Il genoma del frumento duro è estremamente grande (12 miliardi di basi, 4 volte più grande del genoma umano) e complesso, con oltre l’80% di sequenze ripetute che, pur contribuendo alla funzionalità del genoma, non codificano per alcuna specifica funzione genica. Queste difficoltà sono state superate attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie di sequenziamento e di nuovi software di assemblaggio, questi ultimi sviluppati da NRGene, che hanno consentito di ottenere in poche settimane un risultato di altissimo livello qualitativo, che avrebbe richiesto costi molto più alti e diversi anni di lavoro se condotto con le tecnologie precedentemente disponibili. Nei prossimi mesi il genoma di frumento duro completamente assemblato verrà studiato per identificare i geni (stimati in circa 80.000) e i marcatori ad essi associati ed infine verrà rilasciato pubblicamente in meno di due anni…
Completato l’assemblaggio del genoma del frumento duro
Il consorzio internazionale per il sequenziamento del genoma del frumento duro annuncia di aver completato la raccolta e l’assemblaggio dei dati di sequenza. Il lavoro è stato coordinato da Luigi Cattivelli del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), con la partecipazione di Aldo Ceriotti, Luciano Milanesi, Alessandra Stella e Gabriella Sonnante del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Marco Maccaferri, Silvio Salvi e Roberto Tuberosa dell’Università di Bologna, Nicola Pecchioni del CREA ed altri ricercatori da tutto il mondo, tra cui Curtis Pozniak dell’Università di Saskatchewan (Canada), Assaf Distelfeld dell’Università di Tel Aviv (Israele), Nils Stein e Martin Mascher dell’IPK (Germania) e Hikmet Budak dell’Università del Montana (USA). Oltre alle istituzioni scientifiche, il lavoro ha coinvolto Genomix4Life, una spin off dell’Università di Salerno che ha prodotto le sequenze grezze, e NRGene, una azienda israeliana leader a livello mondiale nell’assemblaggio delle sequenze dei genomi. Da parte italiana il progetto è stato finanziato dal CNR attraverso il Progetto Bandiera MIUR “InterOmics”, dal CREA e dall’Università di Bologna.