Senza fitofarmaci non si può garantire l’approvvigionamento di cibo
La Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità la mozione riguardante l’uso conforme alle normative per gli agrofarmaci (impropriamente definiti “pesticidi”) che tutelano le colture agrarie e il bestiame da parassiti e patogeni.
In particolare, nel testo si raccomanda di fare un uso “più responsabile” dei fitofarmaci, al fine di razionalizzarne sempre di più l’utilizzo, e di sostenere pratiche di produzione innovative e integrate con l’ambiente.
La sostenibilità ambientale ed economica della produzione agricola, la salubrità e la sicurezza alimentare, ma più in generale la tutela delle risorse per le generazioni future, devono essere obiettivi consoni alle esigenze di ciascun soggetto con guida di buon senso.
La razionalizzazione dell’impiego dei prodotti fitosanitari costituisce una sfida per tutti gli operatori del settore, tanto nelle tecniche di produzione “convenzionali” che in quelle “biologiche”. Infatti, senza fitofarmaci non è attualmente possibile ottenere una produttività sufficiente a garantire la sicurezza alimentare Frumento, riso, mais, soia e orzo senza l’ausilio degli agrofarmaci potrebbero perdere oltre il 30% della loro produzione.
I nostri agricoltori oggi usano fitofarmaci con una diminuzione nei quantitativi totali utilizzati (-1,8% l’anno in Italia dal 2003 al 2016). Tale diminuzione si deve in parte anche alla sintesi di nuove molecole a impatto ambientale sempre più ridotto e attive a dosi sempre più basse e al grande sforzo fatto da aziende private e pubbliche per mettersi in linea con le richieste del Piano di Azione Nazionale, proposto dalla direttiva UE 2009/128.
Senza fitofarmaci (tra cui i prodotti rameici ampiamente utilizzati nelle produzioni biologiche) la produzione italiana di vino potrebbe crollare del 50%, mettendo in crisi un settore più che mai strategico per il nostro export.
Questi esempi dovrebbero rendere cauti nel proporre l’eliminazione totale dei fitofarmaci, una soluzione che metterebbe in ginocchio l’intero settore agricolo, a cominciare dall’agricoltura biologica.
Per questo si auspica un approccio razionale, responsabile e non demagogico a una tematica delicata e complessa, in cui è purtroppo facile introdurre elementi mistificatori e speculativi che consenta di unire gli sforzi di scienziati, studiosi, tecnici e produttori agricoli con quelli del Legislatore per superare la logica spesso fuorviante del processo produttivo “bio” opposto al c “convenzionale”, puntando sulla realizzazione di prodotti caratterizzati da livelli qualitativi elevati e misurabili, anche a tutela dei diritti del consumatore.