Cooperazione italiana allo Sviluppo nella regione saheliana occidentale
Lettera aperta di Ugo Fraddosio
Il rapido e progressivo abbassamento della falda freatica e la riduzione delle acque superficiali in tutta l’area saheliana ha raggiunto, come è noto, ritmi allarmanti e che non possono più essere ignorati e disattesi, dato che tale fenomeno provoca la rarefazione e il degrado della savana ed un rapido processo di trasformazione del Sahel in deserto, con tutte le conseguenze del caso.
Questo processo, dovuto esclusivamente all’azione umana, avviene in tempi sempre più ravvicinati. Per avere un’idea della sua rapidità basta esaminare le foto da satellite della regione saheliana, con la riduzione progressiva del lago Ciad, prossimo ormai alla completa sparizione.
Come ex-alto dirigente FAO, specialista in Lotta contro la Desertificazione/LCD ed esperto di Sahel, non posso quindi tacere alla lettura del documento formulato dalla nostra Cooperazione per la stessa regione (Linee operative della Cooperazione italiana….., del 25.6.2014) che denota una grave carenza di diagnosi e una formulazione del tutto inadeguata riguardo alle priorità operative ed alla scelta delle terapie necessarie.
Per esempio, nella scala delle priorità, la LCD viene messa all’ultimo posto, mentre al primo viene posta la sicurezza alimentare (SA), come se questa nel Sahel si potesse ottenere senza una adeguata azione di LCD (Conservazione del suolo e delle acque, difesa e restauro dei suoli).
Mi è così diventato chiaro perché la DGCS non ha neanche risposto alle richieste di ben 2 governi del Burkina Faso, che saggiamente, ed in pieno accordo con l’Uncod ’77, vedono nella LCD la priorità assoluta per la sicurezza alimentare/SA ed uno sviluppo sostenibile (*).
Va infatti precisato che la base alimentare delle popolazioni del Sahel è costituita da miglio, sorgo e niebé (fagiolo dell’occhio), specie consolidate in una grande varietà di ecotipi locali, la cui produttività può essere notevolmente accresciuta con le tecniche di LCD (ovvero con la Conservazione del Suolo e della Acque ed il miglioramento della capacità di infiltrazione dell’acqua piovana nel suolo (Water Harvesting).
Questo, a mio parere l’unico modo per garantire una sicurezza alimentare nel Sahel, è purtroppo stato disatteso per la mancata realizzazione del programma Uncod ’77, oggi più che mai attuale.
Per trovare una spiegazione a tale fatto, occorre riferirci ai 2 vertici alimentari (o World Food Summit/WFS) tenuti dalla FAO nel 1996 e nel 2001 sotto la direzione Diouf, vertici che servirono a lanciare una strategia inedita e del tutto nuova, definita di “Sicurezza alimentare”(SA), o del “Cibo per tutti” (Food for Al), l che contraddiceva tutte le opzioni perseguite fino a quel momento.
Il vero obiettivo da raggiungere non è infatti quello – del tutto teorico – del “Cibo per tutti”, ma quello dello ”sviluppo agricolo e dell’autosufficienza alimentare dei popoli e delle nazioni, obiettivo primo e cardine dello sviluppo, raggiungibile solo con vasti programmi di Conservazione del suolo e delle acque e di riequilibrio degli ecosistemi…
La lettera continua in allegato:
Lettera aperta ai Vertici delle Istituzioni (2a)