Dimensioni ed effetti delle migrazioni e loro controllo
Le Migrazioni
Nella storia sono esistiti migranti, cioè spostamenti di umani in elevato numero da aree di origine verso altre aree ritenute più favorevoli per varie cause: necessità economiche, per cause ambientali, per guerre e rivolte, per ricongiungimenti familiari, ecc. Attualmente, nel 2015, gli emigranti a livello internazionale sono stati valutati a circa 244 milioni (con incremento del 40% rispetto al 2000) di cui 150 milioni in cerca di lavoro. Nel 2017 sono stati valutati pari a quasi 300 milioni. Circa un terzo degli emigranti hanno una età tra i 15 e 34 anni e metà sono femmine. Finora la maggior parte degli emigranti sono venuti da aree rurali, mentre da aree urbane sono venuti, principalmente a causa di guerre e disordini nazionali.
Il 40% dell’invio di denaro nella patria di origine da parte degli emigrati è indirizzata a parenti che vivono in aree rurali ed urbane dei PVS (Paesi in Via di Sviluppo).
Infatti, in molti Paesi africani, il 50% delle famiglie risulta avere un familiare emigrato. E’ stato inoltre stimato che la migrazione interna, specie nei PVS, viene da aree rurali verso aree urbane, considerate certamente più favorevoli. Tali migrazioni sono state stimate di aver coinvolto già nel 2013 circa 740 milioni di persone. Nel 2015 oltre 65,3 milioni sono fuggiti per conflitti bellici o persecuzioni politiche o religiose.
Molta gente non sa che nelle aree medio-orientali finora circa un quarto dei rifugiati a causa dei conflitti sono dislocati in solo 3 Paesi: Turchia, Pakistan e Libano!.
Le Cause principali delle Migrazioni
Le cause più importanti delle migrazioni derivano per il 75% di persone povere ed affamate che vivono in particolare nelle aree rurali con scarsità di cibo e bassi mezzi di sussistenza e di sanità. Inoltre, in quasi tutti i PVS, i piccoli agricoltori non hanno accesso al credito, non hanno molti servizi sociali, disponibilità di mezzi e tecnologie avanzate, con assenza di servizi di mercato che potrebbero migliorare le condizioni di sussistenza, per cui le migrazioni risultano essere l’unica soluzione possibile ai loro problemi esistenziali. In molti PVS molte delle attività degli agricoltori hanno bassi ed instabili redditi, con carenze di servizi per la loro salute, con differenze di reddito tra maschi e femmine, con limitata sicurezza sociale, con deficit di istruzione e di servizi di processo e conservazione dei prodotti alimentari di base. Quindi gli emigranti pensano di poter avere una vita più facile già nelle aree urbane oltre che una maggiore disponibilità di istruzione e di servizi sociali. Infatti circa il 73% della popolazione mondiale non ha sufficiente ed adeguata protezione sociale, per cui, specie nelle campagne, hanno difficoltà a proteggersi dai rischi sociali, economici ed ambientali. Inoltre i rischi ambientali, dovuti al recente incremento, a livello mondiale, di eventi ambientali negativi, hanno un effetto molto più severo per le povere popolazioni rurali, montane e forestali presenti in molti PVS. Infatti gli incrementi della siccità o delle inondazioni influenzano più fortemente il loro reddito e la loro sopravvivenza. La diminuzione delle risorse naturali di base, il degrado ambientale e la sempre più estesa ed importante desertificazione di aree precedentemente produttive ha diminuito di circa un terzo i territori precedentemente coltivati e produttivi ed oggi, nel mondo, circa un miliardo e mezzo di popolazioni rurali ne sono coinvolte. La drammatica situazione del degrado delle aree agricole è oggi la principale causa di conflitti nel Medio oriente e nell’Africa semi-arida, in particolare tra pastori ed agricoltori locali, per le molto diverse modalità di uso del loro territorio. Occorre anche notare che nei PVS non esiste un controllo delle nascite che potrebbero essere limitate con una distribuzione gratuiti di prodotti anticoncezionali che potrebbero essere distribuiti, sia per i maschi che per le femmine, a carico dei Paesi sviluppati più coinvolti dalle migrazioni. Attualmente l’emigrazione offre sia opportunità che sfide nei Pesi in cui si origina, nei Paesi di transito e di destinazione finale. Sia le politiche interne dei Paesi coinvolti che i programmi di sviluppo locale influenzano le migrazioni specie delle popolazioni rurali. per le aree rurali dei Paesi di origine le migrazioni influenzano sia la composizione demografica che la disponibilità di manodopera locale, in quanto quasi sempre sono i giovani ad emigrare, sia maschi che femmine, per cui specie le donne mature od anziane rimaste debbono giocare un ruolo sociale molto più importante. Tuttavia, le rimesse degli emigranti più fortunati possono aiutare la popolazione rurale rimasta, ma anche invogliare altri giovani a migrare. Per quanto riguarda i Paesi di transito dei migranti questi possono influenzare sia la sicurezza che l’economia locale. Certamente le rimesse degli emigrati che hanno trovato una occupazione nei Paesi sviluppati possono influenzare positivamente lo sviluppo economico e sociale dei paesi di origine. Quindi un ruolo fondamentale possono giocare per l’Agricoltura e per lo sviluppo sociale ed economico delle comunità di origine e quindi limitare l’emigrazione se opportunamente valorizzate dalle autorità governative locali.
Ci sono almeno quattro aree tematiche coinvolte a tal fine:
Identificare le cause fondamentali che inducono la locale emigrazione e quindi promuovere lo sviluppo di idonee politiche per le popolazioni rurali che possano realizzare nuove modalità per uno sviluppo sociale sostenibile, indirizzate particolarmente ai giovani ed alle donne.
Identificare attività non solo agricole, ma che inducano sia effettivi servizi rurali nonché investimenti connessi con una agricoltura più sostenibile.
Sviluppare una educazione ed un addestramento che siano connessi con il miglioramento del mercato dei prodotti agricoli locali, sia vegetali che animali.
Sviluppare pratiche di una agricoltura sostenibile che limitino i danni dei cambiamenti climatici e che meglio usino le risorse naturali locali per ottimizzare ed incrementare la produttività delle coltivazioni e degli allevamenti.
Buona parte delle statistiche e delle proposte operative esposte in questa nota sono state presentate e discusse in recenti riunioni tecniche nella FAO a Roma.
Alessandro Bozzini 27/08/2018