Agricoltura, cento anni dalla rivoluzione russa

Agricoltura, cento anni dalla rivoluzione russa

L’articolo è tratto dall’intervista di Matteo Bernardelli al Prof. Dario Casati, pubblicata su Agronotizie, 7/03/2017

Anche attraverso mostre ed esposizioni, il mondo sta ricordando il centenario della rivoluzione russa: 1917-2017. Un secolo che, se ci limitiamo all’agricoltura, ha visto il fallimento dell’economia statalista di stampo comunista e non ha ancora portato all’autosufficienza un gigante come la Russia, dal 1991 non più Unione Sovietica e proiettata verso una nuova fase più democratica.
Da alcuni anni, nell’era del presidente Vladimir Putin, la Federazione russa non sta più nascondendo le proprie mire espansionistiche e la volontà di ritornare a rappresentare il ruolo di potenza egemone nello scacchiere geopolitico mondiale.
Negli anni immediatamente successivi alla rivoluzione d’ottobre l’artecelebra l’uomo nuovo della Russia eterna attraverso il realismo e il suprematismo, mescolando astrattismo e immagini attraverso le quali la propaganda assume i connotati più concreti delle sfide per migliorare la produzione agraria.
“Il percorso verso la messa a disposizione delle terre parte nel 1905, dopo una grande rivolta collettiva, alla quale segue appunto la riforma di Stolypin – spiega il professor Dario Casati, docente di Economia agraria all’Università di Milano, della quale è stato a lungo prorettore -. Tale provvedimento aveva esteso la proprietà legale della terra non soltanto ai nobili, ma anche ai borghesi e ai contadini, con l’obiettivo di superare la struttura del Mir, l’antichissima organizzazione economica e politica a carattere collettivo, nella quale si muoveva il Consiglio dei contadini servi”
In The Garden - Claude Monet
In The Garden – Claude Monet

Redazione Fidaf

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