Non proseguo nell’elencare queste vuote dichiarazioni perché sono note a tutti, la rete ne è piena e chi volesse al riguardo un riassuntino lo trova qui. La notizia è che finalmente qualcuno pone al grande pubblico la questione di fondo che è di natura epistemologica (dubbio e certezza) e anche politica (su due fronti: che decisioni prendere in condizioni di incertezza e come trattare chi non aderisce alle affermazioni urlate e intolleranti di una sedicente maggioranza). L’articolo di Paolo Mieli sul Corriere di domenica 6 novembre affronta magistralmente queste domande invocando una categoria di giudizio delicata assai, ma altrettanto indispensabile, la ragionevolezza.
L’articolo va assolutamente letto. Qui anticipo solo che secondo Mieli:
- la certezza assoluta non esiste, tanto meno in questo caso la cui complessità è straordinaria; anzi non mancano forzature clamorose (gustoso l’esempio di Al Gore sanzionato da un tribunale britannico, ma che comunque ha costruito una carriera politica, e non solo, con le sue presunte denunce)
- le decisioni vanno prese anche in condizioni di incertezza (tanto più, sottolineo, visto che interventi come l’uso razionale dell’energia, l’impiego delle rinnovabili economicamente competitive, la diffusione del gas naturale che è abbondante e a basso impatto ambientale, la messa in sicurezza del territorio) hanno piena validità comunque, indipendentemente dalla valutazioni dell’impatto umano sui cambiamenti climatici
- va rispettato chi argomenta fondatamente e motivatamente i propri dubbi sulla prevalente interpretazione che i cambiamenti climatici siano dovuti alla CO2 immessa dall’uomo (esempio di intolleranza aggressiva e pericolosa per il futuro della scienza è il caso degli insulti alla Società Italiano di Fisica per aver chiesto di introdurre in un documento a firma plurima un’espressione di cautela, tipo “probabilmente”)
- va studiata seriamente la geopolitica delle emissioni di sostanze nocive, vere o presunte (sottolineo: dove nascono, per prodotti destinati a chi, dove è più efficace intervenire per contenerle).
E che c’entra Bruno Lauzi? Aveva capito tutto, esattamente quarant’anni fa, secondo me meglio di Popper, sopravvalutato come gli epistemologi successivi hanno dimostrato (ampiamente, ma spesso per reverenza troppo sommessamente). Ascoltate la sua canzone “Il dubbio e la certezza” uscita nel 1977 e forse vi convincerete della sapienza di Lauzi…