Programmi delle precedenti edizioni
10/10/2014
Maria Gemma Grillotti
Nutrire l’uomo, “vestire” il pianeta.
Maria Gemma Grillotti: Professore Ordinario di Geografia. Presidente Associazione "Gruppo di Ricerca Interuniversitario GECOAGRI-LANDITALY". Membro onorario Société de Géographie, Parigi (Francia). Responsabile UGI, Rapporti con la FAO, Progetto GIAHS. Responsabile Scientifico, Laboratorio GeoCartografico, Università degli Studi "Roma TRE". Coordinatore Scientifico, Colloquium UGI "Sustainability of Rural Systems" Quality Agriculture: Historical Heritage and Environmental Resources for an Integrated Development of Territories", Home of Geography e FAO. Coordinatore Interdisciplinare, capitoli Vegetazione, Suoli, Parchi, Agricoltura e Allevamento, nuova edizione "Italia", Atlante dei Tipi Geografici, Istituto Geografico Militare Italiano. Vincitore Grand Prix de Cartographie 2001, Ambasciata d’Italia, Parigi (Francia).
Nutrire l’uomo, “vestire” il pianeta. La disponibilità di cibo è ovunque e sempre fondamentale mezzo per assicurare sopravvivenza, pace e coesione sociale tra le comunità umane. Alimentazione-Agricoltura-Ambiente entrano dunque tra loro in un rapporto organico, inscindibile e complesso il cui equilibrio non dipende tanto dai condizionamenti pedologici e climatici del pianeta terra, né dal livello di sviluppo delle tecniche agronomiche, quanto e soprattutto dalle politiche agroalimentari e commerciali attuate, a diversa scala geografica, dai governi locali e dalle organizzazioni internazionali. Inaccettabili paradossi caratterizzano la società contemporanea: eccedenze nelle produzioni e aumento dei prezzi dei prodotti alimentari; scarsa produttività e importazione di alimenti nelle regioni dove le potenzialità agronomiche sono più favorevoli; abbandono delle terre coltivabili nelle fasce collinari e montane e accaparramento neocolonialista dei terreni nei paesi più poveri (land grabbing); espansione delle colture energetiche (no food) nelle stesse regioni in cui si muore per fame e carenza di cibo. È possibile rispondere all’esigenza di sfruttare le risorse salvaguardando l’ambiente e garantendo un’alimentazione sufficiente e sana per tutti? La risposta affermativa è suggerita dalla straordinaria convergenza che ha spinto tanto l’agricoltura capitalista dei paesi occidentali quanto quella collettivista dei paesi socialisti e dei PVS a maturare la “riscoperta del territorio e del genius loci”: Per nutrire bene l’uomo è necessario tornare a “vestire il pianeta” con forme di sfruttamento più rispettose delle risorse e dei ritmi naturali e più vicine alle culture alimentari tradizionali delle comunità locali.
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17/10/2014
Francesco Mauro – Laura Maria Padovani
Le Esposizioni Universali – la storia e l’evoluzione
Francesco Mauro: Laureato in Scienze Biologiche (Università di Roma La Sapienza, 1961), professore di radiobiologia applicata (Washington University, St Louis, 1967). All’ENEA dal 1972 si occupa di Radioprotezione e applicazioni biomediche, dal 1989 nel campo della protezione ambientale, nel 1992 nella delegazione al Summit della Terra a Rio de Janeiro, poi vice-presidente dell’Organo tecnico della Convenzione sulla Biodiversità, dal 1995 direttore del Dipartimento Ambiente dell’ENEA, dal 1999 coordinatore della Divisione di Biotecnologie e Agricoltura, dal 2002 consulente industriale per la sostenibilità, dal 2007 professore di sviluppo sostenibile (Università degli Studi G. Marconi), dal 2012 direttore scientifico de “L’Astrolabio”.
