Adesso pure il coronavirus è colpa degli ogm
Nelle bancarelle di quart’ordine che vendono il pesce la procedura è nota. Si raccattano orate, calamari e gamberi e li si scongela poco per evitare che inizino a puzzare: con questa roba si fa un letto espositivo. Sopra si aggiunge un po’ di pesce fresco e qualche crostaceo vivo. Ingannando l’occhio dell’acquirente si vende il tutto al prezzo del pesce fresco. Prendere lucciole per lanterne è un vizio diffuso e non sfugge a questo stile l’articolo del Manifesto a firma Francesco Bilotta
Se in questi giorni non si parla della notizia fresca, il coronavirus, non si può scrivere su un quotidiano. Ma lo scopo recondito è quello di rinvangare una notizia avariata, diffamante, falsa nel senso più esteso del termine, una tesi costruita sulla stessa base sulla quale nel Medioevo si mettevano al rogo le donne chiamandole streghe, solo perché volevano ragionare con la loro testa: la tesi del Bilotta è una correlazione tra la pandemia in corso e le piante geneticamente modificate, gli ogm.
Non sarebbe giusto rispondere nel merito scientifico a una simile diceria, le si darebbe una veste di dignità che non ha. Sarebbe come voler dimostrare scientificamente che le streghe bruciate sui roghi non portavano sventura, pestilenze o non erano indemoniate: quelli erano femminicidi ante litteram e basta, sbagliato discuterne nel dettaglio. Piuttosto questo stile rivela la difficoltà di ragionare in termini scientifici. Come alcuni leader politici sempre in campagna elettorale per vendere a buon mercato le stesse tesi, no-vax, anti-ogm, terrapiattisti, biodinamici o devoti della medicina tradizionale (quella che fa strage di tigri e orsi per usarli come panacea del Viagra) hanno in comune l’idea che il loro istinto, le loro premonizioni, il sentito dire siano sempre buoni consiglieri. Ragionare usando numeri, fatti, documenti e statistica è faticosissimo e spesso poco gratificante. Di frequente la statistica smentisce i nostri preconcetti, ma quasi mai chi si sbaglia fa ammenda…