Boschi di burro
In virtù della rilevanza nazionale e strategica del tema, fa piacere trovare sul Domenicale de Il Sole 24 Ore (24 gennaio 2016) il contributo di Giovanni Maria Flick dedicato a Un bosco di alberi della vita: ampia ricognizione del quadro giuridico ed economico inerente lo stato dell’arte sulle foreste. Fa piacere, dunque, ma fino a un certo punto: prima di tutto perché al tema è riservata attenzione una tantum, poi perché in questa rappresentazione i boschi sembrano avere radici più nella Costituzione che nel terreno e nel territorio e, infine, perché compare solo nell’ultima pagina dell’inserto domenicale.
Per i non addetti ai lavori, ossia una buona maggioranza degli italiani e dei lettori del quotidiano, il contributo di Flick è sufficiente a scoraggiare non solo eventuali investimenti – di qualunque genere – che facessero leva sulle potenzialità (pur evidenziate) dei boschi stessi, ma anche semplici approfondimenti del tema. I boschi sono infatti raffigurati al crocevia di rarefatte funzioni socio-economiche e complesse – pur nobili – implicazioni ambientali, culturali, paesaggistiche: nessun proprietario fondiario può veramente anelare a un bene il cui godimento in termini di diritti reali sia così ineffabile e inibito. Già nel 2012, parlando agli Stati Generali della Cultura, Giorgio Napolitano, allora Presidente della Repubblica, aveva evidenziato il dannoso proliferare di una “foresta che non fa che crescere” e si riferiva a quella normativa…