Laura Maria Padovani: Laureata in Scienze Biologiche. Svolge presso l’ENEA attività di ricerca, sviluppo, dimostrazione e servizi scientifici nei settori della protezione della salute, dell’ambiente, e della gestione degli ecosistemi con particolare attenzione negli ultimo anni allo sviluppo sostenibile a livello locale. Partecipa all’ideazione, messa a punto e realizzazione di progetti a carattere nazionale ed internazionale nei campi della diversità biologica, habitat antropici, reti ecologiche, approccio ecosistemico. Ha maturato esperienze internazionali come membro della delegazione italiana alla Convenzione della Diversità Biologica e come citogenetista esperta per gli effetti biologici in seguito all’incidente di Chernobyl. Autrice o coautrice di almeno 115 tra pubblicazioni su riviste anche con peer review, capitoli di libro, libro, rapporti tecnici e presentazioni a congressi.
Le Esposizioni Universali – la storia e l’evoluzione. Le fiere moderne e le esposizioni universali sono le discendenti delle prime città, a valle della Rivoluzione Neolitica, che assunsero precocemente il carattere di mercati semi-permanenti, empori e caravanserragli. Sono al tempo stesso un prodotto della Rivoluzione Industriale (con un primato dapprima britannico, contestato dalla Francia, poi degli Stati Uniti e infine con una partecipazione planetaria), poi diventate anche manifestazioni di prestigio e di modernizzazione delle città. Nel caso italiano, la partecipazione inizia con l’Unità del Paese e realizza, in Roma Capitale, interventi urbanistici di qualità internazionale: l’Expo del 1911 (cinquantenario dell’unità, sindaco Nathan), che produsse gli odierni Quartiere della Vittoria e la sistemazione di Belle Arti e Valle Giulia; e la progettata E42 (ventennale del fascismo), sospesa per cause belliche a lavori già avanzati, e recuperata di fatto, insieme all’espansione verso il mare, con la realizzazione dell’EUR e lo svolgimento delle Olimpiadi del 1960 collegando il Foro Italico e il Villaggio Olimpico con l’EUR. Paradossalmente, le due realizzazioni, l’una del progressista massone Nathan (ma plaudendo al ruolo dei Savoia) e l’altra dei governanti democristiani della repubblica (con piani e architetture fasciste), rappresentano, con lavori permanenti spesso di qualità, le due principali novità urbanistiche di Roma contemporanea.
PRESENTAZIONI |
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24/10/2014
Alessandro Mazza
L’intento progettuale nel disegno della villa antica
Alessandro Mazza: Laureato in Storia dell’Arte e Filosofia, ricercatore presso il Centro Studi di Storia del Giardino con il Prof. M. Fagiolo. Grande conoscitore delle ville italiane del periodo rinascimentale e fino all’epoca moderna, oltre che delle vicende legate alle famiglie che le hanno nei secoli realizzate ed accresciute in dimensione e bellezza.
L’intento progettuale nel disegno della villa antica. L’idea del progettista per la realizzazione della villa antica, così come il progetto e l’opera dell’artista e dell’architetto, pensati in sintonia con il volere del committente, erano volti a magnificare la storia della famiglia e ad esaltarne il potere e l’influenza sugli eventi. In questo contesto, e con questo intento, “l’invenzione innovativa” aveva spesso un ruolo centrale nel pensiero progettuale e nello sviluppo di quella “cultura” del bello che è stata ed è la base della nostra Italia.
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31/10/2014
Luciana Carotenuto – Dario Capizzi
Intoccabili e perseguitati: disparità di trattamento nella gestione della fauna selvatica in Italia
Luciana Carotenuto: laureata in scienze naturali all’Università di Pavia; ha poi proseguito gli studi con il dottorato di ricerca in geobotanica, una specializzazione triennale in gestione delle aree protette e infine un master di II livello in conservazione della biodiversità animale. Di formazione eclettica, accresciuta anche da alcuni periodi di lavoro e volontariato naturalistico all’estero, inizia a occuparsi materialmente di fauna selvatica nel 2005, quando inizia a lavorare per la Regione Lazio come funzionario tecnico, prima nella Riserva Montagne della Duchessa, nell’Appennino centrale, poi nella Riserva Selva del Lamone, nella Maremma. In ambedue le aree protette si trova ad affrontare quotidianamente gli aspetti più disparati di conservazione delle specie animali: dal rondone caduto dal nido alla carcassa di lupo in putrefazione, dalla conta notturna del gambero di fiume al monitoraggio dell’orso marsicano. A tempo perso si occupa di divulgazione della scienza. Luciana Carotenuto fa parte dell’Ufficio Comunicazione dell’Associazione Teriologica Italiana e di varie società scientifiche americane e britanniche.
