Bioeconomia delle risorse forestali e sicurezza del territorio

Bioeconomia delle risorse forestali e sicurezza del territorio

È questa la conclusione certificata dal II Congresso Internazionale di Selvicoltura, tenutosi nei giorni scorsi a Firenze, a cui hanno partecipato oltre 600 tra studiosi, scienziati, ricercatori e addetti ai lavori provenienti da 28 paesi e 5 continenti.

Secondo Giuseppe Castiglione, sottosegretario presso il Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali, l’incremento occupazionale potrà contribuire non solo all’approvvigionamento necessario di biomassa per energia e di legname per l’industria del mobile, una delle prime voci dell’export nazionale, ma anche per una migliore sicurezza del territorio in termini di limitazione dei fenomeni del dissesto idrogeopedologico.

La selvicoltura rappresenta attualmente uno dei settori più dinamici e in sviluppo nell’ambito della ‘green economy’ e influenza lo stato e la funzionalità dei paesaggi naturali e culturali e delle complesse ‘infrastrutture verdi’ che caratterizzano il territorio italiano: questo in estrema sintesi quanto emerso dai lavori.

“Appare con sempre maggiore forza e chiarezza il bisogno e la necessità di lavorare e coltivare il bosco – ha detto l’assessore regionale all’agricoltura e rappresentante delle Regioni nel Consiglio per la ricerca e al sperimentazione in agricoltura Gianni Salvadori – Non solo per valorizzarlo sotto il profilo di fonte energetica, ma per tutte le altre finalità collegabili all’agricoltura e alla sua multifunzionalità. Sta nascendo l’epoca della chimica verde, riprende con vigore l’era della biologia e di tutte le risorse naturali e rinnovabili: niente più del bosco ci conferma questo”.

“I boschi italiani contengono oltre 1,2 miliardi di metri cubi di legno e crescono ogni anno di quasi 36 milioni di metri cubi, dei quali però viene ancora utilizzato meno del 40%: c’e’ quindi un ampio margine per un calibrato aumento delle utilizzazioni e delle connesse possibilità occupazionali”, osserva il prof. Piermaria Corona, direttore del Centro di ricerca per la selvicoltura del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura.

“Questo ‘new deal’ forestale – sottolinea il Presidente dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali prof. Orazio Ciancio – può consentire una stabilizzazione delle popolazioni rurali, una limitazione dell’ulteriore urbanizzazione del territorio con la conseguente “perdita di suolo’. Un utilizzo più razionale delle risorse forestali permette inoltre un più efficace stoccaggio dell’anidride carbonica contribuendo così alla limitazione dell’effetto serra che è alla base del riscaldamento globale e dei conseguenti cambiamenti climatici”.

Dal Congresso è emersa la necessità, per valorizzare adeguatamente le potenzialità bioeconomiche delle risorse boschive, di attivare presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali un ufficio permanente di coordinamento forestale che rappresenti un unico punto di riferimento e di indirizzo per le politiche forestali nazionali e di promuovere, nell’ambito delle azioni che a livello nazionale si stanno mettendo a punto per lo sviluppo rurale, un apposito programma di trasferimento dell’innovazione per favorire l’incremento della disponibilità di materiale legnoso per l’industria e l’energia.

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Redazione Fidaf

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