Al Cinema – Noi e la Giulia (video)

Noi_e_la_Giulia_Edoardo_Leo_foto_dal_set_1_mid-300x240di Edoardo Leo. Con Luca ArgenteroEdoardo LeoClaudio AmendolaAnna FogliettaStefano Fresi  Italia 2015

Diego (Argentero) è un venditore di macchine scontento dl proprio lavoro, mite e solitario, il cui padre (Mattia Sbragia) sta morendo; Fausto (Leo) è un piazzista televisivo di orologi taroccati, fascista e braccato dai creditori; Claudio (Fresi) ha fatto fallire la rivendita di alimentari di famiglia, attiva dal 1910 e la moglie lo ha lasciato. I tre non si conoscono ma si trovano a visitare insieme un casale in vendita in Campania  avendo risposto ad un allettante inserzione. La cifra richiesta, anche se maggiorata rispetto all’annuncio, è comunque molto conveniente ma nessuno di loro ha i soldi necessari e così decidono di mettersi in società. I primi lavori di restauro mettono in evidenza la loro incompetenza ed i loro caratteri: Diego è puntiglioso ma accomodante, Fausto è cialtrone ed inaffidabile e Claudio è pessimista e fifone. Un giorno, a bordo di una Giulia 1300, si presenta Vito (Carlo Buccirosso), un camorristello che, minacciandoli, chiede loro dei soldi in cambio di protezione e di sblocco delle pratiche con la burocrazia locale. Poco dopo si presenta Sergio (Amendola), comunista a 360° e creditore di  Fausto, che dopo averlo scozzonato, entra in società per metà della sua quota. Quando Vito torna per chiedere il pizzo, Sergio gli dà un cazzottone e, aiutato dai recalcitranti tre, lo chiude in cantina. La notte, poi, sotterrano la Giulia in una buca predisposta per una piscina, aiutati dal vicino, il bracciante africano Abu (Hany Abu-Assad), con il quale Fausto subito litiga; si accorgeranno presto  che l’auto è dotata di una potentissima batteria che alimenta un’autoradio, dalla quale, a sorpresa, escono ogni tanto, musiche a tutto volume. Di lì a poco, si presentano due ragazzotti in motorino che chiedono di Vito e, a loro volta, offrono protezione. Finiscono anche loro in cantina. Mentre i quattro stanno sotterrando il vespino, arriva Elisa (Foglietta), la tuttofare chiamata da Claudio, incinta, tatuata e un po’ fatta. Loro – data la presenza dei camorristi in cantina – vorrebbero mandarla via ma ne provano pena e la lasciano rimanere; i quattro tengono buoni i due ragazzi dando loro dei video-giochi e si fanno convincere da Vito a farlo uscire di giorno per dare una mano nei lavori di campagna (lui, in fondo avrebbe voluto fare il contadino, non il malavitoso). Quando è tutto pronto, arriva il boss (Ernesto Mahieux), con il braccio destro (Antonio Pennarella) e due accoliti, che impone loro di pagare 3.000 euro a pochi giorni. Mentre i quattro stanno pensando di andarsene sconfitti, arriva una comitiva di ragazzi che, gustata l’ottima cena di Elisa, decide di fermarsi per la notte e, quando da sottoterra arriva la musica della Giulia, Diego inventa una romanticissima leggenda. Di lì a poco l’agriturismo si riempie di ospiti attirati dalla misteriosa musica ed ora loro possono pagare il pizzo ma anche il braccio destro del boss finisce in cantina…

Leo, al suo terzo film, ha adattato (con Marco Bonini – anche lui sceneggiatore ed attore) il divertente racconto Giulia 1300 ed altri miracoli di Fabio Bartolomei, confermandosi piacevole confezionatore di storie della generazione di mezzo (la sua), confusa nelle idee, con pochissime speranze nell’avvenire e delusa dalla politica. Ha reclutato Amendola – che, a sua volta, lo aveva voluto protagonista de La mossa del pinguino, suo esordio nella regia – e Fresi, già cantante ed attore nel trio Favete linguis, con cui aveva recitato in Smetto quando voglio e, con la produzione degli accorti Lucisano, ha messo in insieme una commedia piacevole e, tutto sommato, non banale. Certo, bisogna un po’ accontentarsi della studiata medietà di Leo e dei suoi sodali, accettare l’eccesso di voice-over (nel romanzo la narrazione in prima persona è una necessità ma sullo schermo no, mentre appare sensata la scelta di edulcorare il finale, con risvolto drammatico, del romanzo)  ma, alla fine, non si esce insoddisfatti da un racconto godibilmente innocuo. Sono tutti in parte ma, pur senza picchi di originalità, Amendola – che sembra aver appoggiato il personaggio sul suo (e nostro) amico Walter, comunista e romanista a prova di bomba – e Buccirosso sono una larga spanna sopra gli altri.

 

Redazione Fidaf

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