Programmi dei precedenti cicli
09/02/2018
Enrico Malizia
E’ clinico e tossicologo, professore emerito dell’Università la Sapienza di Roma e Philadelphia, ha fondato e diretto il Centro Antiveleni di Roma, ha ricevuto la Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica e dal Ministero della Sanità, oltre a 3 lauree “honoris causa”, è anche un umanista appassionato, che nel corso degli anni ha dedicato studi e saggi a temi molto vari, attività che, di tutto diritto, lo rendono una figura di intellettuale d’altri tempi, a 360 gradi.
PARACELSO, Scienziato e mago
Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim detto Paracelso, cioè “eguale a” o “più grande” di Aulus Cornelius Celsus, (nato a Einsiedeln, 14 novembre 1493 – morto a Salisburgo, 24 settembre 1541), è stato uno dei riformatori più importanti nel passaggio tra medioevo e evo moderno. Ebbe una vita molto movimentata con rapidi spostamenti attraverso l’Europa e l’Asia e incredibili avventure, la più significativa delle quali fu l’aver bruciato i testi di Avicenna e Galeno sulla pubblica piazza di Basilea, dove era professore di medicina, in quanto da lui ritenuti giustamente antiquati, inesatti e nocivi alla preparazione dei giovani medici.
Le sue riforme coinvolsero principalmente la medicina, in quanto, oltre al rigetto dei sacri testi sopra citati affermò che le malattie non vengono da punizioni di dio, santi o demoni ma, da alterazioni del nostro corpo. La cura pertanto deve essere quella di aiutare la natura a guarire, non deprimendo i poteri di difesa naturali, che oggi chiamiamo immunologici. “La buona alimentazione è essenziale per la salute dell’uomo”. Seguendo tali principi ottenne guarigioni che facevano gridare al miracolo, mentre gli avversari lo accusavano di magia e stregoneria. Tentò la creazione di nuovi esseri umani da lui chiamati Omuncoli facendoli derivare da spermatozoi coltivati in provetta, un concetto ripreso la seconda metà del secolo scorso con risultati positivi in quanto contrariamente a Paracelso vengono introdotti in provetta l’ovulo fecondato dal seme maschile (fecondazione artificiale). Fu fondatore della chimica, della tossicologia, della nuova filosofia medico scientifica, ma, incongruente come era, fu anche un grande alchimista, disconoscendo però a questa pratica la possibilità di tramutare metalli meno nobili in preziosi come l’oro. Credeva all’esistenza di esseri soprannaturali ma mortali, da lui chiamati elementali perché ogni tipo di essi avrebbe presieduto a uno dei 4 elementi aristotelici: aria (silfidi), acqua (ninfe), fuoco (salamandre), terra (gnomi). Di recente queste ultime fantastiche creature, gli gnomi, hanno avuto grande successo poiché in molti individui hanno affermato illusoriamente di averli visti e frequentati (E. Malizia e H. Ponti: Gli Gnomi Miti, leggende e segreti, 2013).
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16/02/2018
Andrea Sonnino
Il Dr. Andrea Sonnino ha conseguito la laurea in Scienze Agrarie presso l’Università di Bologna nel 1976. Attualmente lavora come Dirigente di Ricerca presso l’ENEA, Divisione Biotecnologie e Agroindustria. Dal 2001 al 2017 ha svolto la propria attività professionale presso la FAO di Roma, dove ha ricoperto l’incarico di Chief, Research and Extension Unit e coordinato progetti di rafforzamento delle capacità di ricerca ed innovazione dei Paesi in via di sviluppo. In precedenza il Dr. Sonnino ha svolto attività di ricerca di miglioramento genetico delle piante coltivate all’ENEA presso il C.R. Casaccia (Roma) e presso l’International Potato Center di Lima, Perù. Durante la sua carriera il Dr. Sonnino ha pubblicato più di 100 lavori su riviste scientifiche internazionali, è autore o curatore di 12 libri, ha ottenuto 3 varietà migliorate e una biotecnologia brevettata. Il Dr. Sonnino è vice presidente della FIDAF (Federazione Italiana Dottori in Agraria e Forestali) e socio corrispondente dell’Accademia dei Georgofili.
