E’ necessaria una più diffusa coscienza assicurativa

Una attenta valutazione della spesa assicurativa degli italiani porta a valutare che si è passati da un’incidenza della raccolta premi sul PIL del 6,3% del 2000 all’8,9% del 2014. Con un incremento di meno di 3 punti percentuali.

Una situazione che va valutata con attenzione, tenendo conto anche delle conseguenze – negli ultimi anni – della grave crisi che ha condizionato le possibilità di spesa di tutti e, in particolare, del ceto medio, ai fini della precostituzione di un futuro sereno.

Negli ultimi decenni del ’900 il mercato assicurativo italiano – penalizzato dal divario tra il livello inflazionistico interno e quello degli altri Paesi occidentali, nonché da redditi meno elevati e da una cultura assicurativa non adeguata – registrò tassi di sviluppo poco significativi in senso quantitativo e squilibrati dal punto di vista qualitativo.

Ma continuiamo  ad assicurarci poco, in dipendenza sia della crisi che tuttora ci condiziona, sia perché soltanto nel recente passato – per effetto delle riforme previdenziali succedutesi – abbiamo maturato la consapevolezza circa l’esigenza di assicurarci per integrare le inadeguate pensioni che l’INPS erogherà.

Spendiamo ancora poco; e spendiamo anche male.

Ad esempio, l’assicurazione auto – imposta per legge – rappresenta il 46,4 % del totale dei premi Danni ed il 10% circa del totale dei premi pagati in Italia nel 2014 (15.211 milioni di euro di raccolta RCA su 146.460 di premi complessivi). E’ una quota elevata, se valutata in assoluto; ma è un importo inadeguato, poiché i cosiddetti “massimali” previsti – ossia gli importi massimi degli indennizzi posti a carico delle Compagnie, distintamente per danni a persone e a cose – sono assolutamente inadeguati e, comunque, sicuramente inferiori a quelli di molti Paesi  occidentali.

Con un massimale di 5 milioni di euro per danni a persone nessuno può sentirsi pienamente tranquillo, poiché non capitano soltanto agli altri gli incidenti che coinvolgono più persone ad alto reddito. E nessuno può circolare in assoluta serenità con una copertura di 1 milione di euro per “danni alle cose”. Basta far uscire di strada, con una manovra errata, un’autocisterna piena di liquidi costosi, per dover integrare il massimale posto a carico dell’assicuratore, bruciando risparmi di lunghi anni.

Chi vive nel settore sa che questi “infortuni”, purtroppo, accadono tutti i giorni e colpiscono, generalmente, persone non sempre adeguatamente informate.

Per tornare alla questione di fondo, va sottolineato che il mercato assicurativo italiano – al di là delle apparenze – è sostanzialmente statico quanto a composizione della massa-premi ed è inadeguatamente sviluppato quanto a spesa complessiva.

Tutto sommato non abbiamo ancora fatto quel salto di qualità che la realtà – determinata dai cambiamenti non ordinari in corso – consiglia, nonostante le Compagnie abbiano sempre più le carte in regola, sia per la qualità dei prodotti assicurativi offerti  per la copertura dei rischi connessi ai beni o alle attività degli assicurati e dei terzi danneggiati (furto, incendio, responsabilità civile, ecc.), sia per i rendimenti finanziari connessi alle polizze a contenuto para-previdenziale.

Le loro reti di vendita, nonostante le inevitabili asimmetrie, possono ritenersi adeguate e costituiscono l’anello forte del processo di sviluppo delle attività assicurative; specialmente di quelle riferite ai segmenti di mercato medio-bassi.

Impegno di tutti – Compagnie, Scuole, televisione e stampa, in particolare – deve essere, pertanto, quello di favorire la crescita di una coscienza assicurativa diffusa, che aiuti gli italiani a portarsi al livello dei cittadini degli altri Paesi occidentali. Nell’interesse dei singoli, della collettività, dell’economia nazionale.

Agli interessati tutti – lavoratori dipendenti, coltivatori, imprenditori, artigiani, liberi professionisti – non è consentito rinviare, ormai, il ricorso a coperture assicurative adeguate, sia per la tutela del proprio patrimonio, sia per la costituzione di congrue pensioni integrative.

Uomo a cavallo, Vito D'Ancona
Uomo a cavallo, Vito D’Ancona

Redazione Fidaf

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