Dario Capizzi: si è laureato in scienze forestali all’Università di Viterbo, ma nel corso dell’esperienza post-laurea si è occupato soprattutto di problematiche di carattere zoologico ed ecologico, interessandosi in particolare agli aspetti di natura applicata, quali l’effetto della perdita e della frammentazione dell’habitat sulle popolazioni animali, l’impatto delle specie esotiche negli ecosistemi naturali, con particolare riguardo alle isole mediterranee, e le relazioni prede-predatori, argomenti sui quali ha pubblicato più di 50 articoli su riviste scientifiche internazionali. Attualmente si occupa di queste problematiche nell’ambito della Regione Lazio, essendo un funzionario tecnico dell’Agenzia Regionale per i Parchi. Dario Capizzi fa parte del consiglio direttivo dell’Associazione Teriologica Italiana, un’associazione scientifica che si occupa della conservazione dei mammiferi e della divulgazione scientifica su di essi. È anche referee di numerose riviste internazionali tra cui Mammal Review, Biological Conservation e Mammalian Biology. È co-autore di numerosi libri e manuali scientifici di zoologia e parassitologia.
Intoccabili e perseguitati: disparità di trattamento nella gestione della fauna selvatica in Italia. La gestione della fauna riveste un ruolo importante nell’ambito delle politiche di conservazione della biodiversità. In tale definizione, infatti, rientrano le strategie finalizzate tanto alla conservazione di specie a rischio di estinzione quanto al contenimento di specie problematiche per le attività umane o per gli ecosistemi naturali. Nelle strategie di gestione delle specie animali rivestono grande importanza gli aspetti tecnici, ma non vanno trascurati quelli di natura legale e, non ultimi, di natura emotiva ed etica. Un ulteriore problema ricorrente è la mancanza di elementi conoscitivi solidi e rigorosi su cui basare le scelte degli interventi da fare, che porta ad effettuare azioni la cui efficacia non è ben conosciuta. Nella presentazione saranno esaminati alcuni casi di studio in cui questi aspetti trovano particolare rilievo, cioe’ il lupo e i piccoli mammiferi, animali situati agli opposti per quanto riguarda lo status di conservazione, la tutela di legge e la percezione dell’opinione pubblica. L’esposizione sarà l’occasione per affrontare il tema più vasto della validità delle attuali strategie di gestione della fauna a livello italiano ed europeo.
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07/11/2014
Ervedo Giordano – Aleandro Tinelli
La Tenuta Presidenziale di Castelporziano: da Riserva Reale di Caccia a Riserva Naturale dello Stato
Ervedo Giordano: Laureato in Scienze forestali ha iniziato la sua carriera universitaria presso l’Università degli Studi di Firenze e successivamente, è stato coordinatore delle ricerche del Centro di Sperimentazione Agricola e Forestale dell’Ente Nazionale Cellulosa e Carta a Roma. Titolare della Cattedra di Ecologia e Selvicoltura Generale, ha diretto l’Istituto di Selvicoltura dell’Università degli Studi di Bari dal 1975 al 1981. Chiamato dalla Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi della Tuscia, ha diretto a Viterbo l’Istituto Biologico Selvicolturale ed il Dipartimento dell’Ambiente Forestale e delle sue Risorse. E’ stato Preside della Facoltà di Agraria dell’Università della Tuscia dal 1982 al 1994. Attualmente è Presidente della Commissione tecnico-scientifica, Riserva Naturale della Tenuta presidenziale di Castelporziano.
