Per una miglior tutela del territorio montano e collinare

La forte iniziativa del Governo di rinnovare la Pubblica Amministrazione e recuperare valori fondanti quali la trasparenza, la responsabilità, il merito in una ritrovata motivazione di orgoglio per il ruolo di servizio verso le Istituzioni, i cittadini e le imprese, trova il convinto apprezzamento della FIDAF (Federazione Italiana dei Dottori in Scienze  Agrarie e Scienze Forestali) che ha tra le sue positive peculiarità quella della copresenza di chi opera nelle strutture pubbliche (dall’Amministrazione ai vari livelli della sua articolazione, all’Università e agli Enti di Ricerca) e di professionisti impegnati in strutture produttive (sia imprenditoriali – di tipo associativo o singole imprese) o nel mondo della consulenza e assistenza in varie forme.

In questa prospettiva, la FIDAF ha sentito il dovere di richiamare  l’attenzione  sul futuro assetto del Corpo Forestale dello Stato,  oggetto del Decreto Legislativo attualmente in fase di stesura per l’attuazione dell’art. 8 della LEGGE 7 agosto 2015, n. 124, recante Deleghe al  Governo  in   materia   di   riorganizzazione   delle amministrazioni pubbliche. La delega, mirata al condivisibile obiettivo di evitare sovrapposizioni tra le forze preposte al mantenimento dell’ordine con conseguente riduzione delle spese, è formulata in termini tutt’altro che perentori rispetto alla scelta di soppressione o meno del Corpo Forestale dello Stato.

Abbiamo purtroppo motivo di ritenere che l’attuale orientamento del Governo sia l’aggregazione all’Arma dei Carabinieri, una scelta che riteniamo non corrisponda all’esperienza pregressa e alle necessità prospettive del Paese. Ci preoccupa in particolare il rischio che venga disperso il patrimonio di conoscenze e di infrastrutture accumulate dal Corpo Forestale dello Stato, determinanti  per la tutela del territorio collinare e montano…

Vedi articolo: Per una miglior tutela …

Bonneville Savoy, William Turner
Bonneville Savoy, William Turner

Redazione Fidaf

5 pensieri su “Per una miglior tutela del territorio montano e collinare

  1. Tra le tante validissime ragioni addotte che sconsigliano l’accorpamento del CFS, nella benemerita Arma de Carabinieri, una specialmente è prevedibile: il depotenziamento e la dispersione del suo prezioso bagagglio tecnico – acquisito negli anni – per una sua riduzione a mansioni militari, propri dell’Arma. Una conseguenza di ciò, in particolare, dovrebbe farci riflettere ricordando l’immancabile rammarico che ci colpisce in occasione delle frequenti tragedie alluvionali che avvengono nei territori montani e collinari : la considerazione che molte erano evitabilissime ,se fossero state preventivamente rispettate le norme di salvaguardia, patrimonio del CFS. Enormi risparmi possibili in tema di vite umane,di capitali e di lavoro. A condizione però che al CFS (anzichè depotenziarlo) sia conferita, “ex novo” negli ambiti competenti, la indispensabile autorevolezza di controllo e decisionale.

  2. Caro Emanuele, condivido pienamente il tuo commento.
    La storia recente è andata al contrario. A partire dagli anni ‘80, con la Legge 121/81, recante il “Nuovo ordinamento dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza”, venne sancito l’inserimento del Corpo tra le cinque Forze di Polizia dello Stato. Le disposizioni legislative, emanate successivamente, hanno posto le basi per la riforma strutturale e normativa del CFS, concretizzatasi con la nuova legge di riordino del Corpo, il “Nuovo ordinamento del Corpo Forestale dello Stato”, Legge 6 febbraio 2004. n. 36. Questa legge ribadisce i compiti di polizia ambientale e forestale, nonché quelli di polizia giudiziaria, di ordine e sicurezza pubblica e di protezione civile affidati al Corpo forestale dello Stato. La scelta di campo viene ribadita e confermata sia dal cosiddetto codice ambientale, D.L.vo 3 aprile 2006 n. 152 recante “Norme in materia ambientale”, sia in particolare dal Decreto del Ministro dell’ Interno del 28.04.2006 concernente il “Riassetto dei comparti di specialità delle Forze di Polizia”.
    Noi ci muoviamo per riportare il CFS agli originari compiti istituzionali di “Corpo tecnico” ad ordinamento civile, con responsabilità di polizia forestale.

  3. Nei territori collinari e montani – quelli mediterranei in modo particolare – occorre prevenire l’innesco dei processi di degrado con una manutenzione corretta e continua resa ancor più problematica dall’esodo dalla montagna e dall’abbandono delle opere tradizionali di sistemazione idraulica agraria, nonché dalla scarsa manutenzione di prati, pascoli e boschi. Occorre contrastare le diverse forme di erosione idrica e razionalizzare i processi decisionali, ricordandoci che il nostro Paese è tra i primi al mondo per quanto riguarda le conoscenze sul dissesto idrogeologico e le frane.

  4. Vedi Emanuele, negli ultimi 30 anni,sono venuti meno nel CFS i compiti tecnici e di gestione, che sono stati per anni il punto di forza del CFS, per lasciare spazio ai compiti di vigilanza e repressione delle violazioni compiute in danno all’ambiente. Tali scelte appaiono opposte a quelle della maggioranza degli altri paesi avanzati. In questi infatti le attività di controllo si sono andate ridimensionando rispetto alle funzioni di supporto, assistenza tecnica, monitoraggio, ricerca e sviluppo in un rapporto di collaborazione e di coinvolgimento delle diverse espressioni della società civile.
    Concetti come interfluvio, assoreamenti, frangiventi sono scomparsi anche dal linguaggio tecnico, quando in realtà sono decisamente importanti ai fini del controllo del dissesto idrogeologico e della stessa salute umana.

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