Sono aumentate del 520 per cento le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina che raggiungeranno a fine anno circa 90 milioni di chili, pari a circa il 10 per cento della produzione nazionale. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al primo semestre 2015, nel denunciare il rischio concreto che venga spacciato come Made in Italy sui mercati nazionali ed esteri per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza.
3 pensieri su “Allarme pomodoro cinese, è impennata delle importazioni ( 520%)”
Da tempo immemorabile la diffusione nel mondo di prodotti alimentari, originariamente esclusivi di determinate aree, ha portato enormi benefici .
Come sappiamo, inizialmente tale diffusione è avvenuta esclusivamente a mezzo di sementi trasportate,oltre che dall’uomo,dagli insetti, dagli animali, dal vento ecc. La limitazione alle sementi (o a piante ) era dovuta ai tempi lunghi con cui potevano essere effetuati i trasporti che escludevano prodotti finiti o semilavorati. Nonostante ciò buona parte di quello di cui ci alimentiamo oggi ha origini lontane (Cina, Giappone, America latina ecc.). L’utilizzo di vettori veloci,della refrigerazione,e della mondializazione dei commerci, oggi rende possibile il trasporto celere di qualsiasi derrata, ma parallelamente rende necessarie misure di salvaguardia di tutti i tipi (sanitarie, antiinfestati, commerciali, concorrenziali ecc.). E’ importantissimo, ad evitare grossi guai, non sottovalutare l’urgenza di creare ex novo adeguate e dettagliate misure di controllo.
Non sta proprio così, anche noi ci siamo cascati! E’ frutto del sensazionalismo made in Italy! Delle Iene. Le frodi alimentari esistono e non è nostra intenzione nasconderci dietro un utopico pensiero ottimistico, ma non vi è nulla di nuovo o sensazionale nella denuncia in questione: infatti un servizio ben più sensazionale e accurato viene svolto con impegno dal Nucleo Antifrode .
L’art. 1 del D.M. 17 febbraio 2006 ha precisato che nell’etichettatura della passata di pomodoro, deve essere indicata la zona di coltiva- zione del pomodoro fresco utilizzato.
Tale riferimento può essere realizzato indican- do alternativamente:
a) la zona effettiva di coltivazione del pomodoro fresco coincidente con la Regione;
b) lo Stato ove il pomodoro fresco è stato coltivato.
Meritano discorso a parte sughi pronti e prodotti derivati, in quanto è effettivamente possibile che il pomodoro, se non è l’ingrediente principale ma solo uno dei tanti, può comparire in un prodotto made in Italy anche se importato. Non sono considerati ingredienti sale e acqua.
I pelati sono sottoposti ad una normativa a sé stante.
Cito anche la normativa vigente (REGOLAMENTO (UE) N. 1169/2011 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO).
Un caro saluto all’amico Emanuele e grazie per i tuoi pregevoli contributi.
Luigi
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Da tempo immemorabile la diffusione nel mondo di prodotti alimentari, originariamente esclusivi di determinate aree, ha portato enormi benefici .
Come sappiamo, inizialmente tale diffusione è avvenuta esclusivamente a mezzo di sementi trasportate,oltre che dall’uomo,dagli insetti, dagli animali, dal vento ecc. La limitazione alle sementi (o a piante ) era dovuta ai tempi lunghi con cui potevano essere effetuati i trasporti che escludevano prodotti finiti o semilavorati. Nonostante ciò buona parte di quello di cui ci alimentiamo oggi ha origini lontane (Cina, Giappone, America latina ecc.). L’utilizzo di vettori veloci,della refrigerazione,e della mondializazione dei commerci, oggi rende possibile il trasporto celere di qualsiasi derrata, ma parallelamente rende necessarie misure di salvaguardia di tutti i tipi (sanitarie, antiinfestati, commerciali, concorrenziali ecc.). E’ importantissimo, ad evitare grossi guai, non sottovalutare l’urgenza di creare ex novo adeguate e dettagliate misure di controllo.
Non sta proprio così, anche noi ci siamo cascati! E’ frutto del sensazionalismo made in Italy! Delle Iene. Le frodi alimentari esistono e non è nostra intenzione nasconderci dietro un utopico pensiero ottimistico, ma non vi è nulla di nuovo o sensazionale nella denuncia in questione: infatti un servizio ben più sensazionale e accurato viene svolto con impegno dal Nucleo Antifrode .
L’art. 1 del D.M. 17 febbraio 2006 ha precisato che nell’etichettatura della passata di pomodoro, deve essere indicata la zona di coltiva- zione del pomodoro fresco utilizzato.
Tale riferimento può essere realizzato indican- do alternativamente:
a) la zona effettiva di coltivazione del pomodoro fresco coincidente con la Regione;
b) lo Stato ove il pomodoro fresco è stato coltivato.
Meritano discorso a parte sughi pronti e prodotti derivati, in quanto è effettivamente possibile che il pomodoro, se non è l’ingrediente principale ma solo uno dei tanti, può comparire in un prodotto made in Italy anche se importato. Non sono considerati ingredienti sale e acqua.
I pelati sono sottoposti ad una normativa a sé stante.
Cito anche la normativa vigente (REGOLAMENTO (UE) N. 1169/2011 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO).
Un caro saluto all’amico Emanuele e grazie per i tuoi pregevoli contributi.
Luigi
BUFALA- Pomodoro made in China o sensazionalismo made in Italy?
Ci sono affermazioni non veritiere.
https://bufaleedintorni.wordpress.com/2015/09/28/bufala-pomodoro-made-in-china-o-sensazionalismo-made-in-italy/