Aleandro Tinelli: Ingegnere Forestale, attualmente Capo Area “Studi ambientali e rapporti con gli enti scientifici e di ricerca” si occupa degli aspetti scientifici naturalistici e delle attività di ricerca della Tenuta di Castelporziano. Socio fondatore della SIGEA, collabora con AIAPP e SIRF avendo pubblicato diversi articoli anche nei volumi editi dall’Accademia delle Scienze detta dei XL e nelle monografie di Castelporziano.
La Tenuta Presidenziale di Castelporziano: da Riserva Reale di Caccia a Riserva Naturale dello Stato. Il territorio di questa Tenuta ha rappresentato fin dall’epoca romana un’area riservata all’aristocrazia imperiale per trascorrere sereni periodi di svago in prossimità del mare e di un grande centro commerciale come Ostia.
Dopo l’editto di Costantino, Castelporziano è entrato a far parte del Patrimonio della Chiesa e solo a partire dal XVI secolo venne ceduto ai privati.
Con il passare degli anni, la notevole estensione dei boschi e la ricchezza della fauna ne accentuano le caratteristiche come riserva di caccia e la “naturalità” dell’ambiente suscita l’interesse di viaggiatori, di letterati, di poeti e di artisti stranieri, che ne fanno riferimento nelle loro descrizioni ed appunti.
Dalla loro lettura ne risulta un quadro affascinante della campagna romana, dei suoi abitanti, dell’uso del territorio, e di atmosfere ormai irrimediabilmente scomparse, di cui rimangano ancora tracce soltanto in alcune aree della Tenuta.
Dopo il secondo conflitto mondiale, il Segretariato Generale della Repubblica ha curato la ricostituzione della Tenuta, gravemente danneggiata dagli eventi bellici ed attraverso un’attenta gestione a difesa del complesso ecosistema ambientale, accompagnato da una costante attività di monitoraggio, è riuscito ad assicurare al nostro Paese una delle poche foreste planiziali esistenti lungo le coste del Mediterraneo.
Nelle varie aree di protezione, in base alla zonizzazione della Tenuta, sono state censite 5037 specie tra piante, insetti, licheni, funghi, alberi, arbusti, animali, molte delle quali relittuali, che fanno di Castelporziano un enclave unico per la biodiversità ambientale, meritevole di quelle misure di difesa, che solo la Riserva Naturale dello Stato può garantire anche in futuro.
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14/11/2014
Piero Di Porto – Sandro Taglienti
Leonardo da Vinci, l’uomo, il genio.
Piero Di Porto: ex Ricercatore dell’ENEA e ex Addetto Scientifico presso il Consolato Generale di San Francisco e l’Ambasciata d’Italia a Washington, è attualmente membro del Gruppo dei Rappresentanti di Alto Livello dell’Iniziativa Pan-Europea EUREKA. Fa parte dell’Associazione I SETTE.
Sandro Taglienti: ha lavorato in ENEA (Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente), svolgendo attività di ricerca e trasferimento tecnologico in Italia e all’estero. Ha ricoperto ruoli direttivi nei settori dell’informatica e delle comunicazioni, della robotica, dei materiali, dei laser e degli acceleratori di particelle. Attualmente è in pensione e si interessa di divulgazione scientifica. Fa parte dell’Associazione I SETTE.
Leonardo da Vinci, l’uomo, il genio. Uno scrittore russo del secolo scorso, Dmitrij Sergeevič Merežkovskij, sintetizzò con straordinaria efficacia la monumentale personalità di Leonardo da Vinci. Disse di lui che … è come un uomo che si sveglia troppo presto, mentre è ancora buio e tutti stanno ancora dormendo.
Animato da un concetto quasi divino della natura, Leonardo ha dedicato tutte le sue energie a coglierne le leggi. È così che ha formulato una teoria della conoscenza scientifica che appare oggi ai nostri occhi straordinariamente moderna, anticipatrice di quella che, nel secolo successivo, con Galileo Galilei e Isacco Newton, è stata alla base di una vera e propria rivoluzione. Ecco le parole di Leonardo: la scienza è il capitano, e la pratica sono i soldati. Quelli che si innamorano di pratica senza scienza son come il nocchiero che entra navilio sanza timone o bussola, ché mai ha certezza di dove si vada. Nel linguaggio moderno diremmo: teoria e sperimentazione; queste sono le due gambe che fanno avanzare le conoscenze in ogni disciplina scientifica.
