Tra le principali conseguenze di pratiche agricole errate e di un uso dissennato del suolo, quella del dissesto idrogeologico. Le cause del dissesto idrogeologico sono molteplici: una pianificazione territoriale, spesso disastrosa, che ha consumato pesantemente i suoli, solitamente più fertili, delle piane alluvionali e un costante abbandono di aree agricole marginali, con la relativa scomparsa di antiche sistemazioni idraulico agrarie ma, soprattutto, di quella attività di “profilassi”, di difesa attiva, che consisteva nella cura di un reticolo idrografico minore – dalla gestione dei fossi alla riparazione di un argine – ma fondamentale per evitare frane ed esondazioni. Davanti a questi fatti oggettivi, vi è un ricorso da parte di molti mezzi di informazione, ad un catastrofismo eccessivo che non permette di capire quali sono le reali cause di un dissesto idrogeologico sempre più diffuso.
Oggi sarebbe “maturo” riconoscere agli agricoltori la valenza multifunzionale della loro permanenza sul territorio, come presidio funzionale ed economicamente sostenibile ma anche di riconoscere agli agricoltori un ruolo di preminenza e di priorità nella collaborazione con i soggetti pubblici per la corretta gestione delle risorse idriche, della manutenzione del reticolo idrografico e delle pendici collinari.
La soluzione è in un “sistema” che incentivi gli agricoltori a utilizzare pratiche agronomiche che riducano il rischio idrogeologico (lavorazioni di traverso in zone collinari) e a sviluppare buone pratiche agronomiche durante il riposo per favorire l’assorbimento di corpi idrici in stagioni piovose, con conseguente allungamento dei tempi di corrivazione e recupero delle sistemazioni idraulico agrarie (dai terrazzamenti, ai ciglionamenti con riduzione delle portate solide e minore erosione).
Si tratta, quindi, di proporre una nuova alleanza fra agricoltori, i cittadini e gli altri settori economici. Un’alleanza che veda gli agricoltori non più come una parte residuale, ma come protagonisti non solo della produzione di alimenti sani a salubri ma anche come coadiutori del mantenimento di beni pubblici come il paesaggio e la riduzione del rischio di alluvioni.
E’ stato calcolato che, in Italia ad esempio, per ogni milione di euro speso in prevenzione del rischio idrogeologico, si andrebbero a risparmiare 5 milioni di euro in termini di riparazione dei danni causati dal dissesto idrogeologico.
(* L’Autore è Presidente Ceja, Conseil Européen des Jeunes Agriculteurs)