Dialogo nell’agroalimentare: per un nuovo contratto sociale tra scienza e società
Il distacco tra scienza e società sta diventando sempre più ampio, con almeno due gravi conseguenze: i risultati della ricerca fanno fatica a essere accettati dal pubblico per cui non sempre riescono a generare i benefici attesi; e il ruolo dei portatori tradizionali di conoscenza, scienziati e professionisti delle varie materie, stenta a essere riconosciuto come socialmente rilevante. I tentativi di migliorare la comunicazione della scienza basati sul principio del deficit cognitivo si sono fin qui rivelati inefficaci. Sembra quindi necessario rifondare su nuove basi il contratto sociale tra scienza e società, tra professione e pubblico, aprendo un dialogo partecipativo capace di ristabilire la fiducia reciproca e prendere e applicare decisioni condivise. Un nuovo contratto sociale può restituire dignità ai portatori tradizionali di conoscenza, assicurare impatto ai programmi di ricerca e ripristinare l’efficacia dei relativi investimenti pubblici.
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23/02/2018
Michele Stanca
Laurea in Scienze agrarie, Università di Bari. Direttore della Sezione di Fiorenzuola d’Arda dell’Istituto sperimentale per la Cerealicoltura, poi Centro di ricerca per la genomica e la postgenomica animale e vegetale di Fiorenzuola d’Arda e dell’Unità di ricerca per la genomica e postgenomica di Metaponto (CREA), sino al 31 maggio 2009. Costitutore di varietà di orzo di successo a livello nazionale. Promotore di ricerche di genomica strutturale e funzionale, di proteomica e crop systems biology. Già Presidente della Sezione Cereali della European Association of Plant Breeding Research – EUCARPIA. Presidente Società Italiana Genetica agraria. Ora è professore a contratto gratuito di “Miglioramento genetico e OGM in agricoltura” presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. E’ Presidente dell’Unione Italiana delle Accademie per le Scienze Applicate allo Sviluppo dell’Agricoltura, alla Sicurezza Alimentare e alla Tutela Ambientale -UNASA-.
Sviluppo di Alimenti Funzionali per Migliorare la Salute Umana nel Terzo Millennio
E’ noto che nei paesi occidentali è enormemente diminuito il consumo di alimenti contenenti fibre , lasciando il posto a prodotti altamente raffinati e ad una eccessiva assunzione con la dieta di carboidrati, proteine e lipidi. Ciò provoca un rischio crescente di sviluppare malattie croniche come obesità, diabete mellito di tipo 2 e malattie cardiache coronariche . Le evidenze scientifiche relative al ruolo della dieta nel verificarsi di diverse malattie croniche hanno aumentato l’interesse per i nutraceutici (termine ottenuto dalla fusione di “nutrizione” e “farmaceutica”) e di cibi funzionali. Questi sono alimenti che possono apportare un beneficio alla salute, al di là dell’alimentazione di base, se assunti con la normale dieta quotidiana, in quantità regolarmente consumabili.
Gli alimenti funzionali possono essere ottenuti utilizzando diverse specie vegetali contenenti polisaccaridi non amidacei (beta-glucani) e metaboliti secondari con funzioni antiossidanti (antociani, tocoferoli). Questi polisaccaridi sono polimeri ad alto peso molecolare (e formano soluzioni altamente viscose) che possono ridurre l’assorbimento del glucosio e bloccare il colesterolo. I b-glucani sono considerati fibre solubili con effetti ipoglicemici e ipocolesterolemici. Una dieta con indice glicemico basso aiuta soprattutto i diabetici , ma anche i soggetti sani, a gestire il controllo della glicemia. La moderna scienza Agroalimentare è oggi indirizzata verso l’indroduzione di nuove specie ( Quinoa, Amaranto, Miracle Fruit, ecc.), lo sviluppo di nuove varietà con caratteristiche particolari e conseguentemente alimenti – assunti giornalmente : pane, pasta ecc.- ad elevata valenza salutistica che favoriscano il mantenimento di un buon stato di salute.
