Perché diamo credito a infondate previsioni millenaristiche sul destino della nostra civiltà? Non è il modo per indurre ai giusti comportamenti

Perché diamo credito a infondate previsioni millenaristiche sul destino della nostra civiltà? Non è il modo per indurre ai giusti comportamenti

La filiale australiana della rete televisiva americana ABC News ha qualche mese fa riproposto le conclusioni di un ben noto studio del 1973 consistente nell’applicazione di un modello su computer per la previsione delle prospettive future del pianeta messo a punto da un gruppo di ricercatori del famoso MIT americano. I ricercatori del MIT svilupparono il programma di simulazione su calcolatore denominato “World One” su richiesta del “Club di Roma”, un’associazione composta da pensatori, ex capi di governo, scienziati e burocrati dell’ONU che si è era posta l’obiettivo di “promuovere la comprensione delle sfide globali che l’umanità deve affrontare e in ordine alle quali proporre soluzioni attraverso l’analisi scientifica, la comunicazione e la rappresentazione degli interessi“.

Lo studio portò a previsioni molto pessimistiche riassunte nelle frasi seguenti.

“Intorno al 2020 […] lo stato del pianeta sarà molto critico. Se non facciamo nulla per fermarlo, la qualità della vita scenderà a zero. L’inquinamento diventerà così grave che ucciderà le persone, il che a sua volta ridurrà la popolazione a un livello più basso di quello del 1900. In questa fase, intorno al 2040-2050, la civiltà come la conosciamo su questo pianeta finirà“…

 

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Strada con cipresso e stella, 1890
Strada con cipresso e stella, 1890

Redazione Fidaf

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