Crescente divario tra Scienza e giovani
Nella realtà quotidiana emerge sempre più evidente il rischio di un nuovo analfabetismo : l’inadeguata conoscenza della tecnologia, che esclude dal progresso e dal benessere interi strati sociali ; ai quali urge insegnare che non è sufficiente saper “cliccare su un tasto”.
E’ accertato, ormai, che coloro i quali non applicano con adeguata conoscenza gli strumenti del nuovo sapere sono penalizzati nel mondo del lavoro, della competizione, della carriera, del miglioramento economico e sociale.
Ma questa verità coglie soltanto l’aspetto più evidente, trascurando lo spessore e la sostanza del “nuovo alfabetismo”, che non si realizza, se non si favorisce.
La conoscenza di nuovi linguaggi – della tecnologia, dell’economia, della scienza, insomma dello sviluppo – non si può acquisire per virtù magiche. Ha bisogno di un terreno fertile, di un humus, che è rappresentato dalla crescita culturale, dalla crescita del sapere, che postulano specifico studio e concreta applicazione.
Questa verità semplice ed evidente, ma spesso misconosciuta, rivela che il primo vero, insostituibile fattore di sviluppo di una società e di una economia è la Scuola, a tutti i livelli. Come dire che lo sviluppo deriva anzitutto da un processo “culturale” in senso lato, per cui quando non si predispongono serie basi culturali ogni sviluppo è effimero, distorto, inadeguato.
E’ alla luce anche di queste riflessioni che merita convinto, concreto sostegno la crescita della Scuola, a tutti i livelli, per renderla effettivo fattore di “lievito” culturale, indispensabile per evitare un diffuso fallimento educativo e realizzare una seria premessa di adeguato sviluppo.
La utilità della sua diffusa presenza può costituire sicuro vantaggio per i giovani, i quali possono frequentarla in città vicine, con cospicue economie di spese e di tempo, con possibilità di studi più puntuali e approfonditi e lauree più veloci ; risultato favorito anche dalla aggiornata conoscenza delle tecnologie, comprese quelle informatiche. E ciò anche per favorire il recupero del grave ritardo accertato dall’OCSE : in Italia la percentuale di giovani iscritti all’Università è la più bassa dei Paesi avanzati e che oltre il 30 per cento di quelli di età tra i 20 e i 24 anni non studiano, né lavorano.
L’auspicata crescita della conoscenza della tecnologia e del suo uso intelligente deve consentire la valorizzazione di risorse non sufficientemente utilizzate. La gestione combinata di quelle agro-alimentari, ambientali, turistiche e dell’informatica, ad esempio, può far conoscere a un pubblico nuovo e più vasto i valori tutti delle aree interessate.
L’agroalimentare, in particolare, potrà, così, ulteriormente crescere – pressoché in tutto il Paese – accelerando il passaggio da una dimensione inadeguata a quella industriale, giocando un ruolo sempre più efficace in termini di competitività e di affermazione su mercati più ampi e ricchi.
Quando ci si trova di fronte a una realtà che cambia è assai opportuno – anzi : necessario – sfruttare le possibilità di sviluppo in un ambito sempre più ampio, perché in un mondo trasformato dalla globalizzazione le potenzialità debbono essere realizzate mediante processi di sviluppo differenziati e molteplici.
Perché ciò avvenga è necessaria, però, una presa di coscienza diffusa del ruolo formativo della Scuola, anche ai fini della diffusione di una adeguata conoscenza e del razionale utilizzo della tecnologia informatica, spesso distorta – soprattutto dai giovani – da un suo uso eccessivo e, spesso, sconsiderato.
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