Corpo Forestale e Forza Armata dei Carabinieri
La soppressione del Corpo Forestale non può lasciare indifferente chi, durante 64 anni di studio dei boschi, ha ricevuto dal personale del Corpo sempre assistenza cordiale e competente e spirito di colleganza.
Le opinioni contrarie a questo fin troppo discutibile provvedimento si richiamano all’indispensabile appoggio tecnico che il Corpo Forestale potrebbe fornire nella realizzazione di una politica dello sviluppo rurale come ha già fatto nella realizzazione delle opere previste dalla Legge per la Montagna del 1952. Allora un obiettivo politico c’era, ed era quello di scongiurare lo spopolamento della montagna. Tuttavia, l’impegno e il merito non sono stati coronati dall’effetto e dopo un iniziale rallentamento, l’esodo dalla montagna, e poi anche dalla collina, è ripreso e non a caso l’apporto dei boschi e delle boscaglie di invasione dei campi ha praticamente raddoppiato la superficie forestale nazionale. Per inciso: in Lombardia rispetto al 2013 la superficie forestale è aumentata di 1.572 ettari.
Dal 1970 in poi, le competenze in materia di agricoltura e foreste sono passate alle Regioni. Sarebbe facile critica dire che le Regioni non mostrano di avere importanti obiettivi di politica forestale. Il fatto è che alle regioni manca l’interfaccia di una attiva economia forestale tanto che, nel frattempo, i boschi sono diventati un bene rifugio lasciato senza alcuna gestione. Basti pensare che i privati accettano tranquillamente leggi regionali contenenti norme tanto ristrette da annullare la convenienza dell’uso del bosco, mentre alcuni comuni sono arrivati a dare in affitto i boschi di loro proprietà…