Dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura nell’UE

Dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura nell’UE

 

 

Oltre al rapporto Draghi, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha ricevuto in questi giorni la relazione finale del dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura nell’UE. Il documento, che è intitolato “Una prospettiva condivisa per l’agricoltura e l’alimentazione in Europa”, presenta un’analisi di sfide e opportunità del sistema agroalimentare europeo e  una serie di 11 raccomandazioni – articolate in 5 pilastri – per lo sviluppo di una visione europea per l’agricoltura e l’alimentazione, visione che sarà presentata prossimamente. In definitiva, il documento rappresenta la base per le future politiche agroalimentari dell’Unione e merita quindi un esame attento. In questo editoriale ci limitiamo a presentare qualche osservazione a caldo su alcuni punti che sembrano salienti.

Il documento è stato elaborato da 29 rappresentati di interessi diversi, che sono riusciti a raggiungere l’approvazione unanime su di un argomento materia di discussioni molto polarizzate. E questo è già un risultato di grande interesse, anche se il documento ammette che per molti temi permangono differenze di vedute. La prima considerazione del documento riguarda il ruolo centrale dell’agricoltura nell’economia e nella vita dell’Unione Europea, considerazione che appare forse ovvia, ma che in realtà non è affatto scontata. Già un anno fa (13 settembre 2023) la Presidente Ursula Von der Leyen) nel suo  discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato davanti al Parlamento Europeo aveva riconosciuto l’importanza dell’agricoltura e del ruolo svolto dagli agricoltori per assicurare approvvigionamenti di alimenti sani per la popolazione europea.

Il primo pilastro delle raccomandazioni (Lavorare insieme per un futuro sostenibile, resiliente e competitivo) affronta la necessità di adeguare la PAC ai nuovi contesti e ribadisce l’importanza di rafforzare la posizione degli agricoltori nelle filiere agroalimentari. Anche questo argomento potrebbe sembrare ovvio, ma non è scontato: l’art. 39 del Trattato di Roma, carta istitutiva della Comunità Economica Europea (oggi Unione Europea) stabilisce infatti la finalità di assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola, grazie in particolare al miglioramento del reddito individuale di coloro che lavorano nell’agricoltura. Le proteste degli agricoltori dei primi mesi di quest’anno hanno probabilmente contribuito a rimettere al centro del dibattito questo tema, che sembrava accantonato in favore di considerazioni esclusivamente ambientali dalle recenti politiche agricole europee. Il documento riconosce che la produttività – ed il conseguente reddito delle aziende agricole – e l’uso sostenibile delle risorse non sono mutualmente escludentisi. Questa affermazione sembra correggere posizioni assunte nel passato per assumere una visione più equilibrata.

Molto interessanti i punti del terzo pilastro (Promuovere una resilienza trasformativa) relativi al miglioramento genetico, riconosciuto come valido strumento per proteggere la produttività quantitative e qualitativa di piante coltivate ed animali allevati dalle minacce del cambiamento climatico e dagli attacchi di patogeni e parassiti. Anche queste affermazioni rompono, almeno parzialmente, con le posture antiscientifiche assecondate nel passato. L’innovazione agronomica ottenuta mediante il miglioramento genetico – riconosce la relazione – può diminuire la dipendenza delle coltivazioni dall’uso di input esterni migliorando l’assorbimento di nutrienti e l’efficienza d’uso dell’acqua. Per quanto riguarda le tecnologie genomiche, il rapporto si limita ad annotare la divergenza tra coloro che chiedono processi approvativi più veloci e quanti ricordano i potenziali rischi della tecnologia, o si oppongono alla sua utilizzazione.

Il quinto pilastro raccoglie le raccomandazioni relative all’accesso e all’uso della conoscenza e dell’innovazione.  Oltre al prevedibile appello all’aumento degli investimenti in ricerca ed innovazione, la relazione sollecita che i procedimenti autorizzativi delle nuove tecnologie vengano semplificati e velocizzati. Sarebbe un bel passo in avanti.

In conclusione, il documento appare come il miglior compromesso raggiungibile dall’eterogeneo gruppo autore del Dialogo, composto da rappresentanti degli agricoltori (9), degli agricoltori biologici (2), delle associazioni del commercio (6), degli ecologisti (4), di enti di ricerca università (2), delle banche (2), dei produttori di mezzi tecnici (2), e di altre associazioni.  I ricercatori sembrano infatti sottorappresentati, mentre nessuna rappresentanza è stata assicurata a consulenza e assistenza tecnica. Forse sarebbe stato auspicabile maggiore coraggio.

 

Redazione Fidaf

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