Acqua e agricoltura: un rapporto che deve cambiare
Nella classifica dei primi dieci rischi globali in termini di impatto analizzati dal Global Risks Report 2015 del World Economic Forum, la “crisi dell’acqua” è al primo posto come intensità di impatto: ciò è comprensibile in quanto dall’acqua dipendono non solo gran parte della vita sulla Terra, ma anche molte delle attività economiche. Per questo motivo è indispensabile tutelarla e utilizzarla in modo sempre più efficiente e sostenibile. La domanda di acqua può essere suddivisa in quattro grandi settori: agricoltura, industria, energia e urbano.
L’agricoltura rappresenta nel mondo il primo utilizzatore di acqua, con un consumo di circa il 70% del totale prelevato. In Europa, con molte distinzioni tra i Paesi del Mediterraneo e quelli del Nord Europa, la situazione è differente, in quanto l’agricoltura pesa “solo” per il 40% dei prelievi totali. Questo è dovuto non solo alle condizioni climatiche più favorevoli rispetto ad altre aree geografiche, ma anche ad una maggiore incidenza dei consumi di acqua per gli altri settori economici.
Queste grandi richieste dell’agricoltura sono legate alla necessità di irrigazione delle coltivazioni per l’alimentazione umana, ma soprattutto per quella animale. Le previsioni per il futuro indicano come nel 2050 ci sarà una maggiore domanda di cibo del 70%, che richiederà almeno un eguale incremento dei consumi idrici. Questo trend dei consumi si potrà forse sostenere per il 2050, ma non sicuramente per il 2100. Tutte le proiezioni demografiche indicano inoltre che, grazie alla meccanizzazione agricola e ai miglioramenti delle tecniche agronomiche e di selezione delle sementi, la richiesta di lavoratori in quelle aree sarà sempre minore, mentre aumenterà considerevolmente la domanda di energia. Questo determinerà uno spostamento delle popolazioni rurali verso le città. Nel 2007, per la prima volta nella storia, gli abitanti delle città hanno superato quelli delle campagne…