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02/03/2018
Marina Carcea
Laurea in Scienze Agrarie e Diploma Ordinario e di Specializzazione della sez. di Agraria della Scuola Sant’Anna di Pisa. Ha lavorato come ricercatore presso università straniere e presso la FAO. Attualmente Dirigente Tecnologo del Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria(CREA-AN). Ha coordinato numerosi progetti di ricerca nazionali e internazionali sulla qualità tecnologica e nutrizionale degli alimenti con particolare riferimento ai cereali e derivati ed è autrice di circa duecento pubblicazioni. Già Docente del Corso di Tecnologie dei processi alimentari dell’Università di Tor Vergata, Roma. Fa parte di numerose commissioni nazionali e internazionali sulla qualità degli alimenti (MIPAAF, MinSal, Regioni, Commissione Europea, Codex, UNI). E’ stata Presidente dell’Assoc. Ital. di Scienza e Tecnologia dei Cereali (AISTEC) e dell’Intern. Association for Cereal Science and Technology (ICC). E’ Accademico Corrispondente dell’Accademia dei Georgofili e dell’ICC Academy.
Pane e vino: identità e legami con il territorio
Il pane e il vino oltre ad essere accomunati dalla tradizione cristiana che dà loro un alto valore simbolico e mistico, sono anche uniti dal fatto di derivare da una trasformazione biotecnologica in cui in entrambi i casi sono i lieviti, microrganismi appartenenti al regno dei funghi, che attuano tutte quelle trasformazioni della materia prima che danno al prodotto finale i suoi elementi di peculiarità. Questa caratteristica, unitamente alle materie prime da cui derivano, cereali in un caso e uva nell’altro, fanno si che questi due prodotti alimentari siano, nelle loro innumerevoli tipologie, strettamente connessi al territorio da cui provengono ed in altre parole esempi perfetti di legame di un alimento con l’ambiente in cui viene prodotto, ovviamente nelle loro forme tradizionali. Questo legame è talmente forte che in entrambe le tipologie di alimenti possiamo trovare numerosi prodotti che hanno ottenuto marchi di origine territoriale riconosciuti dall’Unione Europea.
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09/03/2018
Emanuele Marconi
Professore ordinario per il settore scientifico disciplinare AGR15 “Scienze e Tecnologie Alimentari” presso il Dipartimento Agricoltura Ambiente e Alimenti dell’Università degli Studi del Molise. Presidente dell’Associazione Italiana di Scienza e Tecnologia dei Cereali (AISTEC) Direttore del Centro Interateneo di Eccellenza per la Ricerca e l’Innovazione su Pasta e Cereali Trasformati (CERERE) Università degli Studi del Molise – Campobasso. Componente del Consiglio di Presidenza e del Comitato scientifico del Cluster Nazionale Agri-Food. Accademico aggregato “Sezione Centro-Ovest”dell’Accademia dei Georgofili. Titolare dei corsi di insegnamento: a) Processi delle Tecnologie Alimentari, b) Tecnologia dei Cereali e dei Prodotti dolciari, rispettivamente per il Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari e per il Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie Alimentari dell’Università del Molise. Titolare dell’insegnamento di Tecnologie Alimentari 2 per il Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell’Alimentazione e della Nutrizione Umana presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma. L’attività di ricerca ha riguardato in particolare la tecnologia e la valutazione della qualità tecnologica e nutrizionale dei cereali e derivati, lo studio e lo sviluppo di ingredienti e alimenti funzionali e la standardizzazione di metodologie innovative per la determinazione di marcatori di processo e di prodotto degli alimenti. Tale attività è documentata dalla pubblicazione di oltre 170 lavori su riviste nazionali ed internazionali con revisori.
