Roma, Istituto Nazionale di Economia Agraria, Video > Rapporto sullo stato dell’agricoltura 2014

Presentazione del Prof. Giovanni Cannata, commissario straordinario INEA. Roma, 15 ottobre 2014

Il Rapporto sullo stato dell’Agricoltura costituisce uno degli impegni che lo Statuto assegna all’INEA e che l’Istituto onora annualmente offrendolo al commento dei lettori interessati a conoscere le vicende della nostra agricoltura.

Il Rapporto costituisce uno degli strumenti per un’informazione sull’evoluzione del sistema agricolo e viene realizzato nell’ottica di una socializzazione del valore economico, sociale e territoriale del cosiddetto settore primario nei suoi intrecciati rapporti con il resto dell’economia e della società.

Il Rapporto sullo stato dell’agricoltura vuole essere inoltre un documento di riflessione sulle problematiche del governo del settore ai vari livelli e viene predisposto con l’approccio rigoroso e oggettivo proprio di un Istituto di ricerca autonomo  con un’attenzione al più ampio quadro della legislazione comunitaria che regola, per gran parte, la politica agricola.

Come di tradizione, il Rapporto si articola in tre parti. Nella prima viene fornito un outlook generale sulla economia agroalimentare del Paese collocando la stessa in un quadro di comparazione europeo e mettendone in luce le caratteristiche con riferimento alle principali variabili macroeconomiche e strutturali.

Sono sottolineate, in quest’ottica di confronto, le dinamiche delle performance delle aziende con riferimento alle letture possibili dei sistemi agricoli: quella economica, quella sociale, quella ambientale.

Alla conclusione di un periodo di programmazione non poteva mancare, nell’edizione di quest’anno una prima lettura sintetica dell’esperienza delle politiche per l’agricoltura nel periodo 2007-2013.

Secondo lo schema tradizionale il Rapporto si sviluppa quindi in una parte dedicata agli approfondimenti tematici che quest’anno, accanto ad un tema più tradizionale per il nostro Paese, qual è quello delle differenze territoriali, affronta due temi di interesse attuale, l’occupazione giovanile e le politiche per il settore cosiddetto biologico.

La parte terza è poi interamente focalizzata sulle scelte nazionali adottate in occasione dell’attuazione del nuovo periodo di programmazione 2014-2020 con riferimento al primo e secondo Pilastro. Il Rapporto illustra strategie, strumenti e priorità con le quali l’Italia affronta questa nuova esperienza e che hanno fatto parte di un negoziato anche con le Regioni, negoziato al quale l’Istituto ha fornito il proprio supporto tecnico. Compito del nostro Istituto è quello di rendere disponibili queste informazioni, supportando l’azione di governo con adeguate conoscenze.

Alla stregua di altri Istituti che svolgono la stessa funzione per altre importanti componenti dell’Esecutivo, e come avviene in molti altri Paesi dell’Unione Europea, la ricerca applicata in campo economico-agrario fornisce la visione di insieme dello “stato di salute” di un settore oggi al centro, per fortuna, di un interessante dibattito culturale ed economico, che vede l’agricoltura di nuovo protagonista di un modello di sviluppo diverso dal passato, meno incentrato sulle quantità e sulla specializzazione monoproduttiva e più concentrato invece sulla qualità, sulla diversificazione, sulle produzioni alternative e sulla ricerca di nuove fonti di reddito per i giovani.

Anche il Rapporto di quest’anno mette in luce che l’agricoltura italiana oggi si compone di tante facce diverse, ognuna con un suo compito ben specifico e con funzioni da riconoscere e da valorizzare con strumenti adeguati e diversificati: dalla componente agro-industriale, all’agricoltura multifunzionale, alla produzione biologica, alle piccole unità da autoconsumo e residenziali, alla pluriattività. Si tratta di un mondo ricco, poliedrico, che nel complesso svolge una funzione complessa e vitale di tipo produttivo, ambientale, sociale e di presidio territoriale. Il far venir meno o il trascurare una di queste funzioni significa perdere un pezzo importante del ricco patrimonio con cui il settore primario contribuisce alla ricchezza del nostro Paese.

Allo stesso tempo e mai come quest’anno ce n’era bisogno, considerando la coincidenza con le scelte nazionali a proposito di una complessa e articolata riforma della PAC – compito di un documento analitico come il Rapporto è quello mettere a fuoco i principi cardine del processo di revisione delle politiche e di coglierne gli aspetti salienti dei loro possibili e prevedibili effetti sul territorio del nostro Paese.  Questo è un obiettivo non semplice, in una realtà dove le differenze territoriali, produttive, sociali e ambientali sono così ampie e dove la gestione e il governo della politiche del settore e dei territori è affidata, ormai da tempo, alle istituzioni regionali e locali.

La partita che è stata giocata in questi ultimi mesi ha messo in luce vecchi e nuovi problemi del sostegno comunitario che cerca di tenere insieme obiettivi di tipo produttivistico con impegni ambientali, integrando i redditi degli agricoltori ma al tempo stesso cercando di valorizzare le nuove funzioni assegnate all’agricoltura dalla società: la produzione di beni pubblici ambientali, i servizi sociali, la governance del territorio, l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, la vitalità delle arre rurali ed il loro portato culturale, la diversità e la qualità degli alimenti.

Oggi sono state fissate le regole e il perimetro entro cui si muoverà la PAC dei prossimi anni e grazie ai quali ogni Paese ha potuto adattarsi, nonostante i molti vincoli e alcune incongruenze; una politica più vicina alle proprie esigenze e ai bisogni dei propri territori e dei propri attori economici e sociali.

Ci auguriamo anche quest’anno di concorrere all’obiettivo di una riflessione sulla base del patrimonio di professionalità e di conoscenze dell’Istituto rendendo un servizio utile ai nostri portatori d’interesse: il Ministero, il Parlamento, gli operatori del settore, la società.

RECORD ESPORTAZIONI NEL 2013 CON 33,6 MILIARDI DI EURO, STABILITÀ DELLA PRODUZIONE (55 MILIARDI DI EURO) E SEGNALI DI RIPRESA CON +0,3% DEL VALORE AGGIUNTO (30 MILIARDI DI EURO)

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Redazione Fidaf

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