Il fico d’India a Lampedusa falcidiato dal “cancro gommoso”

Il fico d’India a Lampedusa falcidiato dal “cancro gommoso”

Il Fico d’India, contrariamente a quanto il nome possa far credere, è originario del Messico ed è giunto in Europa dopo i viaggi di Cristoforo Colombo nel continente americano.  La prima notizia certa della presenza del fico d’india in Italia è del 1560 ca.    Il fico d’india è una pianta che si presta oggi a molteplici usi, è estremamente  rustica, si adatta a terreni poverissimi e   ha trovato nella Regione Mediterranea (ma la coltivazione del fico d’india è diffusa in tutti i continenti) il clima ideale per crescere e riprodursi. Il monopolio del mercato italiano (ca. il 90% della produzione nazionale), e in pratica di quello comunitario, è detenuto dalla Sicilia. La superficie complessiva interessata alla coltivazione specializzata del fico d’india nella nostra isola maggiore è di circa 3.500 ha, la maggior parte concentrati nei comuni di San Cono (CT), Belpasso (CT), Santa Margherita Belice (AG), e Roccapalumba (PA).  Si coltivano 3 varietà (“gialla”, “rossa” e“bianca”) e la produzione può raggiungere, in coltura irrigua, le 25 tonnellate per ha. Oltre che in Sicilia, il fico d’india è diffuso anche in altre aree del Mezzogiorno d’Italia e, naturalmente, in tutte le isole siciliane, incluso le più a Sud, Linosa e Lampedusa.

La presenza a Lampedusa del fico d’india è documentata quanto meno dal 1847. Bernardo Sanvisente, incaricato da Ferdinando II di organizzare e gestire la colonizzazione dell’isola con un primo nucleo di 250 coloni, così riferisce in un rapporto scritto per il Re nel dicembre del 1847: “Nei terreni novellamente dissodati fu mia cura di farli circondare da robuste, e forti sepaje siano di muri a secco che di palafitte, e da una quantità di fichi d’india, onde impedire i danni che ai campi aperti, sogliono accadere.  (Per la verità a suggerire questa operazione al Sanvisente, che era capitano di fregata e non agricoltore, fu la lettura della Scienza della Legislazione di D. Gaetano Filangieri. L’insigne giurista e filosofo italiano così scriveva: “Vi sono in molte nazioni dell’Europa alcune leggi che paiono espressamente emanate per distruggere l’agricoltura: alla testa di queste io trovo quella che proibisce ai proprietari delle terre di murare i loro poderi, e chiuderli con ogni specie di siepi, o argini…” e via di seguito a spiegare i motivi per cui i campi coltivati andavano recintati)…
Old Garden Of Alcázar Sevilla - Joaquin Sorolla
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Redazione Fidaf

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