Eccellenza della pasta italiana
Il seminario verterà su aspetti culturali e tecnico-scientifici della pasta italiana vera eccellenza del made in Italy riconosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. Disinformazione ed interessi di parte purtroppo stanno minando la credibilità del comparto. I temi che saranno trattati riguardano: fattori che influenzano la qualità del prodotto finito (materia prima e processo), qualità di cottura della pasta, origine del grano in etichetta, informazione e comunicazione, normativa del settore, pasta da cd grani antichi e delle meraviglie, disciplinari DOP/IGP, paste funzionali “superspaghetti”, paste per celiaci, importanza della scienza e della ricerca per l’evoluzione del settore, richiesta di prodotti tradizionali: evoluti o involuti?, la pastasciutta nel manifesto della cucina futurista etc. Gli argomenti verranno affrontati in maniera strettamente tecnico-scientifica ma con approccio dialettico e provocatorio per stimolare l’interesse ed il coinvolgimento dei partecipanti.
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16/03/2018
Lucio Fumagalli
Vicepresidente e Segretario Generale dell’INSOR, dal 2015 ha assunto la responsabilità della conduzione dell’Istituto dove sta sviluppando nuove metodologie a sostegno delle aree di attività di ricerca.
Presidente di BAICR Cultura della Relazione insegna organizzazione della comunicazione e tecniche di marketing cooperativo o simbiotico in numerosi master universitari promossi dal BAICR con l’Università Tor Vergata di Roma e con il Politecnico di Milano. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università Statale di Milano ha frequentato il Corso Biennale di Gestione Aziendale presso l’Università Bocconi di Milano e ha svolto una ampia attività professionale in Italia e all’Estero in diverse aziende tra cui Accenture. E’ fondatore e presidente di 4changing spa.
A partire dai primi anni duemila, quando inizia la collaborazione con l’Università Sapienza di Roma, è impegnato nella identificazione delle metodologie e soluzioni anche tecnologiche che permettano ai soggetti sociali, culturali ed economici di ridotte dimensioni, tipici della realtà italiana e non solo, di trovare equilibrio, sostenibilità e sistemi di collaborazione anche nei nuovi contesti internazionali in forte evoluzioni globale.
I Big Data e le informazioni digitali a sostegno delle indagini sociali e di promozione commerciale in ambito rurale.
L’Istituto Nazionale di Sociologia Rurale ha identificato nei dati e nelle informazioni digitali provenienti da Internet e dai Social Network fonti utili a integrare, in modo veloce e sostenibile, le proprie ricerche finalizzate a comprendere le trasformazioni in atto nel mondo rurale e a sostenere le azioni commerciali di piccole e medie imprese di nicchia tipiche dei territori rurali.
In ambito socio demoscopico, le metodologie e le soluzioni tecnologiche impiegate permettono di integrare e sostenere le ricerche di tipo statistico, anticipando o confermando fenomeni evolutivi della società, avviando estesi processi di ascolto della popolazione e di condivisione delle informazioni. Tali metodologie permettono di individuare estese mappe emozionali che si manifestano in un numero molto ampio di lingue utilizzate nel nostro territorio nazionale.
In ambito commerciale le stesse metodologie e soluzioni tecnologiche, se opportunamente riadattate, possono permettere di identificare nicchie di domanda e offerta in ambito internazionale per le quali sostenere l’avvio di processi di marketing simbiotico.
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06/04/2018
Ernesto Di Renzo
E’ docente di discipline antropologiche all’Università di Roma Tor Vergata. Presso lo stesso ateneo è membro del collegio di dottorato in Cultura e Territorio, nonché coordinatore didattico del master di I° livello in Cultura alimentare e delle tradizioni enogastronomiche. Svolge continuativa attività di relatore in Italia e all’estero intervenendo a seminari, master e convegni scientifici. Ha ricevuto incarichi da istituzioni pubbliche e private per svolgere attività di consulenza e di ricerca socio-antropologica sul campo, interessandosi allo studio dei revival folklorici in ambito rurale, alla patrimonializzazione dei beni culturali immateriali, alle modificazioni delle abitudini alimentari e alla produzione di valori simbolico/identitari attorno al cibo.
