Cooperazione allo sviluppo: Rapporto Peer Review 2014 dell’OCSE-DAC
Si è tenuta il 5 maggio scorso, nell’Aula dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati, la presentazione del Rapporto Peer Review 2014 del Comitato per l’aiuto pubblico allo sviluppo (DAC) dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).
Ogni quattro anni le attività di cooperazione allo sviluppo degli Stati aderenti sono monitorate da Rappresentanti di due Stati membri, coadiuvati da funzionari dell’OCSE, sia per migliorare quantità e qualità dell’aiuto pubblico allo sviluppo, sia per favorire la collaborazione tra i Paesi donatori e l’OCSE – DAC. L’importo complessivo di aiuti allo sviluppo nel 2012 era dello 0,14% del Pil, mentre nel 2008 era dello 0,22%. La tendenza nell’azione governativa tuttavia si è invertita: i provvedimenti legislativi relativi al 2013 e al 2014 del governo italiano hanno aumentato l’impegno economico rispettivamente dello 0,22 e dello 0,10%. Il nostro Paese non è riuscito a raggiungere l’obiettivo dell’Unione europea del 2010, fissato allo 0,51%, ed è, ancora, molto lontano dal raggiungimento del target per il 2015 (0,7%).
Il passo da compiere è quello di una strategia globale più chiara, con un coordinamento più stretto tra le istituzioni coinvolte. La Peer Review raccomanda cambiamenti istituzionali per migliorare la gestione, l’erogazione e la valutazione dei programmi di sviluppo, comprese nuove regole sulla collaborazione tra tutte le istituzioni dei Paesi beneficiari. Non risulta infatti implementata l’indicazione strategica di “approvare, come questione di priorità, una nuova legislazione sulla cooperazione allo sviluppo”.
Alcuni di questi problemi saranno affrontati nel Disegno di legge di riforma del sistema della Cooperazione allo sviluppo, all’esame del Senato. Finalmente, dopo 27 anni, il Parlamento si occupa della qualità, oltre che della quantità dell’impegno del nostro Paese. Il viceministro Lapo Pistelli ha espresso l’auspicio che la nuova legge sulla cooperazione, sia approvata entro maggio per passare subito alla Camera. “L’investimento per la cooperazione allo sviluppo non sia solo un “obolo domenicale”, ha insistito il viceministro, ricordando che nel corso degli ultimi 4 anni si è passati dal punto più difficile per la cooperazione, all’inizio del quadriennio, a un’inversione forte, a partire dal Governo Monti con il ministro Riccardi”.
L’assenza di un preciso quadro strategico si riscontra ancora nella scarsa capacità di concentrare risorse e obiettivi, sia per paesi e per settori, sia nell’ambito delle iniziative multilaterali. Per quanto riguarda il quadro operativo della cooperazione – in attesa dell’auspicata nuova legge – il presidente Erik Solheim, dell’OCSE DAC ha invitato l’Italia ad “esprimere chiare scelte politiche e a superare le frammentazioni istituzionali” utilizzando anche le esperienze di altri paesi e valorizzando le capacità tecniche e professionali del personale coinvolto. Il ruolo dell’agricoltura è considerato prioritario dal Comitato per l’aiuto pubblico allo sviluppo.
Altre raccomandazioni riguardano la continuità e prevedibilità dei bilanci, della programmazione e delle risorse finanziarie; la definizione, su questa base, di partnership più stabili e coordinate con le ONG; maggiore coordinamento dei soggetti che intervengono in relazione con i paesi partner; un intervento più strutturato e più efficace nei contesti degli “Stati fragili”; maggiori risorse e un più forte legame strategico per gli interventi umanitari. Da ultimo, ma non ultima, rimane la raccomandazione a sistemi più efficaci e responsabili di verifica dei risultati e del raggiungimento degli obiettivi.
Luigi Rossi