia scientifica (Jean-Paul Deléage “Une histoire de l’écologie”, Editions du Seuil, 2000). Anche per questo è importante conoscere i percorsi concettuali, le teorie che caratterizzano la storia delle scienze forestali: è a partire da questa base che il nostro impegno come ricercatori può essere costantemente riformulato e rilanciato con idee e motivazioni sempre rinnovate.