Coldiretti, oggi

Coldiretti, oggi

È difficile stabilire se oggi la Coldiretti sia una struttura di rappresentanza, una lobby o  una semplice agenzia di servizi. Quello che appare è che ci troviamo dinanzi a un prodotto ibrido della società cibercentrica. L’evoluzione dell’agricoltura italiana – coi suoi punti di forza, ma anche con le sue profonde debolezze – è stata fortemente condizionata dalla presenza di questa organizzazione che sta per compiere 75 anni. E siccome la società odierna ha nel proprio Dna i tratti del precedente mondo rurale, è l’intero Paese a risultare fortemente influenzato, nelle sue abitudini più consolidate e nella sua mentalità più diffusa, dal modo di essere della Coldiretti. È forse per questo che si preferisce non parlarne e lasciare  tutto marcire sotto il tappeto. Ma c’è da chiedersi: se il sistema agricolo nazionale è alle prese con una crisi senza precedenti e con difficoltà che appaiono insormontabili nel cogliere le opportunità della globalizzazione, c’è qualche correlazione tra siffatto stato di cose e questa organizzazione? L’esplosione del mito bucolico della decrescita felice, l’atteggiamento antiscientifico e antitecnologico dilagante, il ripiego nel localismo egoistico e nel nazionalismo autarchico hanno a che fare con la mutazione genetica che la Coldiretti ha subito negli ultimi 25 anni? Essa, dunque, continua ad essere una palla al piede della modernizzazione dell’agricoltura o ha perduto ogni incidenza nell’evoluzione del settore?

L’antefatto

La Coldiretti nasce da una scissione della FIDA – Federazione italiana degli agricoltori, sorta, durante la lotta di Liberazione, dalle ceneri della vecchia Confederazione fascista dell’agricoltura. Una scissione condotta cinicamente a freddo dalla Dc e dalla Chiesa di papa Pacelli. Mentre le agricolture nazionali dei principali paesi europei si fregiano di grandi e pressoché uniche organizzazioni professionali nazionali, in Italia le due principali culture politiche (cattolico-democratica e social-comunista) scelgono esclusivamente l’azienda contadina come proprio riferimento sociale nella costruzione del moderno partito di massa nelle aree rurali. Gli esponenti della tradizione social-comunista inseguono De Gasperi e Pio XII sullo stesso terreno, giungendo con molto ritardo – per difficoltà ideologiche – alla costituzione di una analoga struttura di rappresentanza dei contadini di sinistra. Si tratta di una scelta che sicuramente garantisce il radicamento delle due culture politiche, ma non giova affatto allo sviluppo economico e sociale del Paese…

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Veduta di Arles con iris, 1888
Veduta di Arles con iris, 1888

Redazione Fidaf

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