Agriturismo, risorsa da valorizzare
La parola “agriturismo”, che fino a qualche decennio fa non compariva nei dizionari della nostra lingua, è stata “vidimata” da una legge – la n. 96 del 20 febbraio 2006 – nella quale viene definita “attività di ricezione ed ospitalità esercitate dagli imprenditori agricoli, di cui all’art. 2135 del codice civile, anche nella forma di società di capitali o di persone, oppure associate tra loro, attraverso l’utilizzazione della propria azienda in rapporto di connessione con attività di coltivazione del fondo, di silvicoltura e di allevamento di animali”.
L’agriturismo si rivela sempre più una benefica risorsa non solo per le aziende agricole che lo praticano, ma anche per l’economia dei territori, nonché di quella nazionale.
Va evidenziato, purtroppo, che nonostante il fenomeno sia in crescita – anche se non con la stessa intensità in tutte le regioni – la consapevolezza della sua importanza e delle sue prospettive non è ancora adeguata, sia nella pubblica opinione, sia in molte istituzioni che dovrebbero stimolarlo e favorirlo.
Quali sono i vantaggi dell’agriturismo ? E per chi ? Sicuramente per le aziende agricole e per le economie locali. Le entrate che ne derivano possono essere significative, soprattutto per le piccole imprese. Ma anche coloro che scelgono la campagna per le loro vacanze – soprattutto familiari – possono trarne motivi di soddisfazione, a cominciare dal vantaggio economico, poiché è sicuramente meno costoso di altre forme di vacanza.
Ma c’è anche uno stimolo di crescente attualità : il piacere di riprendere contatto con la Natura, che la selvaggia urbanizzazione sfregia, facendo affievolire anche i suoi effetti rilassanti. Oggi siamo più attratti da quella “esotica” – da raggiungere a distanze di migliaia di chilometri – e sempre meno dalla nostra, che ci circonda e ci richiama.
Lo sviluppo dell’agriturismo ha effetti estesi sulle economie locali, perché l’attrazione di frequentatori nuovi consente di valorizzare le loro risorse, a partire da quelle enogastronomiche. Basti pensare a quelle culturali e artigianali, che hanno radici, spesso dimenticate, nelle storie di tanti piccoli paesi. Il tutto si accompagna, sicuramente, a una favorevole offerta di prodotti del luogo, con invitanti contenuti, nonché alla visita di piccoli musei o di raccolte storiche locali che, sopravvivendo, favoriscono l’arricchimento del presente.
Vale la pena, dunque, cercare di comprendere meglio tutte le sue risorse, riconosciute dalla legge, ossia : il semplice alloggio, la ristorazione, la degustazione di prodotti tipici dell’azienda e del territorio, nonché equitazione, escursionismo, osservazioni naturalistiche, fattorie didattiche, trekking e sport in generale. In sintesi, un’ampia possibilità di scelta, che può soddisfare ogni esigenza di chi nelle vacanze ricerca momenti di riposo e di svago, insieme ad attività fisiche, il cui grado di impegno rimane sempre a piena discrezione del turista e dei suoi familiari.
I dati più interessanti delle relative statistiche dell’ISTAT confermano che nell’ultimo decennio le aziende agrituristiche sono cresciute più del 50% ; un risultato frutto di sviluppi maggiori nel Nord-Ovest (particolarmente in Piemonte) e nelle Isole.
La ripresa del settore agricolo, sempre più polifunzionale, costituisce strumento di rinforzo in questa fase di profonda crisi che non può e non deve essere trascurato.
Vale la pena, pertanto, sostenere l’agriturismo, per il contributo che esso può dare anche per il richiamo di turisti dall’estero, utilizzando gli stimoli che offrono le attrattive paesaggistiche dei nostri territori, nonché quelli legati a processi storici che hanno lasciato impronte suggestive anche nei piccoli centri rurali.
Questa prospettiva richiede, ovviamente, una attivazione parallela su due piani : quello privato e quello pubblico. Una collaborazione attiva e una convergenza necessarie, che possono offrire contributi rilevanti per recuperare posizioni di ritardo che penalizzano vaste aree del Paese.
Nicola Santoro