La regola di Niccoli a difesa del territorio
La difesa idrogeologica per la manutenzione e la messa in sicurezza del territorio, colpito da frane e alluvioni, non è più procrastinabile. Nel 2013 ne sono state registrate 351; mentre l’82% dei comuni è esposto a rischio idrogeologico. Dal 2002 al 2014 si sono verificati 308 casi mortali, di cui 23 nel 2013, mentre i danni provocati da frane, alluvioni, terremoti – dal 1994 – sono stati pari a 2.452,5 miliardi di euro. Negli ultimi 100 anni le vittime sono state 12.000 e gli sfollati 700.000.
E’ evidente che il complesso universo del mondo delle frane ed alluvioni non può trovare soluzione con ricette miracolistiche, ma qualche iniziativa può venire realizzata mediante una miglior gestione delle aree collinari. L’esperienza degli agronomi e dei forestali al riguardo è fondamentale e di lunga data: si legge, infatti, a pag. 270 del manuale della Biblioteca Agraria del 1902 a cura dell’Ing. V. Niccoli, dal titolo Idraulica Rurale: “Noi vorremmo che i forestali e i coltivatori delle zone montane si persuadessero di questo: che in casi moltissimi il collocare oggi in una prima insenatura o una prima vallicella che si va formando una piccolissima briglia di quattro paletti e due fascine, o l’aprirvi una fossetta traversa, o il provveder subito in altri modi ad evitarne l’approfondimento o lo scoscendimento, rappresenta una notevole economia per il domani ed una utilità per tutte le zone sottoposte, quale nessuna laboriosa e diretta difesa avrà mai capacità di raggiungere.” [PDF]Ce.S.E.T. – Seminari – 1986 – 9 – Una nota bibliografica
E’ passato oltre un secolo, il mondo è cambiato, la regola di Niccoli è sempre valida … e, alla luce delle nuove conoscenze, vorrei richiamare l’attenzione su alcuni aspetti cruciali per la difesa del territorio, costituito da un fitto tessuto nel quale si intrecciano ambiente, agricoltura, attività industriali e terziarie, dinamiche urbane e fattori culturali. Sua componente fondamentale è il suolo, “bene prezioso dell’umanità” (Consiglio d’Europa, 1972), laboratorio biologico straordinariamente popolato e diversificato, che svolge una serie di funzioni produttive, protettive ed ecologiche: biomasse, serbatoio di acqua e di carbonio, riserva genetica e di elementi nutritivi, filtro biologico e regolazione dei flussi idrici, conservazione del patrimonio culturale, supporto fisico alle attività umane.
L’agricoltura, producendo cibo, ambiente e cultura, esercita una funzione strategica di interesse collettivo. Consumatori e agricoltori sono insieme responsabilizzati nella logica from fork to farm.
Il territorio agricolo mediterraneo – quello collinare in modo particolare – è ancor oggi caratterizzato da versanti modellati dall’uomo mediante una serie di interventi sistematori. Con la modernizzazione dell’agricoltura si rischia di perdere la coscienza sistematoria e la corretta gestione del suolo e dell’acqua.
L’innesco dei processi di degrado è spesso dovuto a: insufficiente considerazione riservata alla difesa del suolo nella pianificazione territoriale e alla difficoltà di governance; abbandono dei terreni montani e collinari e delle opere tradizionali di sistemazione idraulica agraria intensiva ed estensiva; scarsa manutenzione di prati, pascoli e boschi; spinta meccanizzazione agricola (compattamento e impoverimento dei suoli); repentini cambi d’uso e copertura del suolo (eccessivo consumo di suolo, impermeabilizzazione, ecc..).
Occorre fermare le diverse forme di erosione idrica: ruscellamento superficiale o erosione laminare “sheet erosion”, ruscellamento concentrato o erosione per rigagnoli “rill erosion”, burronamento o erosione a fossi “gully erosion”, movimenti di massa “mass movements” quali frane “land slides” e colate di fango “mudflows”.
Contrastare l’impermeabilizzazione, l’inaridimento, la salinizzazione; adottare processi di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua con una politica di coinvolgimento dei diversi attori.
Semplificare la governance, eccessivamente complessa a causa anche dell’alta frammentazione delle competenze (Ministeri, Agenzie, Regioni, Autorità di bacino, Province, Consorzi, Comuni, ecc..). Lo stato attuale di degrado – e i cambiamenti climatici – impongono una razionalizzazione nei processi decisionali per la gestione ottimale dei territori a rischio.
Urge promuovere e sostenere la ricerca scientifica e l’innovazione in un settore di interesse collettivo e di scarso interesse per i profitti a breve termine, e riproporre con forza i valori culturali che legano strettamente la società e il territorio nella moderna concezione di qualità della vita e gestione sostenibile delle risorse naturali, riscoprendo spazi e opportunità per cittadini e imprese.
Vedi anche:
http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/manuali-lineeguida/MLG_85_2013.pdf