Continua a calare l’indice FAO dei prezzi alimentari, trainato dallo zucchero
Roma, 5 marzo 2015 – L’Indice dei prezzi alimentari della FAO a febbraio ha toccato il minimo in 55 mesi, scendendo dell’1% dal mese di gennaio e del 14% rispetto a un anno fa. I prezzi più bassi dei cereali, della carne e soprattutto dello zucchero hanno più che compensato l’aumento dei prezzi del latte e dell’olio di palma.
Nel mese di febbraio, l’Indice dei prezzi alimentari della FAO ha registrato una media di 179,4 punti, un calo rispetto ai 181,2 punti di gennaio e ai 208,6 punti del febbraio 2014.
Il suo costante declino – il livello più basso mai raggiunto dal luglio 2010 – riflette condizioni di fornitura robuste, nonché l’attuale debolezza di molte valute rispetto al dollaro USA, fattori che sembrano destinati a continuare, – ha detto Michael Griffin, esperto FAO del mercato dei prodotti lattiero-caseari e del bestiame. “La prima cosa da segnalare sono le prospettive favorevoli per la produzione di un certo numero di colture nel 2015″. ” E per la maggior parte dei cereali, anche le scorte sono molto abbondanti”, ha aggiunto.
L’Indice dei prezzi alimentari della FAO è un indice ponderato su base commerciale che misura i prezzi delle cinque principali materie prime alimentari sui mercati internazionali e comprende sotto-indici per i prezzi dei cereali, della carne, dei prodotti lattiero-caseari, degli oli vegetali e dello zucchero.
Calano i prezzi del grano e dello zucchero, aumentano quelli del latte in polvere e dell’olio di palma
L’Indice FAO dei prezzi dei cereali ha registrato a febbraio una media di 171,7 punti, un calo del 3,2% rispetto a gennaio, con prospettive record per la produzione di grano che spiegano la maggior parte del declino. I prezzi del riso sono stati più stabili, con le quotazioni del riso aromatico notevolmente aumentate, compensando per buona parte i cali osservati nelle altre varietà di riso.
L’indice FAO dei prezzi dello zucchero ha registrato una media di 207,1 punti, un calo del 4,9% rispetto al mese gennaio, e il più marcato movimento rispetto a tutte le altre derrate. Il calo riflette l’ottimismo circa le prospettive di produzione in Brasile dopo le recenti piogge, così come l’annuncio dell’India di sovvenzionare le esportazioni di zucchero per aumentare le vendite all’estero.
L’indice dei prezzi della carne ha registrato a febbraio una media di 187,4 punti, in calo dell’1,4% rispetto al suo valore di gennaio. I prezzi della carne bovina e di quella di montone sono diminuiti, in gran parte a causa del dollaro più forte rispetto al real brasiliano e al dollaro australiano. I prezzi delle carni suine sono saliti per la prima volta in otto mesi, aiutati dalla decisione dell’Unione europea di sostenere lo stock privato nel settore.
I prezzi dei prodotti lattiero-caseari, per la prima volta in un anno, sono saliti, registrando nel mese di febbraio una media di 181,8 punti, un incremento del 4,6% rispetto al mese precedente. L’incremento è stato guidato dal latte in polvere e riflette sia un rallentamento stagionale della produzione europea, sia un’offerta limitata dalla Nuova Zelanda e dall’Australia. Le quotazioni del formaggio sono rimaste sostanzialmente invariate.
L’Indice FAO dei prezzi degli oli vegetali ha registrato una media 156,6 punti, una crescita dello 0,4% rispetto al mese di gennaio. Ciò riflette un aumento consistente dei prezzi dell’olio di palma – conseguenza delle recenti alluvioni in Malesia e da un picco nei sussidi ai biocombustibili in Indonesia che dovrebbe alimentare la domanda – anche se i prezzi dell’olio di soia hanno continuato a diminuire date le prospettive di raccolti record in Sud America.
Nel 2015 la produzione di grano calerà leggermente rispetto al livello record del 2014
La FAO ha ulteriormente alzato la sua stima della produzione cerealicola mondiale nel 2014, adesso stimata a 2.542 milioni di tonnellate, pari a 20 milioni di tonnellate o l’1% in più rispetto al 2013. La maggior parte della crescita riflette l’aumento della produzione di grano in Argentina, in Asia centrale e in Europa.
Con la produzione invernale 2015 già in fase di crescita nell’emisfero settentrionale, la FAO prevede che la produzione quest’anno dovrebbe raggiungere i 720 milioni di tonnellate, l’1% in meno rispetto alla produzione record del 2014, scontando i rendimenti normali nell’Unione europea e in Asia centrale, dopo gli alti livelli della scorsa stagione.
A livello globale, si prevede che nel 2014/15 1.107 milioni di tonnellate di cereali saranno utilizzati per il consumo alimentare, con un conseguente lieve aumento dell’apporto medio pro capite di 153,3 chilogrammi. Si prevede che i cereali utilizzati per l’alimentazione animale cresceranno del 4%, con una produzione di 877 milioni di tonnellate.
Le previsioni della FAO per le scorte mondiali di cereali alla chiusura delle stagioni produttive 2014/15 sono aumentate di circa 8 milioni di tonnellate dal mese scorso, e dovrebbero raggiungere il picco, mai registrato in 15 anni, di 631 milioni di tonnellate, con una parte della revisione risultante dalle stime riviste del livello delle scorte in Cina e in Ucraina.
Per ulteriori informazioni, vedere l’ultimo Bollettino mensile della FAO sull’offerta e sulla domanda di cereali