Protezione dei dati personali. Le complessità normative non aiutano
Mi piace segnalare l’articolo di Nicola Santoro – appresso riportato – che tratta la delicata questione della “protezione dei dati personali”, oggetto di una recente circolare della Federazione.
L’articolo, molto opportunamente, evidenzia la oggettiva necessità della tutela dei predetti dati, determinata anche dalla evoluzione tecnologica in atto.
Piero Angela ci ha recentemente ricordato che “Bisogna andare a cercare nelle menti giovani il terreno per seminare, perché l’amore per la scienza nasce da piccoli”.
Luigi Rossi, Presidente FIDAF
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In un mondo in cui la “comunicazione” è diventata uno strumento che consente a tutti di conoscere tutti è evidente che ci possono essere – e ci sono – soggetti che da essa traggono vantaggi per attività illecite e affari illegittimi.
E’ quindi assolutamente necessario che la società abbia il diritto e la possibilità di trovare e di applicare misure di difesa, idonee a tutelare gli interessi di tutti i soggetti che compiono le proprie attività in modo corretto, in coerenza e in armonia con le leggi vigenti.
Questa visione assume una particolare evidenza in relazione agli sviluppi dimensionali e tecnologici della moderna economia. A differenza di quando il rapporto tra individui ed operatori era essenzialmente a dimensione locale, l’intreccio attuale dei rapporti si è allargato a dismisura, sia per l’ampliarsi della sfera economica e dei rapporti sociali e societari, sia – e, forse, ancor più – per gli strumenti offerti dalla inarrestabile evoluzione tecnologica.
Quando poi una comunità si allarga in modo eccezionale, coinvolgendo diverse entità territoriali e nazionali, come avviene – in particolare – con l’Unione europea, è evidente che sorge un altro problema : quello, cioè, di armonizzare le misure di protezione, affinché rispettino la stessa procedura e abbiano la stessa valenza.
Un settore nel quale tale esigenza di armonizzazione e di chiarezza è necessaria è quello che attiene al trattamento dei dati personali, per il quale sono state adottate direttive del Parlamento e del Consiglio Europeo che tendono a rendere uniformi e compatibili le misure approvate dai singoli Stati. Direttive che si aprono, forse, con troppi “considerando”, relativi agli scopi e alle modalità che motivano le complesse, dettagliate misure in esse esposte.
Vale la pena ricordare, oltre all’essenziale principio che “chiunque ha diritto alla protezione dei dati personali che lo riguardano”, che le “finalità” dei provvedimenti sono riassumibili nelle seguenti due norme: la prima garantisce che il trattamento dei dati personali si svolga nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, nonché della dignità dell’interessato, con particolare riferimento alla riservatezza, alla identità personale e al diritto alla relativa protezione; la seconda che il trattamento dei dati è disciplinato assicurando un elevato livello di tutela dei diritti e delle libertà, nel rispetto dei principi di semplificazione, armonizzazione ed efficacia delle modalità previste per il loro esercizio da parte degli interessati. Non si può non concordare su questi principi e sui loro obiettivi di rispetto della legalità e dei diritti irrinunciabili di ogni cittadino.
Va aggiunta, comunque, qualche considerazione. La complessa normativa in questione tutela il comune cittadino; ma l’onere e la responsabilità della sua applicazione gravano in larga misura su organismi e persone che, spesso, non hanno piena dimestichezza con la complessità della relativa normativa, ove si consideri che il relativo Decreto 196/2003 è costituito da 186 articoli e 3 allegati, che occupano 123 pagine e che, pertanto, merita forse un “aggiornamento”.
E’ evidente che – a prescindere dagli attrezzati studi notarili e di altri liberi professionisti, le piccole Associazioni e Organizzazioni e i piccoli imprenditori rischiano di trovarsi in situazioni di difficoltà per un puntuale rispetto di una normativa la cui complessità è notevole, come è – purtroppo – consolidata prassi della legislazione italiana. Le nostre leggi sono non soltanto numerose, come in nessun altro paese europeo, ma spesso eccessivamente complicate da un’orgia di precisazioni che rendono difficilmente omogeneo anche il lavoro dei magistrati.
E’ difficile dire quante siano le leggi in Italia. C’è chi parla addirittura di oltre 100 mila, contro le poche migliaia di quelle di altri Paesi dell’Europa. E questo intralcia la vita del cittadino e complica non poco le attività delle imprese e degli operatori di tutti i settori.
In campagna elettorale abbiamo registrato programmi ricchi di iniziative di ogni sorta. Una che riscuoterebbe sicuramente consensi dovrebbe prevedere oltre la cancellazione di leggi inutili, anche la “bonifica” di quelle non in linea con la realtà, connotata – come già accennato – dalla evoluzione tecnologica.
La concreta semplificazione legislativa aprirebbe la strada ad una reale modernizzazione del Paese e consentirebbe ai cittadini di affrontare e superare i molti problemi che complicano le loro attività e la loro vita.