Venerdì Culturale 09.02.2024 “Gestione e conservazione della fauna selvatica nei territori rurali per una equilibrata coesistenza” – Presentazioni

Venerdì Culturale 09.02.2024 “Gestione e conservazione della fauna selvatica nei territori rurali per una equilibrata coesistenza” – Presentazioni

Relatori: Donato Rotundo (Confagricoltura), Ettore Randi (ex ISPRA) e Marco Franco Franolich (EPS – Ente Produttori Selvaggina)

Moderatore: Emanuele Triolo (FIDAF)

 

 LOCANDINA

PRESENTAZIONI:

Randi

ROTUNDO

Franolich

 

 


 

Il percorso di modifica della legge 157/92 ed il ruolo del CTNFV

Il problema della gestione della fauna selvatica ha ormai rilevanza per: il mantenimento della redditività delle attività agricole che sono fortemente danneggiate; per evitare l’abbandono dei territori montani e collinari (tra il censimento 2020 e 2010 sono stati persi altri 300.000 ha di Sau; per evitare l’ulteriore espansione della PSA; per evitare squilibri ambientali, rispristinando la densità della fauna compatibile con l’ambiente stesso e con le attività antropiche, soprattutto quelle agricole; per evitare danni all’ambiente nelle aree naturali; la tutela della salute e la sicurezza pubblica.

A fronte di questo quadro in continua evoluzione abbiamo una legislazione europea e nazionale che ha quasi trenta anni che non può affrontare in modo puntuale alle emergenze (danni alle attività agricole, alla biodiversità e la peste suina africana) e non può rispondere alle diverse esigenze che si stanno delineando nel territorio.

Donato Rotundo

Laureato in Scienze Agrarie presso la facoltà di Agraria di Bologna, attualmente è direttore dell’Area sviluppo sostenibile ed innovazione di Confagricoltura e coordina l’attività sui seguenti temi: Clima/Energia, Ambiente e territorio, Sostenibilità ed Economia circolare, Mezzi di produzione (fertilizzanti, prodotti fitosanitari, carburanti, macchine agricole), Agricoltura 4.0, Sicurezza alimentare e qualità, ricerca e innovazione. E’ componente del Comitato tecnico nazionale faunistico venatorio.

 

Rewilding in Italia. Prospettive e problematiche per la conservazione della fauna

Le grandi trasformazioni socio-economiche avviate nel nostro Paese immediatamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, hanno favorito vasti processi rinaturalizzazione, molti dei quali sono ancora in corso. In particolare, il declino delle attività agro-forestali in montagna e collina e l’urbanizzazione, hanno favorito l’espansione di boschi ed incolti, a cui sono seguite fasi di rapida ricolonizzazione di alcune specie di ungulati selvatici e la ricomparsa dei loro predatori. La rinaturalizzazione stata in buona parte spontanea, anche se in alcuni casi è stata sostenuta da rilasci di animali importati o allevati. Uno sguardo sommario alla situazione faunistica attuale consente di comprendere i motivi della diffusione di alcune specie di grandi mammiferi che, come il capriolo e il cinghiale, come l’orso bruno e il lupo hanno arricchito il patrimonio di biodiversità del nostro Paese, pur creando problemi di convivenza con la presenza umana e con alcune attività produttive. Abbiamo a disposizione conoscenze e tecnologie sufficienti promuovere la convivenza e ridurre i conflitti. Conoscenze che però, purtroppo, troppo spesso restano inutilizzate.

Ettore Randi

Laureato in Scienze Biologiche all’Università di Bologna, con dottorato di ricerca in Biologia della Conservazione all’Università di Aalborg (DK). È stato ricercatore e dirigente di ricerca presso l’Istituto Nazionale Fauna Selvatica, poi accorpato in ISPRA. Ha tenuto per oltre 15 anni un insegnamento di Genetica della Conservazione presso l’Università di Bologna. Ha svolto attività di ricerca nel campo della genetica applicata alla conservazione della fauna selvatica, occupandosi in particolare di carnivori, ungulati ed uccelli. Ha collaborato regolarmente con il Ministero dell’Ambiente, prestando fra l’altro servizio nella Commissione Scientifica CITES. Ha partecipato a progetti di conservazione in ambito nazionale e comunitario, in collaborazione con altri istituti di ricerca, con pubbliche amministrazioni e parchi nazionali.

 

 

La gestione faunistico venatoria negli istituti faunistici privati. Un modello di wildlife economy per il futuro

Gli istituti faunistici privati svolgono un’importante azione di conservazione dell’ambiente e della fauna che può e deve essere ulteriormente sviluppata. Per le loro caratteristiche (capacità decisionali e gestionali) le AFV sono in grado di fornire un notevole contributo occupazionale (guardiacaccia e tecnici faunistici) e culturale (fruizione extra-venatoria, sperimentazione di tecniche di gestione innovative, supporto alla ricerca applicata ed alla didattica). Queste caratteristiche legittimano gli istituti faunistici venatori come validi interlocutori per la politica e la società, in uno scenario di cambiamenti della gestione faunistico venatoria italiana che si prospettano inevitabili nel prossimo futuro.

Marco Franco Franolich

Docente presso la Scuola forestale Latemar (centro di formazione per i settori foreste, legno e caccia alle dipendenze dall’Agenzia Demanio della provincia autonoma di Bolzano) e direttore nazionale dell’Ente Produttori Selvaggina (ente aderente a Confagricoltura). Si occupa da oltre un ventennio di gestione della fauna selvatica in ambito nazionale a favore degli istituti faunistici privati e parchi nazionali.

 

 

 

Redazione Fidaf

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