È la plastica, bellezza!

1 ogni 3 tartarughe marine trovate morte nel mediterraneo hanno lo stomaco pieno di spazzatura. Una ricerca dell’Università di Zagabria documenta le conseguenze della nostra (in)civiltà sugli esemplari dell’Adriatico

AMBIENTE – Prendete 54 tartarughe trovate morte spiaggiate o intrappolate a morte nelle reti di incauti pescatori e poi controllate cosa hanno mangiato di recente, cioè quali sono i contenuti del loro stomaco. Scoprirete che una ogni tre animali raccolti non presenterà resti di molluschi, granchi o pesci poco veloci, sue prede abituali, ma sacchetti per la spesa, imballaggi, cordini, polistirolo espanso, filo per la pesca. Come minimo questi detriti sottraggono spazio al cibo, più normalmente provocano occlusione e morte.

Non è una storia ambientata nei lontani Oceano Indiano e Atlantico, dove si trovano enormi e terrificanti ‘isole’ di rifiuti galleggianti, tanto che le madri dei piccoli albatros nutrono i propri piccoli con pezzi di plastica scambiata per cibo (e qui potete farvi una macabra ma istruttiva idea del risultato), ma nel ben più vicino (e conosciuto) Mar Adriatico.

La scoperta, firmata da Lazan e Gracar, ricercatori dell’Università di Zagabria, è apparsa recentemente su Marine Pollution Bulletin. Non si tratta purtroppo di una novità assoluta: un fenomeno molto simile era stato già documentato nel 2002 da ricercatori spagnoli, che per questo reclamavano a gran voce un’educazione al rispetto ambientale nel Mediterraneo occidentale. Non sono molto diverse le conclusioni a cui giungono gli autori croati che sottolineano come le tartarughe siano animali opportunisti, che, cioè, mangiano di tutto, senza andare tanto per il sottile, finendo facilmente per prendere lucciole per lanterne.

Redazione Fidaf

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