“OGM” “fallimentari”? Parole e fatti
In un suo recente intervento (www.georgofili.info/contenuti/biotecnologie-e-miglioramento-genetico-riuscir-il-genome-editing-dove-hanno-fallito-gli-ogm/14970), il prof. Mario Enrico Pè dichiara il “sostanziale fallimento degli OGM in agricoltura”, adducendo alcuni argomenti logicamente ed empiricamente insostenibili.
La radicale affermazione è che “di fallimento si tratta, nonostante i milioni di ettari coltivati nel mondo con OGM.” Se le parole hanno un senso, “fallimento” significa fallimento: non ci verrà rimproverato se usiamo una mera tautologia, perché ci sembrerebbe offensivo per qualsiasi lettore trascrivere una definizione da un dizionario. La bizzarra proposizione che unisce la nozione di “fallimento” con la diffusione mondiale della tecnologia (solo dove è permessa, benché non manchino casi di vendite sottobanco e contrabbando di sementi transgeniche dove sono proibite) ha già costretto qualche commentatore ad acrobazie semantiche, con espressioni tipo “fallimento di successo” (www.stradeonline.it/scienza-e-razionalita/4208-un-fallimento-di-successo#).
L’autore rileva che “le varietà OGM di successo si limitano all’introduzione di un numero di caratteri che si può contare sulle dita di una mano. Un risultato ben magro per una tecnologia che si proponeva di rivoluzionare il modo di fare miglioramento genetico.“ E’ vero. Non poteva essere altrimenti, visto che la regolamentazione anti-scientifica (Ammann 2014) adottata in molti paesi, in particolare in Europa, e ancor più in Italia, ha imposto agli sviluppatori dei cosiddetti “OGM” – acronimo senza senso, non dimentichiamolo: un ingannevole e tendenzioso meme virale, non un concetto – irragionevoli carichi burocratici e asfissianti restrizioni alla sperimentazione delle colture transgeniche: generando così un oligopolio dovuto al fatto che solo multinazionali con le spalle finanziariamente larghe possono sostenere i costi connessi (Miller e Conko 2003) – aziende che, ovviamente, hanno puntato solo sui tratti commercialmente più redditizi (soprattutto resistenza agli insetti e tolleranza agli erbicidi).
Quindi, dire che “il loro fallimento sia dipeso in buona parte anche dall’incapacità di questa tecnologia di proporre quella gamma di caratteristiche ‘migliori’ necessarie a rendere fortemente desiderabili le piante OGM anche al di fuori dell’agricoltura intensiva” è scorretto: non si tratta di “incapacità della tecnologia”, ma di camicia di forza legalistica imposta (non dappertutto) a chi quella tecnologia voleva svilupparla. “Tale incapacità è dipesa principalmente dall’insufficiente conoscenza dei complessi meccanismi genetici e molecolari”? Può essere: se si soffoca chi vuole studiare tali meccanismi, e soprattutto si impedisce di sperimentare in campo i possibili prodotti che derivano (potrebbero derivare) dalle nuove conoscenze, che cosa ci si può aspettare se non un “fallimento”?
Per cui, certo, “Le complessità organizzative e i costi elevati correlati all’introduzione sul mercato di nuovi OGM dovuti alla regolamentazione vigente, e le problematiche legate alla scarsa accettazione da parte della pubblica opinione, hanno fatto il resto.” Dove il prof. Pè, un po’ tardivamente nel suo testo, individua i fattori che hanno generato il “fallimento” di una tecnologia (di nuovo: stasi e blocco ingiustificati in EU e in Italia, non dove hanno saputo sfruttarla, vendendoci a milioni di tonnellate quei prodotti “fallimentari” che tengono in piedi la mangimistica europea – politica contraddittoria quant’altre mai: v. Tagliabue 2016). Solo che l’autore non condanna la “regolamentazione vigente” come squinternata e controproducente, né rileva che “la scarsa accettazione da parte della pubblica opinione” dipende soprattutto dalle campagne insensatamente allarmistiche di organizzazioni sedicenti ambientaliste che – solo per fare qualche esempio – mettono cartelli di allarme radioattivo accanto ai campi di mais Bt (quando non li devastano restando sostanzialmente impuniti), si inventano le fragole-pesce o consimili idiozie (Clancy e Clancy 2016), si oppongono al Golden Rice con un impegno e una costanza che sarebbero degni di assai miglior causa (Dubock, Potrykus, Beyer 2019), mentendo e travisando volutamente la realtà in continuazione (Saletan 2015).
Dulcis in fundo, quando il prof. Pè accenna a “quella azione innovativa che ha caratterizzato da sempre la nostra ricerca e innovazione in agricoltura”, ricordiamo che non c’è immagine migliore (peggiore!) che indichi il “fallimento” dell’innovazione che le colture transgeniche avrebbero potuto portare all’agricoltura italiana e mondiale di quella riportata qui sotto: il prof. Eddo Rugini guarda i bulldozer che distruggono i suoi orti e frutteti sperimentali all’Università della Tuscia. Trent’anni di lavoro pagati da noi, distrutti con macchinari pagati da noi! “Fallimento” imposto da tutti i governi degli ultimi decenni: di destra, di sinistra, di sopra e di sotto.
Distruzione di colture sperimentali all’Università della Tuscia.
Fonte: Nature (blog), 12 June 2012. http://blogs.nature.com/news/2012/06/italian-anti-gm-group-wins-destruction-of-30-year-old-olive-tree-project.html
Giovanni Molteni Tagliabue – Esperto in aspetti socio-politici e legislativi delle biotecnologie agricolturali,
Mariano Comense
Ermanno Comegna, Economista agrario, Roma
Alberto Guidorzi – Agronomo, Mantova
Tommaso Maggiore – Professore ordinario di agronomia e coltivazioni erbacee, Università di Milano
Piero Morandini – Ricercatore in Fisiologia Vegetale, Università di Milano
Marco Aurelio Pasti – Agricoltore, Venezia
Deborah Piovan – Imprenditrice agricola, Rovigo
Citazioni
Ammann, Klaus [2014] Genomic Misconception: a fresh look at the biosafety of transgenic and conventional crops. A plea for a process agnostic regulation. New Biotechnology, January 2014, 31(1):1-17
Clancy, Kelly A.; Clancy, Benjamin [2016] Growing monstrous organisms: the construction of anti-GMO visual rhetoric through digital media. Critical Studies in Media Communication, 2016, 33(3):279-292
Dubock, Adrian; Potrykus, Ingo; Beyer, Peter [2019] We Pioneered a Technology to Save Millions of Poor Children, But a Worldwide Smear Campaign Has Blocked It. Leapsmag (website), 9 December 2019
Miller, Henry I.; Conko, Gregory [2003] Bootleggers and Biotechs. Regulation, Summer 2003, p. 12-14
Saletan, William [2015] Unhealthy Fixation. Slate, 15 July 2015, www.slate.com/articles/health_and_science/science/2015/07/are_gmos_safe_yes_the_case_against_them_is_full_of_fraud_lies_and_errors.html
Tagliabue, Giovanni [2016] European incoherence on “GMO” cultivation vs. importation. Nature Biotechnology, July 2016, 34(7):694-695