L’attenta e scrupolosa osservazione della natura è il fil rouge che viene seguito descrivendo le intuizioni dello scienziato, le invenzioni dell’ingegnere, le scoperte del cultore di studi anatomici, le tesi originali e innovative di chi ha fatto della pittura una scienza.
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21/11/2014
Filippo Silvestri
Le origini medioevali della Rivoluzione Industriale (sec. XII-XIII)
Ing. Filippo Silvestri: Laureato a Bari in ingegneria meccanica, si trasferisce a Roma per lavorare, presso il CNEN-Disp, al Programma Nucleare Italiano. Dopo una prima esperienza come controllore nel campo della Garanzia della Qualità, passa ad occuparsi delle logiche dei sistemi di sicurezza: rivelatori di idrogeno, ECCS, etc. Dall’inizio degli anni ‘90 ha avuto ruoli gestionali nell’ambito delle iniziative nazionali per il Mezzogiorno e dei programmi energetici dell’ENEA. Ha seguito, da un punto di vista organizzativo e istituzionale, le varie leggi e decreti di riordino dell’Ente, e, negli ultimi anni, l’applicazione al personale delle prescrizioni di spending review. Si interessa di letteratura e di storia della scienza e della tecnologia. Fa parte dell’Associazione I SETTE.
Le origini medioevali della Rivoluzione Industriale (sec. XII-XIII). Dopo il mille, nell’Europa occidentale, si assiste ad un poderoso sviluppo della tecnica. Le cause sono diverse: cambia il rapporto con la natura, il cristianesimo valorizza il lavoro manuale, si abbandona la schiavitù, si sviluppa una mentalità aperta agli stimoli derivanti da altre società (Islam, India, Cina). Con la nuova mentalità, si sviluppano macchine e artifici meccanici in gran parte ereditati dal mondo classico. I fattori economico-sociali dello sviluppo sono la crescita demografica, i monasteri, le città, le università e lo sviluppo dei commerci. I poli di sviluppo tecnologico in Europa sono: Italia settentrionale, Germania meridionale, bacino di Londra, Piccardia, Fiandra, regione della Mosa, Lorena e Renania Centrale, litorale meridionale del Baltico, arco mediterraneo della costa francese tra Catalogna e Languedoc. Uno sguardo particolare merita l’Italia centro-settentrionale per tessile, metallurgia, vetro, mulini idraulici, meccanica, idraulica, navigazione e costruzioni navali (Arzanà de’ veneziani). La tecnologia si basa sullo sfruttamento delle forze naturali: mulini ad acqua e a vento; l’orologio a pesi, il trabucco. Le cattedrali gotiche sono un esempio di ingegneria innovativa medievale.
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28/11/2014
Paolo Cornelini
La rinaturalizzazione dei corsi d’acqua – metodologie di analisi e principi di recupero ecomorfologico
Paolo Cornelini: Ingegnere civile (1971) e Dottore in Scienze Naturali (1986). Ingegnere del Servizio Lavori delle Ferrovie dello Stato e Responsabile dell’Attività Ambiente dell’Istituto Sperimentale FS (1975-1993). Libero professionista dal 1994. Esperto della Segreteria Tecnica DIFESA DEL SUOLO e Consulente Tecnico della Commissione VIA Speciale del Ministero dell’Ambiente (1998-2006). Autore di oltre 100 pubblicazioni nel settore della progettazione ambientale e dell’ingegneria naturalistica. Dal 2006 Professore a contratto di corsi di Ingegneria Naturalistica nelle Facoltà di Agraria dell’Università della Tuscia, di Architettura L. Quaroni dell’Università di Roma e di Scienze dell’Università dell’Aquila. Presidente della Sezione Lazio dell’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica e Vice Presidente Nazionale dell’Associazione.
