Il rischio e la pace
“Valeria era figlia d’Italia e figlia d’Europa. Valeria è stata uccisa perché rappresentava il futuro dell’Europa, il nostro futuro”. Le espressioni di cordoglio del nostro Presidente della Repubblica ai genitori di Valeria Solesin morta venerdì a Parigi nel corso degli attacchi terroristici, giungono a pochi giorni dal suo discorso alla cerimonia conclusiva di Expo Milano 2015. In quell’occasione il Presidente Mattarella parlava di “… un futuro che vogliamo migliore per l’umanità e la nostra Madre terra … ”.
Dodici giorni, solo 12 giorni dalla chiusura di quel tempo sospeso che ha fatto sperimentare a milioni di persone che vivere in armonia è possibile ed è possibile farlo con semplicità. Nello spazio di Expo persone sconosciute si guardavano negli occhi con l’atteggiamento di chi si conosce da tempo, senza diffidenza o paura degli estranei e nessuno si vergognava di alzare il naso all’insù a vivere la favola dello stupore dell’albero della vita. Solo 12 giorni….
Valeria, come tante altre decine di giovani trucidati dalla follia assassina, lavorava per costruire, per sé e per gli altri, un futuro di pace nello spirito di cittadina europea, in perfetta adesione a quanto enunciato nell’incipit della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. “I popoli d’Europa, nel creare tra loro un’unione sempre più stretta, hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni”.
Valeria era giovane, aveva una vita davanti, e aveva fiducia e tanto entusiasmo come tutti i giovani hanno entusiasmo. I giovani sono il nostro tesoro, lo sono per le famiglie, per la società e per chiunque voglia crescere in società complesse e interdipendenti. Anche noi professionisti possiamo valorizzare il tesoro che è nei nostri giovani colleghi coinvolgendoli nei nostri studi, nelle nostre attività. Condividere con loro la nostra esperienza, con l’atteggiamento di chi sa che lavorando con i giovani è possibile migliorare, è una gioia e un dovere al tempo stesso. Abbiamo molte più cose in comune di quanto si pensi: in un mondo così soggetto a rapidi cambiamenti nessuno può dirsi arrivato e i giovani, con loro la fiducia nel futuro, sono il traino dell’innovazione e del rinnovamento continuo. È vero, hanno poca esperienza – sono giovani –, ma hanno voglia di rischiare e rischiare – l’insuccesso – è la chiave per progredire, per dare il nostro contributo alla società, alla costruzione di un’Europa di pace, di un mondo di pace.