La globalizzazione ed internazionalizzazione dei mercati agroalimentari: gli interventi necessari
Gli indirizzi di politica commerciale rischiano fortemente di compromettere gli stessi equilibri sistemici dell’Unione Europea
Gli effetti della congiuntura negativa che ha colpito l’economia mondiale incombono ancora dopo quasi 10 anni e sono destinati a proseguire in presenza di uno scontro sempre più radicalizzato sul piano finanziario ed energetico tra importanti aree del pianeta, accentuando il rischio di shocks asimmetrici nelle aree meno competitive.
Con l’obiettivo di ridurre al minimo la perdurante destabilizzazione economica e finanziaria e supportare il commercio internazionale, fattore primario dello sviluppo e della crescita, negli ultimi anni alcune importanti politiche commerciali sono state finalizzate ad un forte processo di aggregazione planetaria. Un processo che tende ad uniformare ad un determinato modello unico le differenze e le peculiarità prima esistenti, pregiudicando lo sviluppo economico e sociale delle aree meno competitive ed imponendo standard sistemici che ledono importanti identità produttive e culturali.
Da siffatta strategia deriva solo una parcellizzazione territoriale con riconduzione su una specifica area globalizzata degli stessi effetti perversi. Il contesto risulterà ancor più dirompente se il contenimento o addirittura la eliminazione delle barriere tariffarie, esteso indiscriminatamente a quelle non tariffarie, non sarà filtrato attraverso un immediato ed attento riscontro in studi di impatto che tengano conto degli effetti delle aperture internazionali e siano impostati su modelli econometrici rapportati ad una congiuntura estremamente vulnerabile.
I risultati delle recenti elezioni presidenziali americane sollecitano ancor di più una vera e propria rivisitazione degli indirizzi di politica commerciale considerati. Occorrerà tempo per poter definire una oggettiva valutazione della nuova politica americana e degli effetti che ne deriveranno per tutto il pianeta. Traspare, comunque, la tendenza a preferire accordi commerciali bilaterali rispetto a quelli plurilaterali, con l’evidente intento di far prevalere un maggior peso negoziale.
Lo stallo nella definizione dell’accordo TTIP, fra l’UE e gli USA, non ha interrotto i negoziati commerciali attivati con grande determinazione dall’Unione Europea con numerosissimi paesi del mondo. Non si tratta solo delle tradizionali concessioni “preferenziali”, espressioni di solidarietà a sostegno di aree in difficoltà, ma di aperture istituzionali di dimensioni pressoché indefinite con aree la cui struttura economica e sociale appare spesso incompatibile con gli equilibri europei, esposti oltretutto alla forte e crescente incidenza dei flussi migratori.
In un contesto negoziale che coinvolge tutto il pianeta, l’Unione Europea appare un attore con un ruolo piuttosto secondario o comunque non rapportato alle sue enormi potenzialità.
Il ritardo nel processo di integrazione europea, dovuto essenzialmente alla difficoltà di conciliare interessi nazionali contrapposti, la conseguente ridotta valenza sul piano internazionale rendono ardua la difesa dei modelli europei, lasciando trasparire in tutta evidenza la necessità di procedere tempestivamente ad una idonea revisione della stessa politica comunitaria, sul piano interno e su quello internazionale…
La globalizzazione e l’internazionalizzazione dei mercati: gli effetti perversi