La Strada del Riso dei Tre Fiumi è un’iniziativa di cui si sentiva l’esigenza sul territorio lombardo
La Strada del Riso dei Tre Fiumi è un’iniziativa di cui si sentiva l’esigenza sul territorio lombardo e rappresenta un’esperienza innovativa offerta ai Soci, ed alla comunità locale, quale rete di contatti fra gli imprenditori agricoli del settore risiero e non solo, e le realtà associative per la cultura e l’istruzione, con benefici effetti anche per gli abitanti dei centri meno popolosi, ma legati da comuni ed antiche tradizioni storiche della terra Lomellina, caratterizzata da battaglie cruenti, ma anche da racconti di amicizie memorabili come quella fra Amico e Amelio – i Santi dell’Amicizia – che, combattenti nella battaglia di Sant’Albino – Mortara – morirono sul campo nel 774 e, separati da morti, vennero ritrovati nella stessa tomba successivamente, ed i trovatori e i menestrelli medioevali cantarono le loro gesta leggendarie in tutto il nord Europa!
Questa fertilissima terra pavese, – irrigata mirabilmente dai fiumi Po, Sesia e Ticino, con una popolazione da sempre molto operosa -, è da secoli una delle plaghe più intensamente produttive della Lombardia: dal riso ai vini, dai formaggi ai frutteti, passando per gli allevamenti di bestiame bovino, suino ed anche di palmipedi e pollame in genere, con industrie alimentari di fine Ottocento che spaziavano dalla macinazione dei cereali alla brillatura del riso, dalle fabbriche di paste alimentari agli oleifici (olio di lino e ravizzone e l’olio di noce), dalle fabbriche di cioccolato, torroni e dolci, mostarde, dolciumi, rosolii e confetti. Ma negli ultimi anni del XXI’ secolo questa terra ha subito una perdita di dinamismo e di concorrenzialità rispetto ad una offerta nazionale ed estera – specie dall’orientesempre più aggressiva, ed altri competitor nazionali con produzioni agricole meno prestigiose.
L’evoluzione di questo territorio ha avuto sin dall’antichità protagonisti il mais, il riso, i formaggi quali le robiole, il vino, la selvaggina, i funghi, gli asparagi, le zucche, ed i salumi tra cui quello di suino Dop di Varzi e quello d’oca di Mortara, che dal 2004 ha ottenuto il riconoscimento europeo Igp.
Questa biodiversità dovrebbe essere un tesoro da salvaguardare e difendere, così come scriveva il prof. Corrado Barberis – l’allora Presidente dell’Istituto nazionale di Sociologia Rurale – INSOR – in “Gastronomia e Società “ nel 1984 e, nel contempo, indicava le terre lombarde quali sede della più antica industria ma anche della più produttiva agricoltura italiana, con un collegamento diretto tra agricoltura e qualità del prodotto, con eccellenze alimentari, dai formaggi ai vini, dimostrando che “ il successo economico non va sempre a scapito della qualità e, dove si produce molto, si riesce anche, talvolta, a produrre bene”. Inoltre, sempre quarant’anni fa, Barberis scriveva che l’agricoltura si trova ad un bivio: da un lato una produzione gastronomica di qualità, destinata a diventare sempre più importante in una società più ricca, che considera il cibo quale piacere e fonte di sensazioni memorabili, e dall’altro una produzione alimentare di massa, dove gusti e sapori affogano in un mare di calorie, proteine e vitamine “vendute a stracciamercato”.
Tutti concetti attualissimi, che confermano il fatto che un prodotto alimentare tipico di un territorio si trasformi anche in un prodotto territoriale solo quando c’è consapevolezza tra gli abitanti di quell’area che quell’alimento fa parte del “proprio patrimonio culturale”,
che crea un legame fra mercato agricolo legato a variazioni nelle rese stagionali tra le varie aziende, ma che apre pure una buona
integrazione agricola, industriale e commerciale.
Queste produzioni tipiche creano inoltre contatti importanti e anche inaspettati, suscitano interesse da parte di imprenditori esteri; il riso coltivato nella provincia di Pavia rappresenta il principe dei prodotti tipici della zona e, sia per qualità che per quantità, fa assurgere questo territorio a dimensione europea, rafforzando le esportazioni nazionali. Un mio ricordo particolare va a Erminio Brustia che, con la consorte Irene Bruzzone Brustia (Past Presidente della Borsa Merci di Mortara), erano venuti in Albania nel 2005 – all’indomani della cruenta guerra nei Balcani – per promuovere il riso di Lomellina, preceduti dall’invio di una congrua quantità del cereale ad una scuola alberghiera e ad alcuni selezionati ristoranti di Tirana che avevano impegnato, sia gli studenti migliori che i propri cuochi, nella preparazione dei piatti a base di riso della tradizione locale, e distribuiti poi tra gli ospiti della Fiera del Levante, riscuotendo molto successo.
