Cambiamento climatico: l’agricoltura è il problema o la soluzione?
L’agricoltura, con inclusa la zootecnia, viene spesso indicata come un’importante fonte di emissione di gas climalteranti. Per esempio il WWF scrive sul proprio sito istituzionale: “When we think about fighting climate change, we tend to focus on the usual suspects – energy, transportation, and manufacturing. But there’s one industry we often forget about that’s responsible for about ten percent of the world’s greenhouse gas emissions: agriculture. And when you combine agriculture, forestry, and other land uses, you’re looking at about a quarter of all greenhouse gas emissions”. L’indicazione dell’agricoltura come responsabile delle emissioni di gas serra viene specificata in un altro sito del WWF: Food systems – which gather all the elements and activities that relate to the production, processing, distribution, preparation and consumption of food – account for up to 37 percent of all greenhouse gas emissions, citando come fonte l’IPCC. Se andiamo a consultare il documento originale dell’IPCC, traviamo dati molto più circostanziati: About 21–37% of total greenhouse gas (GHG) emissions are attributable to the food system. These are from agriculture and land use, storage, transport, packaging, processing, retail, and consumption (medium confidence). Considerando i dati in dettaglio troviamo che alla produzione primaria (fino al cancello dell’azienda agricola) sono attribuite emissioni di gas climalteranti per una percentuale del 9-14% del totale delle emissioni, mentre l’uso del suolo ed il cambiamento di destinazione d’uso del suolo contribuiscono per il 5-14% e le attività di trasformazione e distribuzione di alimenti per il restante 5-10%.
La FAO riferisce in un suo documento che nel 2018 a livello globale l’agricoltura e i relativi usi del suolo sono stati responsabili dell’emissione di 9,3 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente, 5,3 dei quali generati dalle attività agricole fino al cancello delle aziende e i restanti 4 emessi dall’uso del suolo e dal cambiamento di destinazione d’uso del suolo. Le emissioni ascrivibili a coltivazioni ed allevamento del bestiame sono cresciute del 14% nel periodo tra il 2000 ed il 2018, mentre le emissioni dovute all’uso del suolo ed al cambiamento di destinazione d’uso del suolo sono diminuite in maniera consistente nello stesso periodo, soprattutto a causa della diminuzione della deforestazione. In totale, le emissioni dovute al settore agricolo sono diminuite del 4% dal 2000 al 2018. Il contributo “agricolo” (agricoltura e uso del suolo) rispetto al totale delle emissioni di gas serra, che era del 24% nel 2000, è sceso al 17% nel 2018, anche in ragione di una rapida crescita delle emissioni in tutti gli altri settori. Un altro studio del 2021, cui ha partecipato anche la FAO, indica invece che le emissioni di gas climalteranti relative alla produzione agricola e all’uso del suolo e al cambiamento di destinazione d’uso del suolo ammontano a più di 17 miliardi di tonnellate di CO2eq, pari a circa il 35% delle emissioni totali.
A livello italiano, l’ISPRA riporta che le emissioni derivanti dal settore agricoltura hanno costituito nel 2019 il 7.1% delle emissioni di gas serra totali, ovvero circa 30 milioni di tonnellate di CO2eq (vedi qui). Tra il 1990 e il 2019, le emissioni da parte del settore agricolo di gas climalteranti si è ridotta del 17,1%. Questa riduzione è dovuta soprattutto alla riduzione dei capi allevati ed alla riduzione dell’uso di fertilizzanti azotati sia in totale (-31%) che per ettaro (-10%). Si è inoltre registrato un significativo aumento della produzione a fini energetici di biogas recuperato dal letame. Considerando che l’uso del suolo, il cambiamento di destinazione d’uso del suolo e le foreste hanno emissioni nette di -41 milioni di tonnellate di CO2,l’intero settore primario contribuisce in realtà alla decarbonizzazione delle attività economiche del nostro Paese, rimuovendo dall’atmosfera circa 11 milioni di tonnellate si CO2eq per anno.
A prescindere dalla incoerenza dei dati disponibili, che rende difficile quantificare con ragionevole margine di errore l’entità del fenomeno, rimane comunque una considerazione: mentre per qualsiasi altre settore possiamo solo immaginare un contenimento delle emissioni di gas climalteranti, per la produzione primaria possiamo promuovere anche un aumento della rimozione di anidride carbonica dall’atmosfera mediante la fotosintesi clorofilliana e la conseguente produzione di biomassa e l’azione di sequestro operata dai suoli agricoli. Se vogliamo mitigare il contributo dell’agricoltura all’effetto serra ed al riscaldamento globale, possiamo cioè agire su entrambi i membri dell’equazione, diminuendo le emissioni di gas serra e/o aumentando la cattura di anidride carbonica atmosferica operata dalle piante coltivate e dai suoli agricoli. Le statistiche internazionali e nazionali non citano però questo aspetto, che ci sembra essere assai consistente.
In conclusione: se consideriamo il cambiamento climatico, l’agricoltura è parte del problema o è parte della soluzione?
Ottimo articolo … dobbiamo proseguire per far capire le cose a tutta la popolazione …