La rinaturalizzazione dei corsi d’acqua – metodologie di analisi e principi di recupero ecomorfologico. L’ingegneria naturalistica in ambito idraulico ha per oggetto il recupero ecomorfologico dell’ecosistema degradato e/o la stabilizzazione viva delle sponde, nella consapevolezza che il corso d’acqua va considerato un ecosistema complesso da analizzare e trattare globalmente. L’incontro proporrà una metodologia di analisi delle componenti ecosistemiche (Geomorfologia, Regime idrico, Qualità idrica, Vegetazione e Fauna), tratterà i principi di recupero ecomorfologico e di stabilizzazione spondale con tecniche di ingegneria naturalistica e presenterà una casistica applicativa di interventi.
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05/12/2014
Piero Di Porto – Sandro Taglienti
Galileo Galilei e la rivoluzione scientifica
Piero Di Porto: ex Ricercatore dell’ENEA e ex Addetto Scientifico presso il Consolato Generale di San Francisco e l’Ambasciata d’Italia a Washington, è attualmente membro del Gruppo dei Rappresentanti di Alto Livello dell’Iniziativa Pan-Europea EUREKA. Fa parte dell’Associazione I SETTE.
Sandro Taglienti: ha lavorato in ENEA (Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente), svolgendo attività di ricerca e trasferimento tecnologico in Italia e all’estero. Ha ricoperto ruoli direttivi nei settori dell’informatica e delle comunicazioni, della robotica, dei materiali, dei laser e degli acceleratori di particelle. Attualmente è in pensione e si interessa di divulgazione scientifica. Fa parte dell’Associazione I SETTE.
Galileo Galilei e la rivoluzione scientifica. Con Galileo la scienza diventa un prodotto della realtà libero da ogni ipoteca metafisica. I risultati scientifici assumono pertanto l’aspetto di un qualcosa di provvisorio e non più di verità intoccabili. Siamo nel periodo della Controriforma. La Chiesa di Roma rafforza l’impalcatura dottrinaria per rispondere alle teorie di Lutero e Calvino proclamando il dogma della transustansazione, e la difende potenziando il Sant’Uffizio e istituendo l’indice dei libri proibiti. Galileo, uomo del suo tempo e scienziato, offre in dono una lettura delle Scritture che goda della conferma dell’osservazione e della sperimentazione; produce prove che rivoluzionano l’astronomia e la fisica di stampo aristotelico; formula un differente rapporto tra scienza e religione: Sebbene la Scrittura non può errare, potrebbe nondimeno errare qualcuno dei suoi interpreti … quando volessimo fermarci sempre sul puro significato delle parole. La sua abiura, da alcuni interpretata come un atto di codardia, ha comunque consentito la continuazione dei suoi studi e la divulgazione delle nuove conoscenze scientifiche in Europa.
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12/12/2014
Roberto Mercurio
Gli alberi sacri – la sacralità degli alberi
Roberto Mercurio: già professore ordinario di selvicoltura e assestamento forestale all’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Presidente della Società Italiana di Restauro Forestale, socio ordinario dell’Accademia di Lettere, Arti e Scienze "F. Petrarca", socio corrispondente dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali. E’ autore di oltre 200 pubblicazioni. La sua attività riguarda il campo della selvicoltura, del restauro forestale e del rapporto tra natura e religione.
Gli alberi sacri – la sacralità degli alberi. La struttura di un albero con le radici che affondano nel terreno, il fusto che si sviluppa in alto e la chioma nel cielo ha da sempre richiamato nell’uomo una dimensione trascendentale, un collegamento tra l’umano e il divino. Per questo gli alberi sono stati oggetto di culto in tutti i tempi e in ogni parte del mondo. Un’ ampia trattazione riguarda il significato simbolico degli alberi nella Bibbia e nella cultura cristiana. Nonostante il tentativo di desacralizzare l’albero e la natura da parte dell’illuminismo, oggi la cultura laica e scientifica rilegge il valore dell’albero attribuendogli una nuova “sacralità”. Si sottolinea l’importanza di un corretto uso degli alberi e degli arbusti nell’arredo dei luoghi di culto cristiani tenendo conto sia degli aspetti ecologici e colturali che del loro significato simbolico.
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