Il riso lomellino, con le sue imprese agricole, e l’intraprendenza in particolare delle imprenditrici agricole – considerate a buon ragione più intraprendenti e coraggiose dei colleghi uomini, una dimostrazione sono Cristiana Sartori presidente della Strada del Riso dei Tre Fiumi, la dott. Marta Sempio e altre tra cui Le Donne dell’Alfa – genera anche una dimensione turistico-gastronomica, in cui il “paniere pavese” così ricco e diversificato ha un ruolo importante e rafforza, favorendo anche l’area milanese, con un incoming turistico dall’estero di buongustai (appartenenti anche al mondo finanziario anglosassone e non solo), che fanno turismo gastronomico e si fidelizzano nei luoghi dove hanno vissuto esperienze emozionanti.
Anche l’agriturismo nell’intera provincia trova terreno fertile, grazie alla presenza di numerosi borghi con reminiscenze storiche importanti e potrebbe “fare rete” fra le componenti del variegato comparto agroalimentare, ancora poco conosciuto all’estero, nonostante l’impegno di associazioni di categoria, enti locali e Camera di Commercio di Pavia. Negli ultimi decenni si è perso molto della biodiversità di questa area, frutto di mancate scelte imprenditoriali e politiche che in passato avevano portato sviluppo economico e benessere, ma che negli anni subiva lo spopolamento progressivo delle campagne verso le città -dove si potevano trovare più servizi adeguati alle proprie esigenze primarie – ; ma nel XXI secolo – con una maggiore diffusione delle tecnologie digitali che consentono di comunicare e di lavorare “da remoto” – , si può ipotizzare un ritorno dalle città alle campagne e nei piccoli borghi, restituendo più tempo per se stessi e la famiglia.
Ma per supportare questi cambiamenti epocali con il rifiorire dei piccoli centri cittadini, ci vogliono infrastrutture efficienti, tecnologie digitali ed elettroniche efficaci, oltre ad infrastrutture del trasporto pubblico – strade, ferrovie, autobus – ed anche scuole, ospedali, ecc. Così come di infrastrutture agricole: dall’illuminazione agricola, alle opere di bonifica di miglioramento irriguo, ecc.
Non basta l’alta velocità introdotta dalle Ferrovie statali in base alla quale in tre ore da Roma si è a Milano, quando per raggiungere Mortara -distante 45km – si devono effettuare cambi di stazioni e mezzi di trasporto per un totale – nella migliore delle ipotesi – di due ore e mezzo!
Quindi favorire questa Strada del Riso dei Tre Fiumi, inserita in una rete di altrettanti percorsi culturali , tra cui le Strade del vino e dei Sapori della Regione Lombardia, che vedono la valorizzazione di altri prodotti tipici e di beni culturali, dai vini alle specialità gastronomiche- dai percorsi anche religiosi quale la via Francigena, il cammino di Sant’Agostino, ed altri quali quelli delle garzaie lombarde, ecc. significa promuovere la permanenza dei turisti sul nostro territorio, favorire la scoperta di luoghi meno conosciuti attraverso un modello di sviluppo del turismo diffuso sostenibile, supportato da infrastrutture adeguate, e che potrebbe apportare nuovi ed importanti sviluppi economico- sociali.
I viaggiatori scelgono destinazioni che permettono loro di vivere esperienze uniche, personalizzate e irripetibili. Nel 2025 ci sarà il Giubileo – appuntamento storico e globale con valenza culturale e spirituale – che vedrà l’arrivo di turisti in Italia da tutto il mondo, e la meta non sarà solo Roma, anzi la città Eterna dovrà essere solo una tappa, – le statistiche infatti parlano di una permanenza media nella Città Eterna di soli due giorni e mezzo, poi i turisti passano alle città del nord (Venezia in primis) per fare shopping! Sarà quindi compito degli imprenditori lombardi e pavesi in particolare – anche dei borghi più piccoli e isolati – di organizzare pacchetti turistici invitanti, sviluppando servizi comuni e mettendoli in rete, con il preciso intento di attrarre il turista e proponendo programmi di viaggio intenso e indimenticabile.