“Franchising” Dieta Mediterranea
L’intervento mira a riflettere sui processi storico-culturali e comunicativi che negli ultimi cinquant’anni hanno visto nascere, consolidarsi e trionfare in Italia e in gran parte del mondo occidentale il mito della dieta mediterranea. Indicata come un modello di sostenibilità alimentare capace di soddisfare al contempo i bisogni di “identità nel piatto” e le necessità del benessere fisico e ambientale, la dieta mediterranea si è vista attribuire nel 2010 l’ambito riconoscimento di bene culturale immateriale dell’umanità da parte dell’UNESCO, non senza equivocità e contraddizioni di fondo. La sua natura di tradizione inventata pone in risalto allo sguardo antropologico l’intenso processo di retroproiezione, selezione e astrazione dei comportamenti alimentari che i suoi propugnatori – la prima formulazione linguistica del concetto si deve al microbiologo americano Ancel Keys sul finire degli anni ’50 del Novecento – hanno messo in atto con lo scopo di antichizzarne l’origine e di diffonderne l’uso entro i confini geo-culturali (dis)omogenei dell’intero bacino del mediterraneo. In realtà dietro le retoriche postmoderne della semplicità, della salubrità, dell’autenticità, con cui la dieta mediterranea risponderebbe “da sempre” al bisogno primario del nutrirsi e dietro uno story telling abilmente condotto sulle corde della sostenibilità ecologica e del recupero delle biodiversità agroalimentari, agiscono logiche complesse che dal culturale muovono verso l’ideologico, l’economico e il politico. Basta tener conto dell’allargamento transnazionale che la candidatura della dieta mediterranea ha avuto nel 2013 in ambito Unesco e basta riflettere sulla dichiarata disponibilità ad ammettere nel “franchising” chiunque ne riconosca i principi e ne accetti i dettami: dichiarandosi disposto a ripensare la propria identità gastronomica.
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13/04/2018
Gianfranco Liguri
Già ordinario di Biochimica e Biologia molecolare presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze, è Presidente di Solosale Srl, una Società di ricerca traslazionale operante nel settore della nutraceutica umana e veterinaria.
E’ referee per i progetti di ricerca dell’Alzheimer’s Association (USA) e partecipa al panel di esperti della Commissione Europea per il programma H2020. E’ autore di oltre 80 pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali con referees e di oltre 100 comunicazioni a Congressi nazionali e internazionali.
E’ editor, per Zanichelli S.p.A. di Bologna, di “BIOLOGIA E MEDICINA, BIOLOGY AND MEDICINE, Dizionario enciclopedico di Scienze Mediche e Biologiche e di Biotecnologie”, p. 2144, e di Nutrizione e dietologia – Aspetti clinici dell’alimentazione (2015).
“Nutraceutica e longevità, un approccio riduzionista al mito di Matusalemme”
L’anelito all’allontanamento nel tempo dell’invecchiamento e della morte ha permeato la filosofia e la letteratura umana fino dai tempi un cui la nostra specie ha preso coscienza della propria condizione peritura. L’analisi epistemologica moderna indica differenti percorsi verso l’obiettivo dell’allungamento del tempo di vita fino a tendere, in linea teorica, alla condizione di immortalità. Tra le varie opzioni, (quasi) tutte su base biotecnologica, quella basata sugli stili di vita e, in particolare, su scelte alimentari basate sull’evidenza e sulla interpretazione degli studi analitici sulle interazioni tra nutrienti e metabolismo è certamente attuale e praticabile, sebbene limitata alla prospettiva di traguardare un tempo di vita prossimo a quello predeterminato geneticamente. I polifenoli alimentari, e in particolare quelli di Olea europea, sono tra i nutrienti che la moderna ricerca scientifica ha dimostrato capaci di prevenire molti processi degenerativi che riducono la longevità e degradano la qualità della vita nell’età avanzata dell’uomo.
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20/04/2018
June Di Schino
Ha conseguito la Laurea in Scienze Economiche (honours) presso la London School of Economics, la Laurea in Scienze Sociali presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, il Dottorato in Storia Medioevale presso Università “La Sapienza” di Roma e il Master in Studi Europei presso l’Istituto Alcide De Gasperi di Roma. È studiosa della storia dell’alimentazione e si dedica alla ricerca, allo studio, all’insegnamento e alla valorizzazione dei molteplici aspetti della materia. Si dedica con passione alla ricerca ed ha portato alla luce diversi manoscritti inediti. Autrice di pubblicazioni scientifiche, ha vinto numerosi premi letterari. Organizza mostre in Italia e all’estero (tra cui l’Expo Universale di Siviglia), convegni, eventi e banchetti evocativi. È Presidente di DIOMEDA, Centro Studi Ricerche e Progettazione – Roma.
