La patata dolce “naturalmente modificata” conferma la validità delle innocue piante GM

La patata dolce “naturalmente modificata” conferma la validità delle innocue piante GM

In uno degli ultimi numeri di PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) l’attenzione della comunità scientifica è stata attirata da un articolo sulla patata dolce già segnalato in queste News (Georgofili INFO del 20 maggio 2015). Se torniamo su questo argomento è per sottolineare che l’articolo di Tina KYNDT et al. ,”The genome of cultivated sweet potato contains Agrobacterium T-DNAs with expressed genes: An example of a naturally transgenic food crop”, potrebbe contribuire a modificare l’atteggiamento sostanzialmente contrario alle piante geneticamente modificate di buona parte della pubblica opinione.

Il gruppo di ricerca internazionale (Università di Ghent, Belgio; Centro Internazionale per la Patata di Lima, Perù; China Agricultural University di Pechino, Cina; Agricultural Research Service del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti) ha prodotto risultati molto validi sul piano scientifico, specificatamente nell’area del trasferimento orizzontale dei geni (fenomeno naturale, peraltro conosciuto da molto tempo e ben documentato anche tra batteri e piante). Alla fine degli anni 1970 si scoprì che una parte di  DNA (T-DNA) del batterio Agrobacterium tumefaciens, agente della malattia “crown gall”, si trasferiva direttamente nel genoma di varie specie vegetali ospiti. Successivamente si dimostrò che sequenze di T-DNA di Agrobacterium rhizogenes erano presenti in piante di tabacco Nicotiana glauca  e più recentemente in Linaria vulgaris; ma entrambi queste specie non fanno parte delle piante alimentari. Gli autori sopra nominati, conducendo una analisi high-throughput di sequenze di siRNA (piccoli interfering RNA) appartenenti alla patata dolce (Ipomea batatas), hanno rinvenuto alcuni siRNA omologhi alle sequenze di T-DNA di Agrobacterium spp.   Questo risultato supporta l’ipotesi di un trasferimento orizzontale di geni, avvenuto molto tempo fa, tra una specie di Agrobacterium e un antenato della patata dolce o una sua forma ancestrale. Gli Autori affrontano anche, su base scientifica, l’argomento del possibile vantaggio evolutivo che la patata dolce avrebbe acquisito tramite il trasferimento.
La ricerca, che ho così sommariamente riassunto, può inserirsi nel dibattito tra anti e pro-OGM? La trasformazione genetica delle piante si è basata, in buona parte, sull’uso dell’Agrobacterium e sappiamo del grande successo in agricoltura rappresentato dalla superficie coltivata a PGM che raggiunge ormai 180 milioni di ettari, ben oltre un decimo della superficie totale coltivata del pianeta. Ciononostante esiste in tutta Europa molta resistenza ad approvare la coltivazione di tali specie “modificate”; molta di questa opposizione si è basata, ed ancora si basa, sull’estraneità che il vettore usato per il trasferimento genico è, di sovente, proprio il plasmide T di Agrobacterium.  Appare evidente che nella patata dolce sia avvenuto un trasferimento genico naturale e questa specie “naturalmente modificata” è stata usata, nei millenni successivi, per alimentare i popoli delle Americhe. Gli Autori del contributo scientifico concludono che sono questi i dati che servono per convincere i riluttanti, perché fanno capire come la “trasformazione” sia in realtà un fatto “naturale”.
Siamo molto in accordo con loro: i fatti, accertati scientificamente, dovrebbero essere la base di riferimento di ogni valutazione, ma, come sappiamo, le cose di questo mondo non vanno propriamente così.
patata dolce

Redazione Fidaf

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *