Domani, tutti vegetariani?
Il continuo incremento demografico a livello mondiale (siamo ormai arrivati a 7 miliardi!), la continua diminuzione delle terre coltivate, i cambiamenti climatici, l’incremento dell’urbanizzazione (ormai più della metà della popolazione mondiale vive nelle aree urbane), l’ incremento della domanda della quantità e qualità del cibo dovuto all’incremento del benessere in grandi Paesi dell’Asia (Cina, India, Indonesia) dell’America latina (Brasile, Argentina), della Russia; la recente utilizzazione massiva di coltivazioni, specie di mais negli USA, per produrre biocarburanti; la troppo rapida liberalizzazione dei mercati dei prodotti alimentari, sono tutti fattori che porteranno sicuramente ad un futuro incremento dei prezzi finali dei generi alimentari (come sempre a vantaggio del commercio, processamento e distribuzione rispetto alla produzione) e ad una rarefazione di molti prodotti e ad un forte incremento dei costi dei prodotti animali. Attualmente, per produrre carne, latte ed uova, diversi miliardi di animali domestici allevati in cattività utilizzano enormi quantità di carboidrati e proteine da granaglie che potrebbero nutrire direttamente miliardi di umani. Infatti, attualmente i 2/3 delle terre fertili del pianeta sono usati per coltivare Cereali e Leguminose per l’allevamento degli animali domestici (fonte: FAO e USA AID).
Il 77% dei cereali in Europa è destinato non al consumo umano, ma ai mangimi per animali.
Negli USA, l’87%. Nei paesi più poveri, solo il 18%. Su scala mondiale, il 90% della soia e la metà dei cereali prodotti nel mondo sono destinati a nutrire gli animali anziché gli esseri umani. (fonte: Database FAO, Food Balance Sheet, 2001).
Gli animali domestici, considerati come trasformatori di risorse vegetali, per ottenere carne, latte ed uova sono infatti molto inefficienti. Nei manuali di zootecnia, l’indice di conversione è definito come la quantità (in kg) di prodotti vegetali necessari a far aumentare il peso dell’animale di un kg: Vitello 1.318 kg; Bue 1.115 kg; Agnello 2.433 kg; Pollo 34 kg ! Se facciamo un confronto con le proteine, anziché col peso dei vegetali, i risultati sono simili: per produrre un kg di proteine animali servono 16 kg di proteine vegetali. Fabbriche di proteine, anche se “nobili” e saporite, molto inefficienti!
Solo l’allevamento brado di animali che utilizzino vegetali non eduli per l’uomo (prati, pascoli e fieno) risulta essere più positivo, ma tale produzione risulta oggi essere minimale rispetto alla produzione ottenuta con mangimi prodotti con granaglie di possibile utilizzazione diretta da parte dell’uomo, specie se consideriamo che, nel mondo, milioni di persone, specie bambini, continuano a morire di fame. Del resto oggi constatiamo che oltre 800 milioni di Indiani, ora in una fase di sviluppo socio-economico molto rapido, risultano essere strettamente vegetariani: tutto ciò dimostra che potremmo un po’ tutti utilizzare di più e meglio le granaglie oggi largamente consumate dagli animali domestici. Quanto prima dovremo sviluppare tecnologie che permettano di produrre cibi proteici, latte e latticini dalla soia e da altre leguminose, più raffinati e gustosi, prodotti che permettano una normale utilizzazione umana di mais, grano, orzo ed altri cereali e specie orticole, da usare per l’ alimentazione di miliardi di persone. Così potremo anche ridurre i problemi di salute derivati da obesità e da un uso eccessivo di prodotti animali contenenti colesterolo, grassi saturi, ecc.
Se l’umanità continuerà ad aumentare, oltre a incrementare l’uso diretto dei prodotti vegetali, dovrà anche cercare di coltivare quanto cresce nelle acque per ottenere prodotti alimentari dalle enormi possibilità fornite dalla biologia marina. Ma lo sviluppo dell’acquacoltura è un altro capitolo fondamentale per il futuro dell’ umanità, finora largamente sottovalutato.
Alessandro Bozzini