Dall’Oro del Mediterraneo a “OLEA”, il primo Ecomuseo diffuso dell’Impero Romano
L’oro del Mediterraneo. L’Olio d’oliva, l ’ulivo e il suo piccolo frutto possiedono una straordinaria storia millenaria. Questo olio è molto più di un alimento, sia pure con eccezionali proprietà terapeutiche e salutistiche: le sue valenze letterarie, artistiche, culturali e i suoi significati sacri, simbolici e religiosi ne fanno uno degli archetipi del Mediterraneo. La presenza vetusta dell’ olea europaea ha di/segnato il paesaggio culturale del Bacino del Mediterraneo contribuendo a creare una vera Civiltà dell’Ulivo . L’olio che rappresenta il cardine principale della Dieta Mediterranea, è dal 2010 Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, è il risultato di un percorso secolare di scambi, acquisizioni e adattamenti transnazionali, oltreché frutto di una serie di abilità, conoscenze e tradizioni volte a coltivare e trasformare un semplice vegetale in un alimento versatile e multivalente per la cucina, la tavola e la salute.
Roma vanta luoghi unici al mondo testimoniati da una miriade di reperti eccezionali – come le anfore- che raccontano la storia affascinante dell’olio nell’Antichità, poco conosciuta e ancor meno valorizzata. OLEA, il primo ecoMuseo diffuso dell’Olio di Oliva nell’Impero Romano, rappresenta un esclusivo progetto innovativo per la valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale, materiale e immateriale che mira a interconnettere in modo efficace turismo, storia, tecnologia, cultura, arte e filiera agroalimentare. Questo sistema di rete si propone di creare un originale “ecomuseo diffuso” dell’olio d’oliva di incisivo appeal, assicurando un collegamento virtuoso tra spazi, esperienze e realtà, portando un valore aggiunto all’insieme attraverso l’uso di specifiche tecnologie multilingue e di una piattaforma multimediale.
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04/05/2018
Edoardo Corbucci
Dottore Agronomo libero professionista, opera da oltre venti anni nella attività di consulenza alle aziende agricole ed alimentari finalizzata a supportarle nella fase di progettazione, implementazione e certificazione dei propri sistemi organizzativi. Tra i comparti su cui ha operato ed opera ha acquisito esperienze nel vitivinicolo, conserviero, ortofrutticolo, cerealicolo e produzione di paste alimentari, oleario, lattiero caseario, ecc.
I prodotti agroalimentari e le certificazioni. Luci ed ombre di un sistema volontario ma necessario
Le aziende del settore alimentare e, sempre più spesso anche le aziende agricole, si vedono spinte ad applicare standard volontari connessi con l’applicazione di buone prassi igieniche, di sistemi di sicurezza alimentari, di buone prassi di gestione ambientale e sociale.
Tali sistemi, sottoposti a certificazione da parte di organismi accreditati, consentono agli operatori di presentarsi sul mercato con un riconoscimento in grado di garantire ai clienti (e indirettamente ai consumatori) una maggiore capacità di fornire prodotti sicuri, rispettosi dell’ambiente e/o realizzati garantendo il rispetto dei lavoratori.
Se tutto questo ha portato e sta portando ad una progressiva crescita della cultura delle aziende e ad un miglioramento dei processi e dei prodotti, d’altro canto costituisce un prerequisito, per presentarsi su specifici mercati, che ha costi di gestione non indifferenti e cui non viene assicurato un plus in termini di prezzo di vendita.
Quale lo stato dell’arte e quali le possibili future tendenze di un approccio al “certificato” che in certi casi sta assumendo connotati di “schizofrenia” tecnico/commerciale?
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5 pensieri su “Venerdì culturali 14° Ciclo”