Musica, mondo contadino e riti agrari nel Lazio. Ricerca comparata tra le fonti
1. Musica popolare e riti agrari
Il presente contributo è frutto di un’analisi comparata degli studi svolti in Italia a partire dagli anni ‘50 del ‘900 sul tema dei riti agrari e delle tradizioni nel mondo contadino, con particolare attenzione alla produzione musicale che accompagna il ciclo annuale delle attività agricole nel Lazio. La maggior parte della bibliografia esistente, anche se di recente pubblicazione, rimanda a ricerche realizzate sul campo fino alla metà degli anni ‘70 del secolo scorso.
La vita contadina in Italia si svolgeva seguendo il ritmo delle stagioni, con momenti scanditi da rituali dal significato profondo e spesso arcaico. Il bisogno del rito si spiega con il legame esistente tra il ciclo della natura che vive, muore e rinasce e la vita stessa dell’uomo. La regola e il rito facilitavano la trasmissione dell’esperienza e della conoscenza: il proverbio, la ritualità agraria, l’orazione-preghiera, la tecnica del lavoro. La coincidenza tra necessità dell’uomo e possibilità della natura rafforzava il valore del rito e gli assegnava una dimensione religiosa. L’espressione del “sacro” rituale diveniva anche “regola” agronomica, norma di vita e cultura.
Il mondo contadino a cui facciamo riferimento è quello caratterizzato dai “lunari orali”, che scandivano il ciclo dell’anno agrario. La festa e la ritualità ad essa collegata, era espressione collettiva, vissuta attraverso un canone cerimoniale della vita individuale e dei problemi quotidiani, del sacro connaturato al lavoro nei campi nel suo rapporto di dipendenza totale da Madre Terra. Così le feste agrarie si disponevano con diversa intensità nell’arco di un anno: più frequenti all’aprirsi del ciclo vegetale; più diradate, ma non meno piene di significato, nelle fasi dalla maturazione al raccolto. Così ad esempio nel tempo cristiano, il Natale cadendo nel periodo del solstizio invernale, al culto del Sole subentrò Cristo; seguiva il periodo dell’equinozio primaverile e la festa di San Giovanni Battista, che coincideva in passato con l’equinozio d’estate. Questi erano i periodi più densi di riti agrari, mentre meno carico di ritualità agraria era l’equinozio di autunno. Seguivano poi le feste mobili: la Pasqua e le feste legate ai calcoli lunari, così che nel lunario orale si trovavano celebrazioni solari arcaiche e della liturgia cristiana, integrate e sovrapposte al punto da non poter essere oggi spesso riconosciute o separate. La vera autenticità della concezione contadina del tempo è sempre stata in un rapporto indissolubile e sacro tra l’uomo e la natura.
In questo mondo la dimensione musicale ha avuto un ruolo centrale e dominante; una musica “extra-colta” di tradizione orale, nata e trasmessa all’interno delle comunità di contadini, pastori, pescatori e piccoli artigiani. I suoi repertori vengono anche definiti dagli studiosi del settore con i termini di “musica popolare” o “tradizionale”, “folklore musicale” o “musica folklorica”. Nelle culture orali infatti la musica ricopre una pluralità di funzioni di ampio significato sociale e culturale: essa è legata a occasioni specifiche ed è patrimonio collettivo; a volte mostra forme molto complesse; richiede specializzazione e professionismo degli esecutori. Il musicista popolare, erede di una tradizione orale, replica e reinventa ogni volta modelli tradizionali, in una continua riformulazione del patrimonio sonoro che, non avendo riferimenti nella scrittura, affiora e prende corpo solo nel momento dell’esecuzione.
I canti del mondo contadino e pastorale, rappresentano lo strato più profondo, consolidato e antico delle tradizioni musicali popolari in Italia. Spesso, oltre alla forma musicale, è il modo di cantare o il tipo di voce a denunciare l’appartenenza e l’identità dell’esecutore. Una delle caratteristiche tipiche dei canti diffusi nel mondo popolare è quella di essere legati alle modalità stesse della vita tradizionale e quindi a occasioni determinate e funzioni specifiche: il lavoro nei campi e le diverse modalità di vita all’aperto ad esso collegate, rappresentano il contesto di riferimento per le tradizioni musicali proprie del mondo contadino e pastorale; il “cantare all’aperto” condiziona il tipo di emissione vocale, l’andamento melodico e le dinamiche. In termini d’identità culturale, il paese o il borgo, costituiscono la comunità di riferimento nell’immaginario popolare e contadino. In alcuni territori questa comunità era costituita, fino alla prima metà del secolo scorso, dalla “corte” in cui vivevano e lavoravano i braccianti e i contadini a mezzadria.
Oltre ai canti legati al ciclo del lavoro e delle stagioni, il repertorio contadino include i canti religiosi, soprattutto quelli di pellegrinaggio o legati comunque a momenti di processione, che rappresentano momenti di straordinaria comunicazione e integrazione sociale, in cui la musica rivela tutto il suo potere quale fonte di espressione di emozioni, di rappresentazione simbolica e di manifestazione dell’identità culturale di una comunità…