Consultazione sulla modernizzazione e la semplificazione della politica agricola comune (PAC)
La politica agricola comune dell’UE (PAC) è stata elaborata all’inizio degli anni sessanta per tradurre in termini politici gli obiettivi definiti nel trattato di Roma (1957), e successivamente ripresa nel trattato sull’Unione europea. Come tutte le altre politiche o programmi dell’UE, la PAC è anche soggetta ad altre disposizioni del trattato al fine di assicurare la coerenza con gli obiettivi generali dell’Unione.
L’articolo 39 del trattato (ex articolo 33 del TCE) precisa che le finalità della politica agricola comune sono:
- incrementare la produttività dell’agricoltura, sviluppando il progresso tecnico, assicurando lo sviluppo razionale della produzione agricola come pure un impiego migliore dei fattori di produzione, in particolare della manodopera
- assicurare così un tenore di vita equo alla popolazione agricola, grazie in particolare al miglioramento del reddito individuale di coloro che lavorano nell’agricoltura
- stabilizzare i mercati
- garantire la sicurezza degli approvvigionamenti
- assicurare prezzi ragionevoli nelle consegne ai consumatori.
- I prezzi agricoli sono scesi sostanzialmente e l’incertezza del mercato è aumentata a causa, tra l’altro, di fattori macroeconomici e tensioni geopolitiche che ostacolano una chiara pianificazione a lungo termine del settore;
- L’importanza dei negoziati commerciali si è spostata in modo più visibile dagli accordi multilaterali a quelli bilaterali, che richiedono un attento bilanciamento degli interessi offensivi e difensivi, prestando la dovuta attenzione ad alcuni settori sensibili;
- L’UE ha sottoscritto nuovi impegni internazionali, in particolare quelli in materia di cambiamenti climatici (nell’ambito della 21a Conferenza delle Parti COP 21) e gli aspetti generali dello sviluppo sostenibile (attraverso gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, OSS), e subisce anche altri sviluppi geopolitici come la nuova ondata migratoria su vasta scala
Quanto sopra ha suscitato un vivace dibattito pubblico sulla questione se la riforma del 2013 sia sufficiente per rispondere alle sfide più ampie relative all’equilibrio del sostegno, alle prospettive economiche per l’agricoltura e le zone rurali, alla cura per l’ambiente (ad esempio, l'”inverdimento”), all’azione in materia di cambiamenti climatici e alla produzione alimentare sostenibile e sicura. Inoltre occorre prendere in considerazione anche le opportunità emergenti nei settori della salute, del commercio, della bioeconomia, dell’economia circolare e dell’economia digitale…