Intervista a Gianfranco Bologna, Direttore Scientifico WWF Italia
Ridurre l’uso di acqua e fertilizzanti, migliorare la difesa fitosanitaria e avere piante meno esigenti sono elementi chiave per nutrire il mondo nei prossimi decenni. Ne parliamo con Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia.
Affrontare questi temi significa incidere su aspetti economici, sociali, culturali, tecnologici e di governance a livello globale; come metterli insieme?
Il tema fondamentale da affrontare per il futuro è che l’agricoltura deve essere armonizzata con gli equilibri dinamici dei sistemi naturali, con la loro resilienza; non deve essere più considerata un sistema industrialeproduttivo “staccato” dalla natura come ha anche chiaramente indicato l’autorevole International Assessment of Agricultural Knowledge, Science and Technology for Development (IAASTD) patrocinato dalle Nazioni Unite e pubblicato nel 2009.
Oggi siamo oltre 7,2 miliardi di abitanti sulla Terra e secondo l’ultimo Population Prospect dell’ONU nel 2050 saremo, secondo la variante media, 9,6 miliardi. Già oggi più del 50% della popolazione mondiale vive in aree urbane e nel 2050 la popolazione globale urbana potrebbe raggiungere i 6 miliardi. Oggi se escludiamo Groenlandia e Antartide, coltiviamo il 38% delle terre emerse e abbiamo già fisicamente trasformato il 50% della superficie delle terre emerse. La strada di un’agricoltura intensiva che dilapida acqua, energia e trasforma pesantemente ambienti naturali distruggendo la biodiversità, la ricchezza della vita sulla Terra, non è più una strada praticabile.
Dobbiamo imparare a eliminare gli sprechi, il cui reale recupero basterebbe ad alimentare una parte significativa della popolazione mondiale; a ridurre significativamente l’uso dell’acqua per l’irrigazione, quello della carne (per ottenere un chilo di carne di manzo si necessita di 15 kg di cereali e soia e 15.000 litri di acqua); a diversificare le colture; a conservare il suolo e la sua biodiversità; a migliorare le economie rurali negli ambienti più degradati; a riprendere le sementi tradizionali e locali. Senza un’agricoltura sostenibile non avremo futuro. ..
Gianfranco Bologna indica autorevolmente (e non da oggi) quali sono gli errori che l’umanità intera sta compiendo nella rottura degli equilibri naturali e quali sono gli obiettivi a cui dobbiamo tendere per evitare condizioni di vita invivibili.
Il problema centrale è quindi è sempre quello di come convincere tutte le popolazioni della Terra a cambiare, quali più, quali meno, il proprio stile di vita. Credo che dovrebbe essere richiesto ad ogni Paese (da parte dell’ONU ?)di fare una analisi seria dell’inquinamento e del degrado prodotto dalle proprie attività e di come intende porvi rimedio.Senza pensare, come finora ha fatto, che le cose si aggiustino da sole. Inoltre il mondo sviluppato dovrebbe porsi fattivamente e concretamente i problemi del sottosviluppo, come fosse un problema del proprio territorio, convincendosi che prima o dopo ne sarà inevitabbilmente coinvolto.