Agricoltura del futuro. Urge realizzarla

Agricoltura del futuro. Urge realizzarla

Tutti i settori – in un confronto, in una concorrenza internazionale sempre più larga – sono sollecitati ad affinare le tecniche produttive, organizzative e di marketing, onde rendere più conveniente ed attraente la propria offerta, nei confronti di quelle proposte da altri produttori, favoriti da possibili vantaggi di situazioni ambientali e sociali, nonché di minor costo della manodopera. Anche per l’agricoltura questo è vero, ma con qualche aggravante in più e di non scarso rilievo.

In primo luogo l’agricoltore non ha la libertà di scelta che può avere un industriale per l’insediamento della propria azienda. Quasi tutti gli imprenditori possono ricercare contesti ambientali e sociali, nonché situazioni infrastrutturali più favorevoli all’esercizio della propria attività, in funzione anche dei mercati da raggiungere. L’agricoltore no : egli è inevitabilmente legato al terreno in cui affondano le radici delle piante che coltiva e da cui trae prodotti e reddito. Ed è esposto a situazioni ambientali e climatiche che altri, invece, possono scegliere per meglio difendersi ; non può insediarsi vicino al mercato preferito, ma deve subire le eventuali inefficienze strutturali : tutte difficoltà ingigantite dalla deperibilità di gran parte delle sue produzioni.

In questa cornice di considerazioni, quali sono le prospettive della nostra agricoltura?  Ci sarebbe da restare atterriti, di fronte a una duplice constatazione. Da un lato le risorse a disposizione per il suo sostegno vanno rapidamente diventando inadeguate, dall’altro con lo sviluppo della globalizzazione e con la crescita di altri contesti agricoli nel mondo, la concorrenza si fa sempre più stringente e minacciosa.

Il contributo delle tecnologie al processo agricolo, peraltro, sembra non essere più quel potenziale di accelerazione che ha avuto negli ultimi decenni. Anche perché la tecnologia si è ormai “raffinata” e conduce verso situazioni da molti ritenute “difficili”.

Cosa resta che possa aprire alla nostra agricoltura le necessarie finestre sul futuro ? Una strada c’è ancora e si può riassumere in una sola parola : qualità.

Niente di nuovo, apparentemente ; poiché di qualità si parla ormai da lungo tempo. Anche da prima che si parlasse di globalizzazione. E’ vero. Però la novità esiste egualmente e sta nel fatto che il concetto di “qualità” è cambiato : è un concetto che si è allargato, modernizzato.

La qualità riguarda sempre più non soltanto il prodotto, bensì i processi di produzione e di marketing. E’ – in estrema sintesi – quella che trova conforto e sostegno in un “marchio” capace di conferire al prodotto la visibilità e la garanzia di cui il mercato ha esigenza e il consumatore ha bisogno.

E’ chiaro che questa nuova concezione della qualità tende a superare le possibilità del singolo produttore, il quale assai di rado è in grado di trovare sui grandi mercati il suo spazio competitivo.

Si sono aperti, così – sempre più – spazi organizzativi ed operativi per impegni coordinati di associazioni di produttori, che si propongono non soltanto il tradizionale obiettivo di concentrare l’offerta, ma anche quello di orientare e qualificare la produzione per proporla in termini qualitativi ottimali e riconoscibili, identificabili, sul mercato ; anzi, sui mercati, vicini o lontani che siano.

Che la nostra agricoltura sia in grado di accelerare questa profonda trasformazione rispetto al passato, questa sorta di miracolo di modernizzazione, lo dimostrano recenti iniziative che hanno registrato nette affermazioni e confortanti riconoscimenti del mercato e degli operatori nazionali e internazionali per le nostre produzioni di “qualità”.

Ma tale situazione richiede “professionisti dell’agricoltura”, portatori di competenza in linea con le attuali, reali esigenze del settore primario e di quelli ad esso connessi.

TERRENO

Redazione Fidaf

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